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TESTO Commento su Marco 1,14-20

padre Lino Pedron  

Lunedì della I settimana del Tempo Ordinario (Anno II) (11/01/2010)

Vangelo: Mc 1,14-20 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Giovanni il Battista ha introdotto Gesù nella storia del suo tempo, poi è scomparso dalla scena bruscamente: questo è il destino di tutti i profeti. Giovanni scompare per lasciare il posto al "più forte" di lui.

Le parole di Gesù del v. 15 contengono due elementi: l'annuncio di ciò che Dio sta per fare e il comando agli uomini perché rispondano all'azione di Dio con l'atteggiamento adeguato: la conversione e la fede.

"Il tempo è compiuto". L'attesa è finita, le promesse si sono realizzate; è l'ultima tappa della storia della salvezza, l'ultima fase della realizzazione del progetto di Dio; è la fine dei tempi (Ger 3,17; 5,8; 50,4.20; Ez 7,7.12; Dan 7,22; 12,4.9); è giunta la pienezza dei tempi (Gal 4,4; Eb 9,26); il momento presente è pieno fino all'orlo della presenza di Dio che salva.

Proclamando il vangelo, Gesù dà consistenza alla storia degli uomini, dà un contenuto vero e un senso nuovo al tempo e allo spazio: dà senso al passato, al presente e al futuro. Gesù è Dio che riempie di senso infinito il nostro non-senso: senza di lui siamo pieni di vuoto.

"Il regno di Dio è vicino". E' vicino il momento in cui Dio eserciterà in modo effettivo e completo la sua sovranità sul mondo. Se adesso il mondo è governato dalla potenza del denaro, dell'inganno e della forza (la potenza di satana), è vicino il momento in cui Dio prenderà nelle sue mani il potere. Sta per cambiare radicalmente il regime del governo del mondo: si instaura definitivamente la sovranità di Dio che significa giustizia, concordia, pace, pienezza di vita.

"Dio regna!" è la buona notizia. Se finora gli uomini hanno obbedito a satana e le loro scelte erano determinate dall'interesse, dal proprio comodo e dalla volontà di primeggiare, ora non deve più essere così: c'è stata la rivoluzione, è cambiato il regime e la legge.

Il regno di Dio è presente nella persona di Gesù, nelle sue parole: poi si comunicherà ai Dodici, alle folle e al mondo.

"Convertitevi e credete nel vangelo". La conversione è un cambiamento radicale, un vero e proprio rovesciamento, un passaggio dall'egoismo all'amore, dalla difesa dei propri interessi alla solidarietà. Deve cambiare l'atteggiamento interiore e la condotta esteriore. Convertirsi è voltarsi verso Dio in atteggiamento di obbedienza e accogliere con gioia la sua sovranità. Se la sovranità di satana era oppressiva, quella di Dio sarà liberante: servire Dio è regnare.

Ecco dunque il vangelo: la possibilità di sperimentare gioiosamente la sovranità di Dio sulla propria vita.

Il breve racconto della chiamata dei primi quattro discepoli vuole essere un esempio concreto di conversione; non la conversione proposta a degli specialisti del regno di Dio, ma semplicemente la conversione necessaria per essere cristiani.

L'iniziativa è di Gesù: la vita cristiana non è tanto una scelta nostra quanto una risposta alla sua chiamata. L'appello di Cristo ha una nota di urgenza: è il momento favorevole, non c'è tempo da perdere: è la grande occasione.

L'appello di Gesù esige un distacco radicale: lasciare le ricchezze (Mc 10,21), abbandonare la strada del dominio e del potere (Mc 9,35), smantellare quell'idea di Dio che abbiamo costruito a difesa dei nostri privilegi (Mc 7,8-13), vivere nella logica della croce (Mc 8,34) fino a riconoscere nel volto sfigurato di un uomo crocifisso la vera immagine del Dio senza figura (Mc 15,39).

"Subito, lasciate le reti, ... lasciato il padre, ... lo seguirono". Il racconto della chiamata degli apostoli si ispira alla chiamata di Eliseo (1Re 19,19-21). Immediata rottura con il passato, cambio di rotta, conversione. Per questi primi quattro discepoli la forza di attrazione del regno di Dio è stata così grande da superare quella del possesso, degli affetti familiari e dell'abitudine. La fede si concretizza in un'adesione totale alla persona di Gesù, nell'accogliere lui come guida e come scopo della propria vita: vivere per lui nel senso più pieno.

 

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