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TESTO Un gigante addormentato

mons. Antonio Riboldi

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Pentecoste (Anno C) - Messa del Giorno (03/06/2001)

Vangelo: Gv 14,15-16.23b-26 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 14,15-16.23-26

15Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; 16e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre,

23Gli rispose Gesù: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. 24Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.

25Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. 26Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.

E' certamente la grande festa della e per la Chiesa quella che si celebra oggi, ossia la Pentecoste. Possiamo con gioia chiamarla la nascita della Chiesa di Dio. E' il momento in cui Gesù "passa la mano", nella meravigliosa opera di salvezza dell'umanità, agli uomini, in modo che quanto Lui fece non vada disperso e non si fermi nel momento della Sua Ascensione al cielo, ma abilita tutti gli uomini a essere costruttori del Regno di Dio. E perché ciò avvenga "manda il Suo Spirito" che renderà ogni battezzato "profeta, sacerdote e testimone della carità".

Così racconta gli Atti degli apostoli quel grande giorno in cui lo Spirito prende dimora tra di noi operando cose grandi, sia pure attraverso poveri uomini, come siamo noi.

"Mentre il giorno di Pentecoste stava per finire, si trovarono tutti insieme nello stesso luogo. Venne all'improvviso dal cielo un rombo, come di vento che si abbatte gagliardo e riempì tutta la casa dove si trovavano. Apparvero loro lingue come di fuoco che si dividevano e si posarono su ciascuno di loro: ed essi furono tutti pieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue come lo Spirito dava loro il potere di esprimersi" (At.2,1-6).

E tutti. Sappiamo come quegli undici (mancava Giuda che si era impiccato), che avevano dato prova di una grande debolezza sempre, mostrando così l'incapacità degli uomini a fare le cose "grandi", che solo Dio sa fare (e basta pensare alla fuga, per paura, nel momento in cui Gesù fu arrestato) improvvisamente divennero "altro": ossia testimoni della potenza di Dio, non solo continuavano l'opera messianica, ma non si arrestavano davanti alle difficoltà. Parlavano apertamente nella sinagoga o in pubblico, di quel Gesù che voi avete crocifisso ed è risorto, andando incontro a continue percosse, arresti, prigionie, fino a1 martirio. Ed è incredibile come erano instancabili nel compiere il loro apostolato. Avevano preso alla lettera le parole del Maestro: "Andate in tutto il mondo ed annunciate la Buona Novella fino ai confini della terra". In altre parole tutti, ma proprio tutti, in ogni luogo ed in ogni. tempo, dovevano conoscere che c'è un Padre che ama e che vuole tutti, ma proprio tutti in Cielo.

Basta pensare ai viaggi di Paolo, che allora non erano facili, sotto ogni aspetto. E dove arrivavano non trovavano Chiese già preparate, cristiani che battevano le mani al loro arrivo, come succede tante volte a noi Vescovi. Tante volte trovavano il "deserto della fede". Gesù era uno sconosciuto. Ad Atene avevano innalzato un tempio "al Dio ignoto" e Paolo parte proprio da questo "ignoto" per svelare Cristo. Ma ha poca fortuna...o meglio, solo qualcuno comincia a volerne sapere di più fino a farsi battezzare.

Si calcola che Paolo abbia compiuto "in terra, per mare, in catene, più di 20 mila km. Una cosa incredibile: spiegabile solo per la presenza dello Spirito Santo. Lo stesso Spirito che è oggi nella Chiesa e mostra i suoi prodigi ancora oggi. Basta pensare ai viaggi del Santo Padre. Basta ricordarsi del grande giubileo ed in particolare di alcuni momenti, come il giubileo dei giovani.

Lo Spirito Santo è stato poi dato a ciascun battezzato con il sacramento della .Cresima o Confermazione. Io l'ho ricevuto, poi, con l'imposizione delle mani del Vescovo e l'unzione delle mani, il giorno della mia ordinazione sacerdotale. La pienezza dello Spirito mi venne infine conferita nella ordinazione a Vescovo con l'imposizione delle mani, la consegna del Vangelo e l'unzione sacra. Davvero posso dirmi "pieno dello Spirito Santo". Ma anche chi è laico possiede la forza dello Spirito Santo, che a ciascuno dà i suoi doni o carismi che sono "le vie o strumenti" per compiere l'opera della salvezza. Ma ne hanno davvero coscienza i "laici", che, come noi Vescovi, anche se in modo diverso, sono costruttori del Regno con i. carismi dello Spirito? Sanno almeno quali sono i carismi o doni ricevuti? O sono come quel talento, descritto nella parabola, che chi l'ha avuto, conoscendo il senso di giustizia del padrone, ha nascosto al sicuro sotto terra, ricevendo poi una dura condanna?

"Se si svegliasse la potenza dello Spirito in tutti i laici, uomini, donne, giovani", cambierebbe subito questo mondo. Avessimo solo una briciola dello zelo di S. Paolo, cosa succederebbe nella famiglia, nella società? Ed invece pare proprio che il laicato sia "un gigante addormentato": un gigante da svegliare perché si metta in moto la potenza del Signore.

Scriveva don Primo Mazzolari: Lo Spirito può aprirsi un varco, anche attraverso le resistenze del nostro egoismo...Ci dobbiamo impegnare per trovare un senso alla vita, una ragione che non sia una delle tante che ben conosciamo e che ci prendono il cuore. Si vive una sola volta e non voglio essere giocato da nessun piccolo interesse. Non m'importa della carriera, né del denaro, né delle donne, specie se soltanto "femmine" ossia, "donne da vetrina, o oggetto di piacere": e non mi importa la mia fortuna o quella delle altre idee: non ci interessa di passare alla storia (abbiamo il cuore giovane e fa paura il freddo del marmo o della carta). Mi interessa di perdermi per Qualcuno che rimane anche dopo che sono passato. Mi interessa sentirmi responsabile di tutto e di, tutti e di avviarmi, sia pure attraverso errori, verso l'Amore che diffonde un sorriso di poesia su ogni creatura. Per questo mi impegno non per riordinare il mondo, per rifarlo, ma per amarlo. Per amare anche quello che non possiamo accettare, che non è amabile, anche quello che pare rifiutarsi all'amore perché dietro ogni volto, sotto ogni cuore, c'è una grande sete di amore, il volto e il cuore dell'Amore.

Mi impegno perché credo nell'Amore, la sola certezza che non teme confronti, la sola che basta per farci impegnare perdutamente.

Questo è il segno dell'uomo sotto l'azione dello Spirito. Questa sferzata di gioia di coraggio, di impegno, è quella di cui ha bisogno il "gigante, noi, addormentato". Che rivoluzione avverrebbe se si svegliasse!
E' la preghiera di Pentecoste.

 

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