TESTO Commento su Matteo 5,20-26
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Venerdì della I settimana di Quaresima (26/02/2010)
Vangelo: Mt 5,20-26
Dalla Parola del giorno
"Se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli"
Come vivere questa Parola?
Gli scribi e i farisei si distinguevano e si imponevano tra il popolo per la rigida e scrupolosa osservanza delle legge, che li faceva sentire ‘giusti' e, spesso, li portava a guardare gli altri con disprezzo. Sintomatica, a riguardo, la risposta data alle guardie che erano tornate senza aver catturato Gesù: "Questa gente che non conosce la legge è maledetta" (Gv7,49).
Ebbene, Gesù prende proprio dalla loro presunta giustizia il termine di paragone: il Regno dei cieli esige una giustizia ben superiore alla loro. Ovviamente non si riferisce all'osservanza in cui essi si distinguevano, ma a quell'identificare giustizia e legge.
Egli non nega il valore oggettivo della legge data da Dio a Mosè, ma quel ridurla a giogo opprimente svuotandola del suo significato profondo e rendendo più attenti alla pratica che all'atteggiamento interiore da essa richiesto.
Quel suo dire: "Ma io vi dico", orienta verso un di più dettato dall'amore. Qui è la radice di quella ‘giustizia' che ci assimila a Dio.
‘Giusto' non è colui che osserva alla lettera tutta la legge, ma colui che ama e, di conseguenza, vive anche secondo i dettami della legge, in cui riconosce delle indicazioni concrete per rapportarsi positivamente con Dio e con gli altri.
Liberami, Signore, dal rigido formalismo che incapsula e appesantisce. Donami le ali dell'amore che mi permettono di spaziare nel tuo cielo.
La voce di un dottore della Chiesa
Chi non ama è privo di motivazioni per osservare i comandamenti.
S.Agostino