PERFEZIONA LA RICERCA

FestiviFeriali

Parole Nuove - Commenti al Vangelo e alla LiturgiaCommenti al Vangelo
AUTORI E ISCRIZIONE - RICERCA

Torna alla pagina precedente

Icona .doc

TESTO Una difficile pace

mons. Antonio Riboldi

VI Domenica di Pasqua (Anno C) (20/05/2001)

Vangelo: Gv 14,23-29 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 14,23-29

23Gli rispose Gesù: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. 24Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.

25Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. 26Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.

27Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. 28Avete udito che vi ho detto: “Vado e tornerò da voi”. Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me. 29Ve l’ho detto ora, prima che avvenga, perché, quando avverrà, voi crediate.

Sono tante le persone che ho il dono di incontrare nella mia missione pastorale. Difficile incontrare una persona che conosca il bene della pace, quella di cui parla oggi Gesù nel Vangelo.

Tutti, più o meno, hanno qualche piccolo o grosso problema che a volte ha il volto del dramma. Tutti, o quasi tutti, "sono turbati".

E' vero che non c'è vita senza croce. Una croce che, a volte, è la necessaria compagnia dell'amore. Amore e dolore si accompagnano sempre come due sorelle, che non possono fare a meno l'una dell'altra. A volte è la società che ti impone problemi che potrebbero essere evitati, solo se ci fosse almeno il proposito di una giustizia, che dia agli uomini la gioia di godere degli stessi diritti e doveri, come il pane, la casa, il lavoro.

E' difficile conoscere la tranquillità, quando si è disoccupati, magari con una famiglia a carico: o non si sa come venire in possesso di un alloggio, o si è nella malattia.

Gesù, nella sua vita tra di noi, e ancora oggi nella Sua misteriosa presenza accanto a ciascuno di noi, conosce molto bene tutte le nostre sofferenze. Lui stesso le ha provate tutte, come figlio di uomo, non sfuggendo al grande e necessario supplizio della croce. Ma la sua sofferenza, il suo stesso essere tra noi e con noi, per volontà del Padre e quindi in piena libertà e gratuità, era frutto di un incredibile ed infinito amore.

Nell'Ultima Cena., a poche ore, si può dire dall'agonia del Getsemani, come un testamento, lascia a tutti il grande comandamento dell'amore. "Se uno mi ama, dice, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui...Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbiate timore". (Gv.14,23-29).

E ci sono persone che sanno sperimentare questa pace, a volte in situazioni che sono al limite della sopportabilità. Ho avuto 1a fortuna di incontrare un medico che appartiene all'associazione "Medici senza frontiera": ossia quei medici "pronti a correre là dove la salute davvero non è un diritto, come dovrebbe essere per tutti. Mi raccontava la sua esperienza nei luoghi del mondo, che lui chiamava il vero "inferno della società". E lì, con la collaborazione dei pochi medici locali, doveva attrezzare strutture che fossero in grado di fare della salute un diritto anche in quei luoghi simili a un "inferno". In poche ore mi "accompagno" descrivendomi ogni angolo della terra infelice. "Non ha paura?" Gli chiedevo.

"Condividere la sofferenza, costruire ponti di speranza, ricostruire la civiltà dell'uomo, che è l'amore e provare tanta pace e soprattutto aprire alla povera gente il cielo della speranza e della pace. E ce ne accorgevamo quando, terminata la missione, partivamo per altra destinazione. Il "grazie della gente" era come un grazie alla pace ritrovata.

Noi cristiani, che possediamo il dono dello Spirito, dovremmo davvero essere esperti di questa pace...anche ai nostri giorni. Abbiamo lasciato alle nostre spalle la "tempesta delle elezioni", che davvero non ci ha aiutato a conoscere la pace. Si è avuto, come l'impressione che oggi si cerchi più il potere che opprime sempre, anziché il servizio che eleva. Dovrebbero ricordarselo tutti quelli che hanno "potere" che la parola stessa, "autorità" vuol dire "aiutare la crescita dell'uomo": dai genitori alle altre autorità. Non è conforme all'amore, la ricerca del potere anziché del servizio. L'uomo resta sempre il centro di ogni attenzione e servizio. Se c'è una parola, che calpesta davvero l'uomo e la sua dignità, è sentirsi. "padroni". L'uomo ha un solo Padre e Signore: Dio. "Non abbiate altro Padre in terra se non il Padre vostro che è nei cieli". Considerare l'autorità o il potere come "essere padroni", è considerare gli uomini delle proprietà, da usare al servizio del potere o politico, o economico o scientifico. E' una vera bestemmia alla giustizia. Una bestemmia tanto diffusa in tante strutture del mondo, soprattutto occidentale. Gesù, vero Signore del cielo e della terra, nella stessa sera in cui parlava di pace, diede l'esempio di come si "semina" la gioia, lavando i piedi degli apostoli. "E dirà per Lui per gli apostoli e per noi: "Dite bene, io sono Signore e Maestro, ma non sono venuto per essere servito ma per servire". Forse tocca a ciascuno di noi, da una parte entrare nel mondo di pace di Gesù, coltivando la bellezza della libertà da tutto e tutti e nello stesso tempo divenendo dono per tutti. I primi cristiani sono così descritti nella famosa "lettera a Diogneto": "Vivono nella carne, ma non secondo la carne. Trascorrono la loro vita sulla terra, ma la loro cittadinanza è nel cielo. Obbediscono alle leggi stabilite, ma con il loro modo di vivere sono superiori alle leggi. Abitano ciascuno nella loro patria, ma come forestieri: partecipano a tutte le attività di buoni cittadini e accettano tutti gli oneri come ospiti di passaggio. Ogni terra straniera è patria per loro, mentre ogni patria è per loro terra straniera".

Capiamo allora come anche per noi possono essere realtà le parole di Gesù. "Vi lascio la mia pace...non si turbi il vostro cuore e non abbiate timore". D'altra parte come si fa ad avere paura quando la fede ci dice che Dio è così vicino a noi da essere una cosa sola con tutto ciò che noi viviamo?...purché "ci sia amore tra noi e il Padre".

Ho sempre davanti agli occhi e ben fisso nel cuore il volto soave di quel medico senza frontiera, che sembrava, con i suoi racconti di condivisione della sofferenza e del pericolo, aprire l'azzurro del cielo fatto di pace. Così come non posso cancellare dagli occhi e dal cuore i tanti volti di missionari, uomini, donne, giovani, che hanno fatto della loro vita un servizio al fratello, in ogni parte del mondo. Un giovane, partito come volontario presso una missione nella difficile Africa, per essere speranza a chi non ne ha, era tornato in Italia per un breve riposo. "Questa non è la terra della pace che vorrei. Qui trionfa egoismo, assenza di amore e di Dio. Questa è una terra dove fa fatica a filtrare il sole della gioia. Amo l'Africa, dove manca luce, acqua, televisione, e persino il cibo e dove a volte si fa festa per una fetta di formaggio, piovuta dalla Provvidenza, ma dove abbonda l'amore. Qui mi sento soffocare. Scappo dove la terra è avara, ma il Cielo dell'anima è generoso".

 

Ricerca avanzata  (53995 commenti presenti)
Omelie Rituali per: Battesimi - Matrimoni - Esequie
brano evangelico
(es.: Mt 25,31 - 46):
festa liturgica:
autore:
ordina per:
parole: