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TESTO Lo Spirito del Signore è sopra di me

mons. Antonio Riboldi

III Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (24/01/2010)

Vangelo: Lc 1,1-4; 4,14-21 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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1Poiché molti hanno cercato di raccontare con ordine gli avvenimenti che si sono compiuti in mezzo a noi, 2come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni oculari fin da principio e divennero ministri della Parola, 3così anch’io ho deciso di fare ricerche accurate su ogni circostanza, fin dagli inizi, e di scriverne un resoconto ordinato per te, illustre Teòfilo, 4in modo che tu possa renderti conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto.

14Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito e la sua fama si diffuse in tutta la regione. 15Insegnava nelle loro sinagoghe e gli rendevano lode.

16Venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. 17Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto:

18Lo Spirito del Signore è sopra di me;

per questo mi ha consacrato con l’unzione

e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio,

a proclamare ai prigionieri la liberazione

e ai ciechi la vista;

a rimettere in libertà gli oppressi,

19a proclamare l’anno di grazia del Signore.

20Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. 21Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».

Viene da chiederci seriamente, oggi, alla luce del Vangelo e della lettera di Paolo ai Corinzi, quale sia la parte che noi abbiamo nell'esprimere la serenità e la fiducia, frutti della presenza dello Spirito Santo in noi. Oggi, i cristiani di buona volontà se lo pongono questo problema.

Siamo in tanti a parlarne, ma a volte è 'suono di parole vuote', quando addirittura non fanno male. Tante volte si ha l'impressione di 'battere l'aria', senza lasciare una traccia di verità, di serenità, di 'buona novella', insomma.

E questo tra di noi, in famiglia, nella società. Eppure Gesù, e quindi la sua Chiesa, in virtù del Battesimo e della Confermazione, hanno, non solo la missione, ma soprattutto la grazia dell'ispirazione, data dalla presenza dello Spirito Santo, che rende 'viva ed efficace' la parola, accompagnata dalla testimonianza, tanto da poter affermare: 'Ciò che dico è vero, perché è frutto dello Spirito che è in me'.

Essere cristiani non è solo un modo di dire, ma un modo di vivere la fede, che si esprime nel come pensiamo, come parliamo, come ci comportiamo, insomma nel come 'viviamo Cristo'.

Occorre, credo, prendiamo coscienza che non possiamo più essere cristiani di 'facciatà, ma dobbiamo diventare cristiani 'vivi', che, dove sono, operano 'ispirati', ossia mossi dallo Spirito Santo. difficile? Si, ma necessario se vogliamo 'realizzare' noi stessi ed aiutare gli altri, crescendo insieme nella fede e nella santità.

Non è più tempo - e sono certo che voi, che siete 'di buona volontà', siate d'accordo - di 'segni senza significato', ma di presenze che tornino ad essere 'sale della terra e luce del mondo'.

Abbiamo oggi due letture che dovrebbero aiutarci a crescere nella fede.

L'evangelista Luca ci pone innanzi GESÙ che, a 30 anni, dopo una lunga preparazione nel silenzio di Nazarerh, si presenta ufficialmente nella sua città, nella sinagoga, iniziando a farsi 'PAROLA NUOVA E VERA', come solo Dio può e sa essere.

"Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito Santo e la sua fama si diffuse in tutta la regione. Insegnava nelle sinagoghe e tutti ne facevano grandi lodi. Si recò a Nazareth, dove era stato allevato ed entrò, secondo il suo solito, di sabato, nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia. Apertolo, trovò il passo dove era scritto: Lo Spirito del Signore è sopra di me: per questo mi ha consacrato con l'unzione e mi ha mandato ad annunciare ai poveri il lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; per rimettere in libertà gli oppressi e predicare un anno di grazia del Signore: Poi arrotolò il volume, lo consegnò all'inserviente e sedette. Gli occhi di tutti nella sinagoga stavano fissi su di lui. Allora egli cominciò a dire: Oggi si è adempiuta la Scrittura che voi avete udita con i vostri orecchi" (Lc. 4, 14-21).

Possiamo facilmente immaginare lo stupore di quell'assemblea nel sentire che la profezia di Isaia si 'incarnava' in quel giovane, Gesù, che loro da sempre conoscevano come 'il figlio del falegname'. E ancor più stupefacente - in quell'epoca, simile alla nostra, dove i deboli erano emarginati, privi di ogni diritto, come non avessero posto nel cuore dei fratelli, - era l'affermazione, senza mezzi termini, che un'epoca nuova era iniziata, in cui era iniziata la liberazione dei più emarginati.
È lo stesso problema e necessità che si pone anche oggi.

Basta avere uno sguardo illuminato dallo Spirito, per vedere come il mondo sia diviso in chi si realizza e conta e in chi è messo al bando senza pietà.

Una divisione che non è solo bestemmia alla giustizia umana e divina, ma è sempre sorgente di guerre aperte e sotterranee.

La Chiesa - noi, che ci diciamo Chiesa - dobbiamo sentire rivolto a noi, quell'OGGI si è adempiuta la salvezza.

Per grazia di Dio, tanti, in tanti modi, questo 'oggi' lo stanno già attuando nelle innumerevoli forme della carità, animata dallo Spirito Santo.

Paolo, scrivendo ai Corinzi, ci viene incontro, dando una risposta alla nostra domanda: Come possiamo noi cristiani realizzare quell'OGGI di Gesù?

"Fratelli, come il corpo, pur essendo uno, ha molte membra, e tutte le membra pur essendo molte sono un solo corpo, così anche Cristo. E in realtà noi tutti siamo stati battezzati in un solo Spirito per formare un solo corpo, Giudei o Greci, schiavi o liberi, e tutti ci siamo abbeverati in un solo Spirito. Ora il corpo non risulta dí un membro, ma di molte membra. Se il piede dicesse: 'Poiché io non sono mano non appartengo al corpo, non per questo non farebbe più parte del corpo. E se l'orecchio dicesse: 'Poiché io non sono occhio, non appartengo al corpo' non per questo non farebbe più parte del corpo. Se il corpo fosse tutto occhio, dove sarebbe l'udito? E se tutto fosse udito, dove sarebbe l'odorato? Ora invece Dio ha disposto le membra in modo distinto nel corpo, come egli ha voluto. E se poi tutto fosse un membro solo, dove sarebbe il corpo? E invece molte sono le membra, ma uno solo il corpo. Non può dire alla mano: 'non ho bisogno di te'; né la testa ai piedi: 'non ho bisogno di voi. Anzi le membra del corpo che sembrano più deboli, sono più necessarie; e quelle parti del corpo che riteniamo meno onorevoli, le circondiamo di maggior rispetto; e quelle indecorose, sono trattate con maggior decenza, mentre quelle decenti, non ne hanno bisogno. Ma Dio ha composto il corpo, conferendo maggior onore a chi ne mancava, perché non vi fosse disunione nel corpo, ma anzi le varie membra avessero cura le une le altre Quindi se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme; e se un membro è onorato, tutte le membra gioiscono con lui. ORA VOI SIETE CORPO DI CRISTO E SUE MEMBRA, CIASCUNA PER LA SUA PARTE.

Alcuni perciò Dio li ha posti nella Chiesa in primo luogo come apostoli, in secondo luogo come profeti, in terzo luogo come maestri; poi vengono i miracoli, poi i doni di fare guarigioni, i doni di assistenza, di governare, delle lingue. Aspirate ai carismi più grandi" (Ef 12, 12-31).

Con una chiarezza davvero incredibile, Paolo, scrivendo alle prime comunità cristiane, e in questo caso a quella di Efeso, dove forse si dibatteva sul ruolo o su quello che era 'il posto' nella Chiesa e la parte da svolgere, descrive i carismi di ciascuno.

E ce ne sono tanti, che si adattano alle varie necessità di una Chiesa che vuole essere tutta missionaria, non lasciando alcuno con le mani in mano!

Non si tratta qui solo dei ruoli o carismi, che siamo soliti vedere incarnati nelle varie vocazioni o al sacerdozio, o all'episcopato o alla vita consacrata, nelle diverse Congregazioni religiose, ognuna delle quali ha il suo proprio carisma, o al laicato, come operatori pastorali nelle parrocchie, ma dei carismi 'semplici', legati alle realtà dove siamo e per ciò che facciamo.

Per esempio: l'Istituto cui appartengo, fondato dal beato Rosmini, ha come carisma la carità a tutto tondo, dalla carità temporale, che riguarda la cura del corpo, e quindi verso i poveri e gli ammalati, a quella intellettuale, a quella spirituale. Sarà l'obbedienza poi a discernere e dire quale carità ciascuno debba in modo più specifico esercitare. E così per le Congregazioni tutte... ognuna con il suo carisma... come a rendere presente ed efficiente la figura del 'corpo', attraverso le 'membrà.

Ma quello che è davvero stupendo, o dovrebbe esserlo, è come tutti convergono, seppur in modo diverso, al bene dell'intera umanità e della Chiesa.

Nel piano di carità e di salvezza, che Dio ha disposto per tutti, ha fatto ín modo che ciascuno, senza eccezioni, sia costruttore.

Dai genitori agli educatori, ad ogni fedele. C'è davvero posto e necessità che tutti, ma proprio tutti, ciascuno con il suo carisma, mettiamo mano all'edificazione del Regno di Dio e, quindi, ad un mondo più giusto, più bello.

Non è ammesso il disimpegno, perché sarebbe come fare mancare il nostro necessario apporto, creando un 'vuoto' nell'edificazione del Regno e nella comunità.

E, ringraziando Dio, nella Chiesa, oggi, si stanno rendendo conto in tanti dell'urgenza di mettere a frutto i carismi che Dio ha donato. Ci sono una miriade di gruppi e di associazioni, che sono oggi il miglior commento alla lettera di Paolo.

Ma anche se non si appartiene a qualche gruppo, c'è davvero tanto posto per sviluppare i propri carismi, silenziosamente, ma con efficacia, là dove il Signore ci ha posti a vivere.

L'importante è non nascondere i nostri carismi 'sotto terrà, per pigrizia o per paura, come dice Gesù nella parabola dei talenti da far fruttare.

Scriveva Paolo VI: "A tanti cristiani, forse a noi stessi, è rivolto l'interrogativo che sa di rimprovero, rivolto dall'apostolo Paolo agli Efesini, perché la nostra vita spirituale non è un soliloquio, una chiusura dell'anima in se stessa, ma un dialogo, un'ineffabile conversione, una presenza di Dio, da non ricercare più nel cielo, né fuori, né solo nelle nostre chiese, ma in se stesso: quanta gioia e quanta speranza saremo capaci così di donare a tutti, ognuno a suo modo e dove è".

Abbandoniamo i nostri desideri nel cuore dello Spirito con le parole di Madre Teresa di Calcutta: Signore, vuoi le mie mani per passare questa giornata aiutando i poveri e i malati che ne hanno bisogno?
Signore, oggi ti dono le mie mani.
Signore, vuoi i miei piedi per passare questa giornata
visitando coloro che hanno bisogno di un amico?
Signore, oggi ecco i miei piedi.
Signore, vuoi la mia voce per passare questa giornata
parlando con quelli che hanno bisogno di parole di amore?
Signore, oggi ti do la mia voce.
Signore, vuoi il mio cuore per passare questa giornata
amando ogni uomo, solo perché è un uomo?
Signore, oggi ti do il mio cuore.

 

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