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TESTO Un finanziere d'atri tempi

Monaci Benedettini Silvestrini  

Sabato della I settimana del Tempo Ordinario (Anno II) (16/01/2010)

Vangelo: Mc 2,13-17 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

L'evangelista Luca, con il suo linguaggio semplice, essenziale, pittorico, pone oggi sotto i nostri occhi una scena viva e significativa: Levi, seduto al banco, intento al suo lavoro di chiedere, riscuotere e magari estorcere le imposte ai passanti. Un mestiere ingrato e che forse produce ricchezza, ma che genera sempre tante antipatie, come tutti quelli, che per ragioni diverse, hanno il compito di esigere tasse, multe, dazi e denaro in genere. Chi ci tocca il portafoglio, a torto o a ragione, non ci è mai simpatico. Proprio questo personaggio, con questo mestiere, con queste credenziali, non tra le migliori, suscita invece l'interesse e la simpatia di Gesù. Gli dice semplicemente: "sèguimi!". Egli evidentemente, quando assume il suo ruolo di salvatore dell'uomo, stravolge le nostre stime e i nostri giudizi: egli comincia dagli ultimi, dai più lontani, dai più bisognosi. Si rivolge in modo preferenziale a coloro che, pur immersi nel male o invischiati nelle cose del mondo, o sedotti dal Dio denaro, anelano a qualcosa di diverso e di migliore, anche se non sono ancora in grado di vedere da dove, da che cosa, da chi potranno ricevere quel qualcosa. Quell'anelito e l'embrione della fede, che il Signore Gesù sapientemente riesce a far crescere. Così fa con Levi, cosa fa ancora con tanti del nostro tempo. Sfida poi i suoi nemici, ipercritici e puritani, andando a mensa a casa di Levi, ritenuto da tutti un pubblicano e un peccatore. È in quella famosa cena che Gesù proferirà una delle sue affermazioni più solenni e scultoree, dicendo ai convitati di allora, ma a tutti noi: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; non sono venuto per chiamare i giusti, ma i peccatori». Questa verità è destinata a restare immutabile nei secoli: è una delle prerogative principali del Cristo e dei suoi ministri, dovrebbe essere una dote sempre viva ed attuale della sua chiesa e una ferma ed irremovibile convinzione di ogni cristiano, di ognuno di noi.

 

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