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TESTO Difficile essere profeta

mons. Antonio Riboldi

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II Domenica di Avvento (Anno A) (09/12/2001)

Vangelo: Mt 3,1-12 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 3,1-12

1In quei giorni venne Giovanni il Battista e predicava nel deserto della Giudea 2dicendo: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!».

3Egli infatti è colui del quale aveva parlato il profeta Isaia quando disse:

Voce di uno che grida nel deserto:

Preparate la via del Signore,

raddrizzate i suoi sentieri!

4E lui, Giovanni, portava un vestito di peli di cammello e una cintura di pelle attorno ai fianchi; il suo cibo erano cavallette e miele selvatico.

5Allora Gerusalemme, tutta la Giudea e tutta la zona lungo il Giordano accorrevano a lui 6e si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati.

7Vedendo molti farisei e sadducei venire al suo battesimo, disse loro: «Razza di vipere! Chi vi ha fatto credere di poter sfuggire all’ira imminente? 8Fate dunque un frutto degno della conversione, 9e non crediate di poter dire dentro di voi: “Abbiamo Abramo per padre!”. Perché io vi dico che da queste pietre Dio può suscitare figli ad Abramo. 10Già la scure è posta alla radice degli alberi; perciò ogni albero che non dà buon frutto viene tagliato e gettato nel fuoco. 11Io vi battezzo nell’acqua per la conversione; ma colui che viene dopo di me è più forte di me e io non sono degno di portargli i sandali; egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. 12Tiene in mano la pala e pulirà la sua aia e raccoglierà il suo frumento nel granaio, ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile».

L'Avvento che stiamo vivendo è, per chi davvero vuole che Gesù prenda dimora in lui, ossia scelga il suo cuore come sua dimora fissa, un tempo di grande riflessione e di conseguente conversione. Molte volte, forse troppe volte noi viviamo una apparente, speriamo non condivisa tranquillità, di essere a posto nella coscienza con Dio. Se da una parte non abbiamo più parole per condannare le troppe, a volte, macroscopiche ingiustizie che sono attorno a noi e pare siano il tessuto del vivere del mondo, dall'altro rischiamo di tirarci fuori dalle accuse, giudicandoci buoni.

Oggi poi non sappiamo davvero trovare vie alla speranza ed alla giustizia, guardando con orrore alla guerra in Afganistan e nella Terra di Gesù. Ci sembra impossibile che gli uomini possano diventare protagonisti delle violenze di cui ogni giorno siamo spettatori. E quello che è peggio, non sappiamo neppure dare una risposta alla domanda: ma ci può essere futuro di pace con questo immenso odio che sembra regnare nel cuore degli uomini? E ancora possibile sognare una umanità dove ogni uomo possa sedersi in pari dignità e giustizia, senza più uccisi o affamati, tutti uniti dall'amore?

A dirli sembrano sogni da appendere all'albero di Natale: sogni destinati a rimanere tali se non si ascolta la voce di Dio, che chiama alla conversione ed alla penitenza. E Dio lo ha sempre fatto attraverso i suoi profeti. E Giovanni il Battista, che si affaccia alla storia della salvezza, a indicare chi sia il vero Salvatore, Colui che può davvero dare corpo ai nostri sogni di giustizia, di solidarietà, di amore e pace.

L'Evangelista ce lo descrive come uno che vive nel deserto, ossia fuori da questo mondo; uno che prende le distanze dalle nostre mentalità, che tante volte sono davvero il veleno dell'anima. "Giovanni portava un vestito di peli di cammello e una cintura di pelle attorno ai fianchi: il suo cibo erano locuste e miele selvatico". E il suo primo grido, che davvero appare in tutta la sua verità, è: "Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino... Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri".

Una voce che si imponeva, per la verità da seguire, a uomini che forse in fondo attendevano la venuta del Messia, come Lo attendiamo noi, ma non facevano nulla per "preparare la strada perché Egli venga".

Racconta Matteo l'Evangelista, che a lui correvano molti farisei e sadducei, che passavano per maestri di vita religiosa: come coloro cioè che non si mettevano in discussione, sicuri di essere nel giusto, almeno davanti agli uomini...non si sa se davanti a Dio. E non c'è di peggio che credersi "giusti": è un chiudere la porta alla conversione ed alla giustizia. Oggi purtroppo lo fanno in tanti. Si dicono giusti ed ammettono mentalità e comportamenti che a volte chiedono giustizia da Dio. Si credono giusti i commercianti di armi, badando al profitto, scusandosi solo che loro non le usano le armi, solamente le offrono; loro hanno le mani pulite: che poi queste armi siano causa della crudele carneficina che vediamo è affare d'altri: così dicono. Si credono giusti gli spacciatori di droghe che si giustificano dicendo che loro "non vendono droga, ma la danno a chi la chiede". Si credono giusti quanti si offrono nel campo della medicina a operare aborti; loro fanno ciò che chiedono. Si credono giusti i tanti massmedia che offrono "volgarità, indecenze, linguaggi che distruggono la nobiltà dell'uomo, loro dicono che non c'è da scandalizzarsi, oggi, che viviamo tempi moderni, civili, non da medioevo: e considerano civiltà l'abominio dell'uomo, la sua mercificazione in nome del profitto: e chiamano medioevo ciò che invece è la vera nobiltà dell'uomo, come la giustizia, la povertà dello spirito che è strada alla carità, l'umiltà, la castità dei costumi. "Roba da medioevo, dicono". E così chiamano l'inferno dell'anima il paradiso, E potremmo continuare a lungo. l'elenco dei tanti "giusti" del mondo che in effetti, hanno sbarrato la strada alle virtù ed alla santità, impedendo ad altri di accedervi. Altro che "preparate la via del Signore!" A smascherare questa ipocrisia nella storia, che si ripete con monotonia, ci pensano i "profeti" che Dio a volte manda tra gli uomini. Profeti che sempre nella storia finiscono sul patibolo dell'opinione pubblica, perché non vogliono assolutamente cedere il passo alla verità. Giovanni, il profeta per eccellenza che doveva aprire la strada a Gesù comincia così: "Razza di vipere! Chi vi ha suggerito di sottrarvi all'ira imminente? Fate frutti degni di conversione, e non crediate di poter dire tra voi: abbiamo Abramo per padre. Vi dico che Dio può fare sorgere figli di Abramo da queste pietre. Già la scure è posta alle radici degli alberi: ogni albero che non porta frutti buoni viene tagliato e gettato nel fuoco" (Mt. 3,1-12).

Parole che dovevano scuotere chi lo ascoltava, al punto che chiedevano "Cosa dobbiamo fare?"

E' compito difficile della Chiesa oggi - e quando dico Chiesa non mi voglio fermare al Santo Padre - che davvero è tanto profeta e grande nel nostro tempo e come lui i pontefici che lo precedettero - oppure ai soli Vescovi, o ai soli sacerdoti, ma a tutti i cristiani, perché tutti nel battesimo siamo diventati profeti. Ossia siamo chiamati ad aprire la via del Signore, nella famiglia, nel lavoro, ovunque. Non è facile neppure oggi essere profeti: si rischia la condanna, l'emarginazione. Ma questo è il meraviglioso segno della giusta missione. Guai non ci fossero profeti a ricordarci la nostra verità e dignità di uomini! Saremmo divorati dai mercanti di morte e di mal costume.

E il nostro tempo è davvero tempo di profeti, credetemi.

 

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