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TESTO Il bene della famiglia

mons. Antonio Riboldi

Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe (Anno A) (30/12/2001)

Vangelo: Mt 2,13-15.19-23 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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13I Magi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e resta là finché non ti avvertirò: Erode infatti vuole cercare il bambino per ucciderlo».

14Egli si alzò, nella notte, prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto, 15dove rimase fino alla morte di Erode, perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta:

Dall’Egitto ho chiamato mio figlio.

19Morto Erode, ecco, un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe in Egitto 20e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre e va’ nella terra d’Israele; sono morti infatti quelli che cercavano di uccidere il bambino». 21Egli si alzò, prese il bambino e sua madre ed entrò nella terra d’Israele. 22Ma, quando venne a sapere che nella Giudea regnava Archelao al posto di suo padre Erode, ebbe paura di andarvi. Avvertito poi in sogno, si ritirò nella regione della Galilea 23e andò ad abitare in una città chiamata Nàzaret, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo dei profeti: «Sarà chiamato Nazareno».

La sapienza della Chiesa, che segue i primi passi del Natale di Gesù, giustamente riferendosi al Natale, non poteva ignorare la famiglia dove il Figlio di Dio conobbe la sua straordinaria apparizione tra di noi.

E' stato un Natale all'insegna della più assoluta povertà. Come se Dio venendo tra di noi e facendosi uno di noi, avesse voluto affermare la sua totale libertà dalle creature e quindi, scegliendo una povertà che può apparire scandalo a chi si fa di Dio un'idea di potenza - e Dio è l'Onnipotente per eccellenza - ma che invece è la nostra condizione. A volte releghiamo la povertà solo a chi non ha niente o poco che dia il senso ed il decoro della vita materiale: difficilmente pensiamo alla povertà di noi uomini che sono le nostre miserie, la nostra insufficienza, la nostra debolezza. Gli uomini ci pesano con il metro della ricchezza, dell'avere, dell'apparenza, del potere: ma davanti a Dio noi siamo davvero poveri, di una povertà infinita. E a volte questa povertà interiore ci fa soffrire e tanto, forse più di quella materiale.

E il Vangelo ci fa conoscere un Natale davvero il più povero si possa immaginare agli occhi degli uomini; ma l'inenarrabile agli occhi di Dio e degli Angeli. Non ha scandalizzato né la Mamma, Maria, questo particolare Natale e neppure Giuseppe che era il fedele custode di quel Figlio dell'Altissimo. Semplicemente afferma il Vangelo, vedendo tutto quanto succedeva attorno alla grotta destava meraviglia incomprensibile. Il Cielo che si apre sulla terra a narrare la gloria di Dio: gli Angeli che affollano la terra rompendo il silenzio che era sceso su di noi dopo il peccato di. Adamo ed Eva; la gioia che Dio non solo non ripudiava per sempre le sue creature, ma apriva loro le porte del Cielo, con la presenza del Figlio, l'Emmanuele, diventano un canto. "Gloria a Dio nell'alto dei cieli e pace in terra agli uomini che Dio ama". Cambiava veramente la storia dell'umanità, per sempre. Ora apparteneva al Padre.

I nostri occhi ora si posano sulla famiglia di Gesù: Maria e Giuseppe. Una famiglia, la Sacra Famiglia, che oggi si impone alla nostra meditazione. Lì, l'unica ricchezza che non chiedeva altra ricchezza per entrare nel mondo della felicità, era Gesù. Difficile anche solo contemplare la gioia della Sacra Famiglia.

Per non distaccarsi quasi dalla storia quotidiana delle famiglie comuni della terra, subito vengono a conoscere la difficoltà di esistere tra di noi che mostriamo facilmente il volto delle nostre tante miserie, da quella materiale, a quella ancora spirituale. E così, racconta oggi il Vangelo; Giuseppe e Maria vengono a stretto contatto con l'invidia, l'avidità di potere, la paura che qualcuno sia superiore, che prendono forma concreta in Erode. Per sfuggire alla sua furia infanticida sono costretti ad emigrare nella lontana terra di Egitto e vivere così come esuli. Il Figlio di Dio, Signore della terra e del cielo, accetta di subire la sorte umiliante di difendersi e di conoscere la sua infanzia da emigrato "fino alla morte di Erode". Davvero Gesù non si è sottratto alla prova di dolore che tanti, ma tanti uomini oggi conoscono con l'emigrazione, il dovere fuggire da esiliati quasi come avviene in Afganistan, senza alcuna certezza alle spalle.

Ma nulla e poi nulla intacca la gioia della Sacra Famiglia: quel Bambino valeva più di tutto, e non si sottraeva al rifiuto degli uomini.

Viene da pensare alle nostre famiglie. Le statistiche, cui credo poco, dicono che tanti uomini e donne hanno paura del matrimonio, come fosse una possibile prigione. Come se donarsi totalmente nell'amore per tutta la vita fosse una schiavitù e non una immensa felicità. Dicono che tanti preferiscono stare insieme senza alcun vincolo definitivo: le chiamano coppie di fatto e danno almeno esteriormente l'impressione di una casa senza porte e finestre da cui si può evadere quando si è stanchi l'uno dell'altro. Altri preferiscono un matrimonio civile, escludendo il sacramento del Matrimonio, ossia rifiutando in parole povere che Gesù, venga a dimorare con loro, assicurando quella forza che rende saldi i vincoli. Due coniugi nel sacramento del Matrimonio allorché hanno il dono di figli, davvero possono chiamarsi una "sacra famiglia". E chi ha avuto modo di vivere questa sacralità della famiglia, sa molto bene per esperienza, come sia bella starci, nonostante le difficoltà che ci possono essere. Ma quando i genitori non solo si amano, ma riversano la saggezza cristiana del loro amore sui figli, la felicità è regina. Ho avuto la fortuna, vera dono di Dio, di nascere in una famiglia dove papà e mamma erano testimoni di fedeltà.

"Dopo 30 anni di matrimonio con tua mamma, mi confessava un giorno papà, che pure era molto severo, con la necessaria autorità che non era un sentirsi padrone di noi, ma una autorità che aiutava a crescere, attento che non scegliessimo sentieri sbagliati - "senza tua mamma per me sarebbe come morire". Ma perché oggi tante famiglie sono come allo sbando? Perché tante separazioni che mettono a rischio i figli che non sanno più chi è loro padre e madre? Forse la spiegazione è nella assenza di Gesù, che chiede di essere vicino, come guida sicura, nelle difficoltà e sofferenze (e Lui è davvero esperto in questo campo) e maestro di vita nella necessaria pedagogia dei figli.

Davvero la famiglia, può essere il meraviglioso focolare che Dio ci ha preparato, o l'assurdo inferno che noi costruiamo.

Diventiamo allora famiglie "piccole chiese domestiche", dove non badando a sacrifici, ogni giorno si diventi costruttori di pace, fonte di felicità, testimoni di carità. Con l'aiuto della Sacra Famiglia.

Auguro a tutte le famiglie quanto ho trovato scritto: "Se la famiglia fosse un giorno della settimana, sarebbe sempre domenica...se fosse una fonte, andrei volentieri a dissetarmi... se fosse un sogno, non mi sveglierei mai...se fosse una stella, sarebbe certamente la più bella... se fosse un arcobaleno, lo indosserei quando c'è temporale".

 

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