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TESTO Sono venuto a chiamare i peccatori

don Romeo Maggioni  

Penultima domenica dopo Epifania (anno C) (07/02/2010)

Vangelo: Mc 2,13-17 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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13Uscì di nuovo lungo il mare; tutta la folla veniva a lui ed egli insegnava loro. 14Passando, vide Levi, il figlio di Alfeo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì.

15Mentre stava a tavola in casa di lui, anche molti pubblicani e peccatori erano a tavola con Gesù e i suoi discepoli; erano molti infatti quelli che lo seguivano. 16Allora gli scribi dei farisei, vedendolo mangiare con i peccatori e i pubblicani, dicevano ai suoi discepoli: «Perché mangia e beve insieme ai pubblicani e ai peccatori?». 17Udito questo, Gesù disse loro: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori».

"Uno ama quando si sente amato. Ora per questo io amo Dio, perché lui per primo ha amato me" (sant'Agostino). Scoprire l'amore gratuito, fedele e misericordioso di Dio è la radice della fede e dell'attaccamento d'amore verso di Lui.

Il cuore più profondo di Dio è la sua clemenza, o la sua misericordia, cioè un cuore così compassionevole e longanime per il quale "vi sarà più gioia in cielo per un solo peccatore che si converte.." (Lc 15,7).

E naturalmente vuole che questo cuore grande sia l'atteggiamento più caratteristico del credente: "Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso" (Lc 6,36).

1) LA MAGNANIMITA' DI DIO

Per tutta la vita Paolo andò proclamando lo stupore e la riconoscenza di fronte alla sua "incomprensibile" vocazione: se ce n'era uno che non meritava questa scelta era proprio lui, che era stato "un bestemmiatore, un persecutore e un violento" (Epist.). Ma proprio in questo consisteva tutto il disegno di Dio: "Gesù Cristo è venuto nel mondo per salvare i peccatori, il primo dei quali sono io". E ha incominciato da me perché "ha voluto in me, per primo, dimostrare tutta quanta la sua magnanimità, e io fossi di esempio a quelli che avrebbero creduto in lui". Paolo era il testimone vivente che "la grazia del Signore nostro ha sovrabbondato insieme alla fede (la fiducia gratuita) e alla carità che è in Cristo Gesù". Meditando tutta la vicenda umana di fronte al cuore di Dio, Paolo scriverà: "Dove abbondò il peccato, sovrabbondò la grazia" (Rm 5,20).

Più meravigliata era la reazione dei farisei di fronte al comportamento di Gesù: "Perché mangia e beve insieme ai pubblicani e ai peccatori?". Da quando Dio sta con chi trasgredisce le regole? Non vuole la giustizia? Non difende chi è buono? Il comportamento di Gesù è di scandalo per i benpensanti che si credono giusti. Oggi Gesù è esplicito: "Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori". Gesti provocatori compie Gesù: riceve le effusioni di pentimento da una prostituta (cf. Lc 7,36ss); va in casa di Zaccheo per portargli salvezza (cf. Lc 19,1ss). Alla fine l'immagine che sigla l'iniziativa preveniente e gratuita di Dio verso il peccatore è quella del pastore che va in cerca della pecora smarrita (cf. Lc 15,4ss).

Dio ama prima di noi: "In questo sta l'more: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati" (1Gv 10). Paolo insiste: "Dio dimostra il suo amore verso di noi nel fatto che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi" (Rm 5,8). Ci ama e ci perdona non perché siamo buoni. La sua benevolenza precede ogni merito; l'iniziativa è assolutamente sua, gratuita, e proprio per questo universale. Oggi Daniele ci fa pregare: "Noi presentiamo le nostre suppliche davanti a te, confidando non sulla nostra giustizia, ma sulla tua grande misericordia. Signore, guarda e agisci senza indugio, per amore di te stesso, mio Dio" (Lett.). L'ha sempre detto Dio al suo antico popolo: è per amore del mio giuramento fatto ad Abramo, che mi sono mosso a salvarti dall'Egitto!

2) LA NOSTRA LARGHEZZA DI CUORE

Il cuore di Dio deve diventare il cuore di ogni credente. E' un invito: "Siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti" (Mt 6,45). E' un comando di Gesù: "Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri" (Gv 13,34). E' addirittura una condizione per avere anche noi il perdono: "Se voi non perdonerete agli altri, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe" (Mt 6,15). Si innesta qui tutto il comandamento dell'amore come qualifica specifica del cristiano: "Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri" (Gv 13,35). Un amore che è anche mitezza: "Beati i miti.., i misericordiosi.." (Mt 5,5.7). Anche nello rispetto della coscienza altrui: "Siate sempre pronti a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi. Tuttavia questo sia fatto con dolcezza e rispetto.." (1Pt 3,15-16).

Divenire capaci di perdono però dipende anche da una profonda esperienza di perdono. Gesù l'insegnò con una parabola icastica, quella del servo spietato che non ha saputo condonare il piccolo debito, lui che ne era stato liberato da uno molto più grande (cf. Mt 18,23ss). E conclude: "Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello" (Mt 18,35). E in casa di Simone, in un analogo racconto in cui Gesù parla di due debitori graziati da un generoso creditore, conclude: "Chi di loro dunque lo amerà di più?.. Colui al quale ha condonato di più". E riferendosi alla peccatrice: "Sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato. Invece colui al quale si perdona poco, ama poco" (cf. Lc 7,40-50). Chi si crede troppo giusto davanti a Dio, non farà che disprezzare anche i suoi simili, come Gesù stigmatizza nella parabola del fariseo e del pubblicato (cf. Lc 18,9ss).

Sentirsi grandi debitori davanti a Dio è la premessa per divenire capaci di misericordia e di perdono verso tutti. Questo è un punto difficile. Non solo non comprendiamo l'amore di Dio così assoluto, ma spesso giungiamo addirittura a vantare meriti e pretese. A volte Dio - educatore paziente e forte - usa dei metodi anche robusti, come insegna la parabola del figlio prodigo: ha dovuto patire la miseria per capire l'amore del padre. Molti colpi forti di Dio, e sempre le prove, hanno intenti pedagogici. Per il resto non c'è che da chiedere allo Spirito Santo che sia lui a farci capire l'amore di Dio e .. farci cogliere la grande distanza che noi abbiamo nel corrispondere alle sue premure. Questo è propriamente lo spazio del pentimento.

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E' una grande fortuna scoprire che Dio è largo di cuore; significa che la nostra vita può sempre ricominciare da capo, che davanti a lui troviamo sempre credito, e quindi una grande serenità anche in mezzo a delusioni e scoraggiamenti. Sant'Ambrogio diceva che non è santo chi non pecca mai, ma chi, una volta caduto, sa rialzarsi. Questo è il tipo di santità che Dio offre a noi. Una libertà che si rinnova, sorretta dalla garanzia di poter scrivere ancora una pagina nuova della nostra avventura umana.

 

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