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TESTO Gesù, Tu ci sei necessario

mons. Antonio Riboldi

XXXIV Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) - Cristo Re (25/11/2001)

Vangelo: Lc 23,35-43 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 23,35-43

In quel tempo, [dopo che ebbero crocifisso Gesù,] 35il popolo stava a vedere; i capi invece lo deridevano dicendo: «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto». 36Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell’aceto 37e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». 38Sopra di lui c’era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei».

39Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». 40L’altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? 41Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male». 42E disse: «Gesù, ricòrdati di me quando entrerai nel tuo regno». 43Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».

"Non riesco neppure io a sapere quanti padroni ho nella vita", mi diceva sconsolato un giovane un giorno. "Mi sento schiavo della moda, schiavo del piacere, schiavo delle tante mentalità, schiavo di abitudini che nulla hanno a che vedere con la felicità...ma si può sapere se c'è qualcuno che ci ama davvero, a cui affidarsi e che non conosce altro vincolo che l'amore, che si fa servizio e dono?

C'è una enorme differenza tra come concepisce il rapporto di "potere" l'uomo sugli uomini, e il rapporto che Dio ha con noi. Gli uomini amano il potere come una via per dominare sugli altri, fino a farli servi. E così noi rischiamo nelle loro mani di diventare "cose". Dio, invece, concepisce il suo rapporto, di Creatore e Padre, con noi come un servizio, che è l'espressione più bella dell'amore quando si fa dono. I giorni che stiamo vivendo la dicono lunga su questa terribile sete di potere che ha tutta l'aria di una bocca d'inferno spalancata sulla umanità con l'intento di sottometterci, calpestando ogni dignità, libertà, giustizia e solidarietà che sono gli unici pilastri di una vera civiltà di amore.

Il Padre, che ci ha creati, non si sogna neppure lontanamente di sentirsi "padrone": ma avendoci fatto dono della libertà, ci guida con l'amore. E quando ha voluto dettare la legge che ci lega a Lui, così l'ha espressa: "Amerai, il Signore tuo Dio, con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutto te stesso: e amerai il prossimo tuo come te stesso". In altre parole si è presentato come l'unico e sommo Bene che può essere la vera ragione di vita e l'aspirazione di ognuno di noi. E quando noi, ingannati dalla astuzia del demonio, ieri, come oggi, Lo abbiamo rifiutato, affidando la nostra felicità o realizzazione ad altri, che beni non sono, idoli che servono al nostro egoismo e ci fanno dannare, Dio non si lascia prendere la mano da una voglia di giustizia che ci condanni tutti, ma esprime la fedeltà al suo amore, donandoci suo Figlio, Gesù.

E Gesù, proprio dalla croce, dove si fa immolare, come agnello, dà davvero lezione di sovranità divina. Un potere che si immola, salvando e non immolando i colpevoli. Scuserà le nostre ribellioni e i nostri rifiuti con quella incredibile preghiera che giunge fino a noi: "Padre, perdona loro non sanno quello che fanno".

E' come a dare una lezione a tutti quelli che in qualche modo detengono un potere civile o ecclesiastico, nell'ultima cena afferma solennemente il suo essere Signore e Maestro cingendosi i fianchi con un grembiule e lavando i piedi ai suoi discepoli. Non sono venuto, dice per essere servito, ma per servire".

E' lo stile di amore che dovrebbe distinguere quanti "comandano" o "hanno un potere" sulla terra. Ma è proprio così? Diciamocelo francamente: urta fino alla nausea quella sete di potere che pare diventata oggi la suprema ambizione di tanti. Urta, ripeto, fino alla nausea, quella esibizione del potere che è la malsana abitudine di tutti i tempi. E' un male che vorrebbe farci credere che siamo di "qualcuno", distruggendo così il tesoro della libertà, che accetta sì l'autorità, ma conserva intatta la sua natura. Come a dire: riconosco la necessità di uno che ordina il bene comune, ma questo bene come un servizio.

Come diventa oggi attuale la festa della regalità di Cristo! Diventa l'esempio, la luce per tutti noi. Diventa guida per chi detiene il potere, come un "mezzo per fare strada ai poveri e non per farsi strada con i poveri".

E' stupenda la definizione del rapporto che la S. Scrittura oggi ci offre tra le tribù d'Israele e Davide. Vennero tutte le tribù d'Israele da Davide in Ebron e gli dissero: "Ecco noi ci consideriamo come tue ossa e tua carne. Già prima, quando regnava Saul su di noi, tu conducevi e riconducevi Israele. Il Signore ti ha detto: tu pascerai Israele mio popolo, tu sarai capo in Israele" (II Sam. 5,1-3).

Ed oggi, di fronte ai vari poteri del mondo, ben lontani dal creare un rapporto di amicizia e pace, sentiamo forte il bisogno della tenerezza del Padre, espressa nel Figlio Gesù, nostro vero Signore: una tenerezza che non deprime, ma aiuta a crescere.

E' attuale la preghiera che Paolo VI, allora Vescovo a Milano, scriveva nella Quaresima del 1955.

"O Gesù, nostro unico Signore, tu ci sei necessario: tu, il solo maestro delle verità recondite e indispensabili della vita, per conoscere il nostro essere e il nostro destino, la via per conseguirlo.

Tu ci sei necessario; o Redentore nostro per scoprire la nostra miseria e per guarirla, per avere il concetto del bene e del male, della speranza e della santità; per deplorare i nostri peccati e per averne il perdono. Tu ci sei necessario, o fratello primogenito del genere umano per ritrovare le ragioni vere della fraternità fra gli uomini, i fondamenti della giustizia, tesori della carità, il bene sommo della pace.

Tu ci sei necessario, o grande paziente dei nostri dolori, per conoscere il senso della sofferenza e per dare ad essa un valore di espiazione e redenzione. Tu ci sei necessario, o vincitore della morte, per liberarci dalla disperazione e dalla negazione e per avere certezze che non tradiscono in eterno.

Tu ci sei necessario o Cristo, o Signore, o Dio-con-noi per imparare l'amore vero e camminare nella gioia e nella forza della tua carità, lungo il cammino della nostra via faticosa, fino all'incontro finale con te.

Ed aggiungo io: "Tu, Cristo, sommo re di tutti gli uomini, ci sei necessario per insegnare a quanti esercitano il potere, ad esercitarlo "con il grembiule" ossia con quell'atteggiamento di servizio che solo edifica la cattedrale della pace qui, in terra, ora".

 

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