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TESTO Il volto trasfigurato del Crocifisso

padre Antonio Rungi

II Domenica di Quaresima (Anno C) (28/02/2010)

Vangelo: Lc 9,28-36 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 9,28-36

28Circa otto giorni dopo questi discorsi, Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare. 29Mentre pregava, il suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante. 30Ed ecco, due uomini conversavano con lui: erano Mosè ed Elia, 31apparsi nella gloria, e parlavano del suo esodo, che stava per compiersi a Gerusalemme. 32Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; ma, quando si svegliarono, videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui. 33Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: «Maestro, è bello per noi essere qui. Facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli non sapeva quello che diceva. 34Mentre parlava così, venne una nube e li coprì con la sua ombra. All’entrare nella nube, ebbero paura. 35E dalla nube uscì una voce, che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo!». 36Appena la voce cessò, restò Gesù solo. Essi tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno ciò che avevano visto.

La seconda domenica di Quaresima ci porta sul mome Tabor con Gesù e i tre discepoli prescelti per la contemplazione del volto trasfigurato del Crocifisso. Trasfigurazione e Passione di Gesù sono, infatti, strettamente collegate a livello teologico, scritturistico, spiritualistico e morale. Il mistero del Redentore è il mistero del Crocifisso Risorto. E' necessario salire al Golgota per salire all'ultimo definitivo Tabor della storia personale e dell'intera umanità, il Tabor della contemplazione del risorto, del Cristo glorioso, della vera e definitiva gioia per l'umanità. Per arrivare a questo vertice bisogna passare per il calvario, il calvario della vita di ciascuno di noi, quello che sperimentiamo nella nostra vita con la sofferenza, la malattia, la solitudine, l'incomprensione, l'emarginazione e quanto è frutto di una distorsione della vita umana, sempre più umiliata e vilipesa in tante situazioni della storia di oggi e di sempre. Gesù sul Tabor riscatta la dignità dell'uomo e lo fa entrare in quel mistero della gioia senza fine alla quale tutti aspiriamo.

Ascoltiamo il Vangelo di Luca che oggi che descrive questo momento importante nel cammino verso la Pasqua di Cristo e della nostra Pasqua annuale. Un cammino che chiede di risvegliarci dal sonno se vogliamo davvero contemplare la gloria del risorto. Pietro, Giacomo e Giovanni esprimono in questa specifica circostanza i rischi a cui va incontro la nostra fede: quello di addormentarsi, quella di diventare tenue o non vivace, soprattutto quando è richiesto lo sforzo della salita: si è stanchi ed assonnati. Allora è necessario un evento eccezionale, come nel caso del Tabor, per riscoprire la gioia dell'incontro con il Signore e rimanere con Lui in perenne adorazione. Quante persone ancora oggi riavvertono l'urgenza di una fede più viva, sentita, luminosa, chiara, profonda! Da un lato c'è un mondo che pensa di fare a meno di Dio, e dall'altro tutta un'altra umanità che è ben consapevole della necessità di un Dio indispensabile per la sua vita e per la guida verso la felicità. Quanti uomini si convertono in questi tempi di assurdo ed inconcepibile allontanamento dal Dio uno e vero. Segno evidente che la grazia continua ad operare, lo Spirito Santo continua ad agire e Cristo continua a chiamare a conversione i vicini ed i lontani. Basta risvegliarsi dal torpore e dalla stanchezza che a volte coincide con la stessa stanchezza di vivere.

Riscoprire la fede: è questa l'urgenza del nostro tempo, con un fondamentale obbligo da parte di tutti i credenti di abbandonarsi totalmente in Dio come Abramo che sperò contro ogni speranza, come ci ricorda la prima lettura della parola di Dio di oggi, tratta dalla Genesi. La sua fede nella parola del Signore, garantì al patriarca e all'uomo di fede per eccellenza una grande discendenza, quella del popolo eletto e quello che è oggi il nuovo popolo di Dio, la Chiesa. L'uomo della fede veterotestamentaria è il modello della nostra fede, fondata sulla fedeltà del Figlio di Dio che per noi dona la sua vita sulla croce e risorge dai morti, aprendo all'umanità la nuova e vera via della salvezza definitiva. Il coraggio della fede va riscoperto nel nostro tempo e nella nostra vita. Una fede fragile mette in crisi tutta la nostra esistenza, perdiamo i riferimenti forti e gli appoggi necessari per guardare oltre la stessa croce e la stessa prova. Una fede coraggiosa ci permette di non aver paura di nulla e di nessuno perché Dio è vicino a noi e ci accompagna in ogni passo della nostra vita.

D'altra parte di fronte alle sfide che ci vengono da un mondo e da una cultura atea c'è solo da accogliere con grande disponibilità interiore quello che ci rammenta l'Apostolo Paolo nel brano della seconda lettura di oggi, tratto dalla lettera ai Filippési. Molti si comportano da nemici di Cristo Crocifisso, perché pensano solo ad ingrassare il loro ventre, immersi come sono in una visione materialistica ed edonistica della vita. Il cristiano ha il dovere di riscattarsi da questa situazione di materialismo sfrenato che oggi caratterizza molti credenti, affascinati dalla concezione del cogliere l'occasione e soddisfare tutti i bisogni compresi quelli immorali. Noi vogliamo essere gli Amici del Crocifisso, non i nemici di Gesù. Vogliamo farci carico della responsabilità nostra e degli altri di guardare alla Croce, come allo strumento essenziale per la nostra vera liberazione e salvezza.

Sia questa la nostra preghiera che eleviamo a Dio dal profondo del nostro cuore: "O Padre, che ci chiami ad ascoltare il tuo amato Figlio, nutri la nostra fede con la tua parola

e purifica gli occhi del nostro spirito, perché possiamo godere la visione della tua gloria". Amen.

 

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