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TESTO Chi è fedele a se stesso non sarà mai tradito

Marco Pedron  

IV Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (31/01/2010)

Vangelo: Lc 4,21-30 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 4,21-30

In quel tempo, Gesù 21cominciò a dire nella sinagoga: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».

22Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: «Non è costui il figlio di Giuseppe?». 23Ma egli rispose loro: «Certamente voi mi citerete questo proverbio: “Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafàrnao, fallo anche qui, nella tua patria!”». 24Poi aggiunse: «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. 25Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elia, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; 26ma a nessuna di esse fu mandato Elia, se non a una vedova a Sarepta di Sidone. 27C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro».

28All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. 29Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. 30Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino.

Il vangelo di oggi è la continuazione di quello di domenica scorsa. L'ultima amara frase del vangelo dice: "Gesù se ne andò". Gesù è costretto ad andarsene da Nazareth e dal suo paese perché lì non lo vogliono. Gesù è cacciato fuori, eliminato, escluso perché scomodo, perché importunava, perché era un problema.

L'inizio è molto favorevole: c'è una grande accoglienza nei confronti di Gesù, tutti ne sono meravigliati, lo osannano, lo innalzano. "Dice proprio delle belle parole; parla bene; è uno studiato; ci piace proprio". Sembrano favorevoli a Gesù, sembrano accoglienti, sembrano ben disposti ma è solo un atteggiamento di superficie. Perché poi c'è tutta una serie di pregiudizi, di barriere, di resistenze, di difficoltà, finché alla fine tenteranno di ucciderlo; finché lo faranno scappare; finché lo costringeranno ad andarsene.

Il sabato successivo si saranno ancora trovati nella sinagoga a pregare Dio e ad innalzargli le loro preghiere. Avere la religione ma non avere Dio. Pregare dentro la casa di Dio ma senza Dio. Innalzare preghiere ma non pregare. Avere Gesù e buttarlo fuori dalla propria vita. Si può essere in chiesa ma essere senza Dio. Si può essere in chiesa ed essere contro Dio. A Nazareth quel giorno è successo così.

Avrebbero voluto un Gesù diverso; avrebbero voluto cambiarlo; lo avrebbero voluto secondo le loro idee, i loro schemi, i loro parametri: e quando vedono che Gesù non è come loro si aspettavano lo rifiutano. Rifiutano ciò che li poteva salvare, ciò che li poteva guarire, ciò che poteva essere la loro vita.

Quante volte vorremmo le persone diverse: le vorremmo come noi; vorremmo i figli in un certo modo, o chi ci sta vicino secondo le nostre esigenze, o che il mondo fosse come noi lo immaginiamo. Le persone, invece, sono così, la realtà è questa. La realtà o la si accetta o la si rifiuta. Volerla diversa è evadere dal presente. La realtà è questa.

Quante volte io rifiuto situazioni, provocazioni, incontri, esperienze che giudico, reputo ostili, difficili, non comprensibili. E se avessi un po' di pazienza in più, un po' di apertura in più potrebbero essere la mia salvezza. Gesù viene rifiutato dall'uomo, dal pregiudizio, da chi vuole modellare Dio secondo le proprie idee, da chi lo vuole adattare alle proprie esigenze.

Avevano già in testa come doveva essere; sapevano già cosa avrebbe dovuto fare, quali miracoli, quali comportamenti: sapevano già tutto, non poteva essere diverso da come l'avevano in testa e quindi non poteva essere come lui si dimostrava. E' per questo che un giorno lo uccideranno, giustamente dal loro punto di vista: "Non è Dio", cioè, "non è secondo il modello di Dio che abbiamo in testa".

Finché corrisponde alle loro idee lo accolgono, ma quando si fa vedere diversamente allora lo escludono. Quante volte quando le persone non corrispondono ai nostri schemi le eliminiamo: "Fuori".

Ma che amore è quello che di chi ti accetta solo quando gli vai bene? Quante volte noi abbiamo già pianificato e stabilito come gli altri dovranno essere o cosa dovranno fare. Ma che amore è quello che decide e stabilisce per te? E poi siamo anche delusi se gli altri non fanno come noi ci aspettavamo. Quante volte noi abbiamo già stabilito che Dio, la fede, devono essere così. E ciò che non rientra nelle nostre idee lo escludiamo, lo eliminiamo.

Così Dio non si può più manifestare a noi; così facciamo di Dio un idolo a nostra immagine e somiglianza. Allora Gesù se ne deve andare: non lui che se ne va, ma noi che lo buttiamo fuori. Mi fa rabbrividire che Dio possa dire di me quello che ha fatto con i suoi paesani: "Con te ho fallito; non mi hai accolto, mi hai rifiutato; ce l'ho messa tutta ma ho dovuto andarmene".

La barriera degli abitanti di Nazareth è il pregiudizio. "Non è il figlio di Giuseppe". Cioè: " Ma chi ti credi di essere; guarda che ti conosciamo bene; abbassa la cresta". E' l'etichetta che piazzano a Gesù. Gliene piazzeranno altre: "Amico dei pubblicani e delle prostitute (capite che onta a quel tempo una cosa del genere!); mangione e beone; sta con la gentaglia". Gesù, il figlio di Dio, è stato coperto da una valanga di pregiudizi e di insinuazioni: tutto falso!

L'abbassare Gesù è tipico di chi si sente così piccolo che non può sopportare chi ha un animo più grande, chi ha un'intelligenza più acuta o una sensibilità più profonda. Allora per innalzare se stesso abbassa gli altri.

Le persone che criticano tutti, che hanno da dire su tutti, che non si fidano di nessuno, rivelano il loro animo piccolo e meschino: quello che dicono degli altri è quello che loro sono. Gesù: "La bocca parla dalla pienezza del cuore". Dipende, però da quello che c'è dentro al cuore!

Quante persone criticano tutti e tutto, devono infangare o gettare male sulla persona di tutti. Perché? Di chi stanno parlando? Stanno parlando di sé, evidentemente, di quanto siano piccoli e meschini. Stanno proiettando sugli altri quello che loro, a loro insaputa, sono. Quando le persone parlano degli altri, spesso, senza saperlo parlano di sé.

Molti anni fa in una città del Veneto suscito scalpore il fatto di un ragazzo che veniva chiamato da tutti "il gobbo" per la sua schiena leggermente ingobbita. "Basta, basta per favore" diceva a tutti. Ma i compagni di scuola e quelli di casa continuavano ridendo a chiamarlo così. L'umiliazione si ripeteva ogni giorno da tanti anni. E per non voler essere più umiliato un giorno si suicidò.

Watzlawick racconta di un uomo che non trova più la sua accetta. Allora gli viene il sospetto che possa avergliela rubata il vicino di casa. Per giorni lo spia, lo guarda di nascosto attraverso la lente della sua insinuazione. Dentro di lui comincia a crescere il sospetto di avere vicino di casa un ladro. Trova parecchie conferme nel comportamento del vicino. Così un giorno corre dal vicino, gli suona il campanello e gli dice. "Tientela pure quella dannata accetta". Due giorni dopo ritrovò la sua accetta nei suoi ferri di casa.

I vicini di casa a volte nutrono sospetti tra loro e montano storie e fantasmi che non esistono: "Non mi guarda più apposta; lo fa per dispetto; ce l'ha con me; fa tutto contro di me; si gira apposta dall'altra parte". Quante persone insinuano che il vicino ce l'abbia con loro, che faccia loro "le malegrazie", che li spii, che faccia di tutto per farli del male. Qualche volta è vero, ma in genere è tutta una montatura.

1946: si diffonde la voce di una grande carestia in America. I contadini lasciano le campagne e vanno in città. Fu, invece, un'annata eccezionale per il raccolto, ma i contadini avevano lasciato le campagne e così ci fu davvero una grande carestia.

1969: ad Orleans si diffonde la voce in alcuni negozi di abbigliamento, nei camerini di prova, alcune donne sarebbero state violentate, stordite e portate via attraverso passaggi sotterranei. Già 28 donne sarebbero sparite. Ne parla tutta la stampa francese. Si fanno indagini accurate: tutto infondato.

Qualche giorno fa viene una persona parecchio alterata e mi dice: "Mi hai proprio deluso! Pensavo che fossi un'altra persona! Se non mi volevi potevi anche dirmelo!". "Allora io le chiedo: "Ma cosa stai dicendo?". "Cosa sto dicendo? Lo sai molto bene cosa sto dicendo. Fai anche il falso". Non sapevo proprio a cosa si riferisse. Alla fine vengo a sapere che si è sentita terribilmente esclusa perché una sera ad un incontro non l'ho salutata. Ma, credetemi, non l'avevo vista (eravamo centinaia di persone!). Ma non c'è stato verso: tutt'ora continua a credere che io l'abbia fatto di proposito.

Ad un prete alcune persone molto ignoranti iniziarono ad insinuare sulle sue amicizie femminili: ogni ragazza che entrava era un appuntamento con il prete. Venne considerato un poco di buono. E le dicerie diffuse provocano ferite profonde. "Insinua, insinua che qualcosa rimarrà". Chi aveva il problema? Non il prete di certo, ma quelle persone che in lui proiettavano le loro paure e le loro deformazioni.

Credevano di sapere molto bene chi era Gesù. Credevano di conoscerlo. E, invece, era colmi dei loro pregiudizi. "Nessuno ti conosce meglio di tua madre; prima che tu parli io so già cosa vuoi dire". Credevano di saper tutto su Dio. Credevano di non aver più niente da imparare. Credevano di credere. E' per questo che Gesù ha dovuto andarsene. Perché credevano così tanto in sé e solo in sé, che non potevano vedere nient'altro fuori di sé. Se fossimo più attenti; se fossimo meno giudicanti; se fossimo più aperti; se fossimo più sensibili avremmo l'umiltà di ascoltare prima di parlare e di conoscere prima di sentenziare.

Santa Teresa d'Avila diceva: "Dio ci liberi da quelli che si credono santi!" e aggiungeva: "Se quel signore non fosse così santo sarebbe più facile convincerlo che si sbaglia". Einstein diceva (e lui se ne intendeva!): "E' più facile spezzare l'atomo che il pregiudizio".

Per mia mamma sono sempre il "suo piccolino": non si è accorta che ho 35 anni. E' rimasta lì a ieri, nel passato; si è bloccata. Gli abitanti di Nazareth erano rimasti al "Figlio del falegname": non si erano neppure accorti che Gesù era cambiato e che ora si vedeva chiaramente che era figlio di Dio (e sì che ne faceva di miracoli!).

Molte persone ti guardano e non ti vedono per quello che sei ma per quello che eri ieri, per quello che sei stato. Non sanno cogliere il tuo cambiamento, il tuo movimento, la tua crescita.

Se poi vedono il tuo cambiamento ti dicono: "Non sei più come una volta; sei cambiato", cioè: "Mi hai deluso". Ma invece di starci male dovremmo starci molto bene quando dicono così: "No, non sono più quello di una volta, per fortuna. Io cambio perché io sono vivo. Se a te adesso non piaccio è una questione tua". Le persone vorrebbero bloccarci, vorrebbero fotografarci in una posizione, in un poster.
Ma noi non siamo fotografie siamo uomini e l'uomo diviene.

Molte persone conoscono un Marco che non c'è più; si rapportano a me come dieci anni fa: ma io non sono più quello. Quello non c'è più. Ma a qualcuna di loro faceva così comodo il Marco di 10 anni fa!

Gesù non fu ucciso dagli atei o dai miscredenti ma dai credenti più credenti, ma così credenti, così pii, così zelanti che non avevano spazio per niente di nuovo. Gesù annunciava la Buona Nuova (il vangelo): fu ucciso non perché fosse buona ma perché era nuova. Gesù mandava in frantumi gli schemi, i pregiudizi e le visuali delle persone, l'idea della Bibbia tradizionale. Annunciava un Dio diverso e i "fedelissimi" della tradizione non gliela perdonarono. Annunciava un Dio amico anche delle donne e i maschilisti del tempo gliela fecero pagare. Annunciava un Dio della vita: non ci può essere separazione tra ciò che dici di credere e ciò che fai, e i farisei se la legarono al dito. Annunciava un Dio della giustizia, un Dio che denuncia le falsità e le ipocrisie nascoste: i nobili e i ricchi si sentirono chiamati in causa in prima persona. Annunciava un Dio che rompeva con la tradizione se la tradizione era nemica dell'uomo: e i rispettosi della regola, i "bravi", i conservatori, si sentirono spiazzati nel loro orgoglio di fedeli alla Legge.

In questo vangelo Gesù, vistosi rifiutato, se ne va. A Gesù non interessava essere riconosciuto come messia, il messia che la gente aspettava; ciò che gli stava a cuore era essere se stesso e mantenersi fedele alla sua verità e al suo Dio: per questo era il Messia.

Gesù è rimasto sempre e profondamente se stesso. Gesù non ha mai tradito il suo nome, la sua vocazione, la sua chiamata e la sua missione. Per questo Gesù è un uomo compiuto. E quando sulla croce dirà: "Tutto è compiuto", Gesù esprime che tutto ciò che doveva fare, tutto ciò che poteva fare l'ha fatto. Gesù ha compiuto la sua vita, il motivo per cui Dio lo aveva mandato e per cui c'era a questo mondo.

Gesù non ha permesso al pregiudizio di limitarlo: quando poteva lo attaccava direttamente; quando non c'era niente da fare se ne andava altrove. Perché non c'è peggior cieco di chi non vuol vedere.

A Gesù non importava molto cosa diceva la gente di lui (e dicevano un sacco di cattiverie!). Non gli importava di salvare la faccia, di essere gradito, ammirato, accettato. Per questo era un uomo libero. Per questo poteva dire le cose come stavano; per questo era libero nel muoversi, nell'abbracciare, nell'incontrare le donne e nel toccarle; per questo stava con i poveri e con i ricchi. Non c'era pregiudizio nella sua mente e neanche nel suo cuore. Non gli interessava sapere cosa la gente pensava di lui, sbirciare sempre se era accettato o no. Non gli interessava sapere cosa l'opinione pubblica pensava delle persone: lui le incontrava e si disinteressava di ciò che si diceva in giro o della fama che avessero. Proprio per questo fece degli incontri straordinari e le persone, incontrandolo, guarivano dai loro mali.

Gesù fu un uomo autentico (autentico, da autos, se stesso). Chi è libero dal giudizio degli altri può vivere la propria vita, può essere autentico, se stesso. Se uno non vive la propria vita, vive quella degli altri. Ma c'è già qualcuno che vive quella vita: è un doppione, una fotocopia. Vivere una vita non nostra ci rende profondamente infelici e insoddisfatti.

Chi è fedele a se stesso non sarà mai tradito, perché il male peggiore e in fondo unico della vita, è rinunciare a se stessi. Il grande peccato dell'uomo è, per correre dietro agli altri e a ciò che gli altri si aspettano, perdersi e perdere la propria vita. "Non farti del male; quando ti sei perso non ti rimarrà più nulla".

Il vangelo conclude dicendo:"Passando in mezzo a loro se ne andò". Deve avergli fatto male ciò che si diceva e ciò che s'insinuava; deve averlo molto ferito nell'animo tutto l'odio che gli hanno scaricato addosso. Ma lui è passato in mezzo a tutto questo; tutto questo non lo ha fermato, non lo ha bloccato. Lo ha fatto soffrire, ma Lui è andato per la sua strada. Gesù è rimasto se stesso, è rimasto il figlio di Dio e ha continuato la sua missione.
Non permetterò che ciò che tu dici di me mi fermi.

Buddha insegnava questo ai suoi allievi: "Quando uno ti dà un regalo e tu non lo accetti, a chi rimane il regalo?". "A chi te lo voleva dare!". "Bene, sia così anche per ciò che si dice di voi. Lasciate il pregiudizio sulle labbra di chi lo emette. Lasciate che ciò che si dica rimanga a chi lo dice e voi andate per la vostra strada, felici e senza timore".

Pensiero della Settimana

Il pittore Coubert diceva, dava ai suoi allievi queste regole:

1. Non fare quello che faccio io. 2. Non fare quello che fanno gli altri.
3. Se tu fai quello che un giorno ha fatto Giotto,
tu non vivrai, perché tu non sei Giotto.

4. Fa' quello che vedi, quello che senti, quello che vuoi tu.

 

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