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TESTO Nudi al cospetto di Dio

mons. Antonio Riboldi

XXX Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (28/10/2001)

Vangelo: Lc 18,9-14 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, Gesù 9disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l’intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri: 10«Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano. 11Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: “O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. 12Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo”. 13Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”. 14Io vi dico: questi, a differenza dell’altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato».

Non si può iniziare la nostra riflessione sulla Parola del Signore che sempre, ma in modo particolare, rischiara i passi della nostra vita. Quando questa luce viene oscurata dal male, c'è il rischio di perdersi o di cadere nella grande paura che sembra oggi la malattia che sfianca ogni uomo. Lo scontro tra terrorismo e mondo civile è diventato come una guerra, per le armi batteriologiche, che avviene alle porte di tutti. Al punto che si teme persino di aprire una busta, destinata per sua natura a contenere un messaggio di felicità o di comunicazione di vita, per il timore che contenga "il nemico che uccide". E' davvero incredibile come si sia allargato il fronte della guerra all'uomo. Una guerra - che gli uomini chiamano libertà duratura ma che coinvolge tutti, come se tutti facessimo parte di questo terribile confronto. Un confronto che ogni giorno vede morti innocenti, masse in fuga in cerca di sicurezza e di sopravvivenza alla vita; impiego di risorse, che basterebbero a fare uscire dalla soglia di povertà migliaia di fratelli e sorelle che muoiono ogni giorno di fame. E' difficile dare una spiegazione a noi stessi di questa follia dell'odio. Se è vero che la parola "diavolo" ha origine dal greco e significa "uno che divide" e quindi odia, dobbiamo veramente dire che siamo di fronte alla gioia di satana che è voglia di dolore, voglia di violenza.

Ma non possiamo rimanere inerti, almeno noi cristiani o gli uomini di buona volontà, di fronte a tutto questo: dobbiamo ricorrere alla preghiera, perché Dio si faccia strada nel cuore degli uomini, e schierarci dalla parte di un impegno di amore che sia vera lotta contro ogni forma di odio, di violenza, di razzismo. Faccio mia la preghiera della Chiesa: "Riconosciamo il tuo amore di Padre, quando pieghi la durezza dell'uomo e in un mondo lacerato da lotte e discordie lo rendi disponibile alla riconciliazione. Con la forza dello Spirito tu agisci nell'intimo dei cuori perché i nemici si aprano al dialogo, gli avversari si stringano la mano e i popoli si incontrino nella concordia. Per tuo dono, o Padre, la ricerca sincera della pace estingue le contese, l'amore vince l'odio e la vendetta e disarmata dal perdono" (Preghiera eucaristica della riconciliazione) E' preghiamo sia così...presto...perché abbiano termine sofferenze, violenze, guerre, paure e torni l'arcobaleno della pace, che parte dal Cielo.

Il Vangelo di oggi è di quelli che ci aiutano a metterci in discussione, noi che siamo abituati - come avviene spesso - a schierarci dalla parte di chi ha sempre ragione, vedendo negli altri i difetti e quindi ergendoci a giudici, ma incapaci di vedere i propri difetti.. Anzi a volte amiamo mettere bene in vista i nostri meriti, le nostre buone qualità, con un atto di superbia che nausea. Il nostro è il tempo del gusto "dell'apparire", ossia di mettersi in mostra; di occupare il palcoscenico delle vanità proprie di questo mondo. Avviene nel campo della ricchezza, senza chiedersi se questa è frutto di giustizia, se è un insopportabile idolo senza vita da adorare come un valore-super, ma non soprannaturale, come è, quando la ricchezza diventa solidarietà. Avviene nel campo della moda, senza alcun rispetto per la propria dignità che è frutto della castità. E potremmo andare avanti un bel pezzo in questa corsa al "sai chi sono io?" Dei poveri, degli umili, non si tiene mai conto e sono i veri grandi agli occhi di Dio. Gesù oggi volendo sferzare alcuni, che presumevano di essere giusti e disprezzavano gli altri, disse questa stupenda parabola, che non ha quasi bisogno di commento. Due uomini salivano al tempio a pregare: uno era fariseo, l'altro pubblicano. Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: "O Dio, ti ringrazio che non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adulteri e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte la settimana e pago la decima di quanto possiedo. Il pubblicano invece fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: o Dio, abbi pietà di me peccatore. Io vi dico; questi tornò a casa sua giustificato, a differenza dell'altro, perché "chi si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato" (Lc.18,9-14) Diciamocelo francamente: come fa rabbia l'aria saccente del fariseo, che si loda davanti a Dio, facendosi lui giudice e quindi rubando il posto che spetta solo a Dio! Il superbo crea sempre disagio: e uno che mette al centro di tutto se stesso, volendo mettere ai suoi piedi tutti gli altri, incapace di guardarsi bene in volto per scrutare le tante macchie che lo rendono come lebbroso. Per tutti i farisei di questo mondo va bene quanto dice un filosofo antico: gli uomini sono pronti a criticare la piccola borsa che tutti portiamo davanti senza mai rendersi conto della grande sacca che è dietro le loro spalle". E quanto invece è gradito agli occhi del Signore, e di tutti, l'umile, pronto a mettere in mostra il bello che è negli altri e avere disprezzo solo per se stesso. Così un giorno cantava un pagliaccio, emblema dell'umile: "Signore, io sono come un flauto dai tanti buchi e tu sei il suonatore: fa' che con questo flauto dai tanti buchi nelle tue sante mani, Tu possa trasmettere tanta musica che renda allegra la gente triste di questo mondo".

Facciamo nostra la preghiera del Siracide: "Il Signore è giudice: e non c'è presso di Lui preferenza di persone. Non è parziale con nessuno, contro il povero, anzi, ascolta proprio la preghiera dell'oppresso. Chi venera Dio sarà accolto con benevolenza, la sua preghiera giungerà fino alle nubi. La preghiera dell'umile, penetra le nubi; finché non sia arrivata, non si contenta; non desiste finché l'altissimo non sia intervenuto rendendo soddisfazione ai giusti e ristabilendo l'equità - (Siracide. 35, 15-22).

 

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