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TESTO Luce e tenebre

Paolo Curtaz  

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II Domenica dopo Natale (03/01/2010)

Vangelo: Gv 1,1-18 (forma breve Gv 1,1-5.9-14) Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 1,1-18

1In principio era il Verbo,

e il Verbo era presso Dio

e il Verbo era Dio.

2Egli era, in principio, presso Dio:

3tutto è stato fatto per mezzo di lui

e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste.

4In lui era la vita

e la vita era la luce degli uomini;

5la luce splende nelle tenebre

e le tenebre non l’hanno vinta.

6Venne un uomo mandato da Dio:

il suo nome era Giovanni.

7Egli venne come testimone

per dare testimonianza alla luce,

perché tutti credessero per mezzo di lui.

8Non era lui la luce,

ma doveva dare testimonianza alla luce.

9Veniva nel mondo la luce vera,

quella che illumina ogni uomo.

10Era nel mondo

e il mondo è stato fatto per mezzo di lui;

eppure il mondo non lo ha riconosciuto.

11Venne fra i suoi,

e i suoi non lo hanno accolto.

12A quanti però lo hanno accolto

ha dato potere di diventare figli di Dio:

a quelli che credono nel suo nome,

13i quali, non da sangue

né da volere di carne

né da volere di uomo,

ma da Dio sono stati generati.

14E il Verbo si fece carne

e venne ad abitare in mezzo a noi;

e noi abbiamo contemplato la sua gloria,

gloria come del Figlio unigenito

che viene dal Padre,

pieno di grazia e di verità.

15Giovanni gli dà testimonianza e proclama:

«Era di lui che io dissi:

Colui che viene dopo di me

è avanti a me,

perché era prima di me».

16Dalla sua pienezza

noi tutti abbiamo ricevuto:

grazia su grazia.

17Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè,

la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.

18Dio, nessuno lo ha mai visto:

il Figlio unigenito, che è Dio

ed è nel seno del Padre,

è lui che lo ha rivelato.

Vorrei far fare un po' di purgatorio ai liturgisti, sinceramente.

Nel periodo di Natale, tre settimane scarse, ci troviamo due volte a settimana per celebrare una festa. Per i preti, poveracci, calcolando la vigilia, quattro volte a settimana. C'è da perdersi, complice le doverose e legittime vacanze che chi può sta facendo.
Un po' di dieta servirebbe anche alla liturgia!

La seconda domenica di natale è tra le più fiacche dell'anno.
Ci si arriva con le pile scariche e il colesterolo alto.

Bene il natale, discreta la domenica della Santa famiglia, e vada per capodanno con Maria... Ma tornare a messa per la quarta volta in dodici giorni mette a dura prova la fede!

E la liturgia denuncia questa stanchezza. Cosa c'è ancora da dire?

Allora puntiamo in alto, voliamo ad alta quota, come accade a me oggi.

E vai col prologo di Giovanni, e la meditazione della Sapienza e l'inno agli efesini di Paolo.

Insomma: teologia allo stato puro, emozioni forti, se solo sapessimo ancora averne, leggendo la Parola.

Leggo, poco convinto, e mi fermo subito. Merito della nuova traduzione della CEI che stiamo leggendo dall'avvento. Carino.

Cambiamenti

Giovanni scrive il suo prologo alla fine del suo vangelo, come se fosse un riassunto di tutta la sua predicazione. E ho sempre usato, negli anni scorsi, una frase di fortissimo impatto che ho mandato a memoria e che, dal mio parziale e discutibile punto di vista, dice bene cos'è il mistero del natale (non la farsa del natale che ne abbiamo fatto).

Giovanni dice così: la luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l'hanno accolta.
Chiaro, forte, immediato, devastante.

Non c'è molto da celebrare a natale, ma da convertirsi e pentirsi. L'umanità non ha rivolto una grande accoglienza alla prima venuta di Dio. C'è poco da festeggiare, insomma, quasi come se si imbastisse una festa in ritardo. Natale è dramma: Dio viene e l'uomo non c'è. Pochi si accorgono, ancora meno lo accolgono: Maria e il suo amatissimo sposo, i pastori, i magi, Simeone e Anna la profetessa. Fine dell'elenco. Ecco perché i fratelli orientali osano dire ciò che noi, pudicamente, omettiamo: nelle icone della natività il bambino è adagiato in una tomba. È già il mistero di contraddizione, è già il crocefisso (non per niente i magi portano la mirra per imbalsamare i cadaveri...) questo bambino. Poche dolcezze e smancerie, pochi sussulti davanti a questo infante ma scelta, schieramento, riflessione.
Bello.
Ma, nella nuova versione, c'è una nuova sfumatura.

Vittorie

La luce splende nelle tenebre e le tenebre non l'hanno vinta.

Bella storia. In questa nuova traduzione (quando scendo andrò a verificare sui testi originali se ci sta) si sottolinea non il rifiuto delle tenebre, ma l'ostinazione e la forza della luce.

Dio insiste, Dio non si da per vinto, Dio esagera, alza il tiro, offre una soluzione, si dona ancora e sempre. Bello, bellissimo.

Se fossi Dio mi sarei già stufato da un pezzo dell'umanità, credetemi.
E invece no, Dio insiste, Dio non cede, Dio vince.

Amica che sei nelle tenebre della depressione: le tenebre non vincono.

Amico prete travolto dalla fatica dell'apostolato e dalla solitudine: le tenebre non vincono.

Fratelli che cercate di portare un minimo di logica evangelica nella vostra azienda passando per fessi: le tenebre non vincono.

Discepoli che portate la logica della pace e della dignità umana nelle discariche del mondo dimenticate da tutti: le tenebre non vincono.

Figliolanza

A chi accoglie la luce Dio dona il potere di diventare figlio di Dio, scrive Giovanni il mistico.
Io sono figlio di Dio. Non m'importa essere altro.
Né premio Nobel, né grande star.
Sono già tutto ciò che potrei desiderare.

Solo che corro dietro a mille sogni e a mille chimere pur di ricevere compiacimenti e approvazione. Ma sono già figlio. Solo che non lo so. O non lo vivo.

Natale è la presa di coscienza della mia figliolanza, della mia dignità, del fatto che Dio si racconti e che sia splendido.
Ecco, fine, chiudiamo il cerchio.

All'inizio dell'avvento dicevo: non siamo qui a far finta che poi Gesù nasce. Gesù è già nato, ha svelato il volto di Dio, è morto e risorto, ha salvato il mondo, ogni uomo.
È che il mondo non lo sa.

Gesù è nato, a noi - ora - di nascere alla fede, infine.

Teologia pura.
Che mi converte la vita.

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