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TESTO Commento su Giovanni 1,1-18 (forma breve Giovanni 1,1-5.9-14)

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II Domenica dopo Natale (03/01/2010)

Vangelo: Gv 1,1-18 (forma breve Gv 1,1-5.9-14) Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 1,1-18

1In principio era il Verbo,

e il Verbo era presso Dio

e il Verbo era Dio.

2Egli era, in principio, presso Dio:

3tutto è stato fatto per mezzo di lui

e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste.

4In lui era la vita

e la vita era la luce degli uomini;

5la luce splende nelle tenebre

e le tenebre non l’hanno vinta.

6Venne un uomo mandato da Dio:

il suo nome era Giovanni.

7Egli venne come testimone

per dare testimonianza alla luce,

perché tutti credessero per mezzo di lui.

8Non era lui la luce,

ma doveva dare testimonianza alla luce.

9Veniva nel mondo la luce vera,

quella che illumina ogni uomo.

10Era nel mondo

e il mondo è stato fatto per mezzo di lui;

eppure il mondo non lo ha riconosciuto.

11Venne fra i suoi,

e i suoi non lo hanno accolto.

12A quanti però lo hanno accolto

ha dato potere di diventare figli di Dio:

a quelli che credono nel suo nome,

13i quali, non da sangue

né da volere di carne

né da volere di uomo,

ma da Dio sono stati generati.

14E il Verbo si fece carne

e venne ad abitare in mezzo a noi;

e noi abbiamo contemplato la sua gloria,

gloria come del Figlio unigenito

che viene dal Padre,

pieno di grazia e di verità.

15Giovanni gli dà testimonianza e proclama:

«Era di lui che io dissi:

Colui che viene dopo di me

è avanti a me,

perché era prima di me».

16Dalla sua pienezza

noi tutti abbiamo ricevuto:

grazia su grazia.

17Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè,

la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.

18Dio, nessuno lo ha mai visto:

il Figlio unigenito, che è Dio

ed è nel seno del Padre,

è lui che lo ha rivelato.

Identificato nella figura dell'aquila, Giovanni è l'apostolo prediletto, l'evangelista delle altezze e delle visioni vertiginose. Il prologo del suo Vangelo, che ascoltiamo nella Messa di oggi, ne è il modello.

Il prologo contiene le grandi verità della fede: la preesistenza divina del Verbo Figlio di Dio, eterno insieme al Padre; l'incarnazione del Verbo e l'adozione a figli di Dio di coloro che credono in lui. Gesù è la grande luce che ha rischiarato le tenebre che avvolgevano il mondo. Tenebre di egoismo, di violenza, di morte, di peccato. Eppure il mondo non l'ha riconosciuto. Solo alcuni hanno accettato la sua luce e l'hanno riconosciuto: questi sono chiamati figli di Dio. Come in un quadro a forti contrasti di luce e ombra, fin dal prologo Giovanni pone Gesù come pietra di inciampo, come Colui dinanzi al quale bisogna operare le scelte fondamentali della vita. Non si può rimanere indifferenti. Giovanni, fra la luce di Dio e le tenebre del mondo, pone la carne di Gesù, il Figlio di Dio fatto uomo come noi, carne della nostra carne (nostrae carnis Deus caro factus esset, scriveva Ilario di Poitiers). Se Dio ha assunto la nostra carne, vuol dire che ogni nostra esperienza è stata vissuta, con-divisa da Lui. Ogni povertà, debolezza, solitudine, fame, malattia. Ma anche ogni nostra gioia, consolazione, comunione, salute.

Il Verbo divino, che trascende e abbraccia tutto (spazio e tempo), si è fatto vero uomo in un preciso momento storico; ha preso un cuore, un volto e un nome di uomo, Gesù. Anzi, si è fatto uomo ebreo, ha fatto proprie una lingua e una cultura particolari; ha avuto una patria e ha amato in modo speciale alcune città: Betlemme, dove è nato; Nazaret, dove è cresciuto; Cafarnao, dove ha predicato; Gerusalemme, dove è morto e risorto.

Se il Verbo si è fatto carne, il Risorto si è fatto Chiesa. E, prolungando la logica dell'incarnazione, ha voluto che anche la sua Chiesa fosse non solo universale ma anche particolare. Chiesa particolare è la comunità Diocesana riunita intorno al vescovo. Ma, all'interno, la vita ecclesiale si concretizza ulteriormente nella parrocchia, dove ci si incontra, ci si chiama per nome e ci si guarda negli occhi, dove l'appartenenza può essere sperimentata come in una famiglia.

Il Verbo di Dio, che si è fatto carne e ha messo le sue radici in Israele, vuole che anche i credenti in lui siano ben radicati in una concreta esperienza di comunione, situata in un preciso contesto e nello stesso tempo aperta all'universalità. È essenziale per i cristiani essere uniti intorno a Cristo nella fede e nella carità reciproca.

Si avverte tra le righe del prologo del Vangelo la commozione, la meraviglia e la gioia dell'evangelista e dei primi testimoni. Commozione, meraviglia e gioia che si ritrovano lungo la storia della Chiesa nei santi e nei mistici cristiani. La beata Angela da Foligno, grande mistica francescana, sul letto di morte, rivolta ai figli spirituali che la circondavano, esclamò: "Il Verbo si fece carne". Poi rimase assorta in contemplazione per oltre un'ora. Quindi, come ritornando a proseguire il colloquio, aggiunse: "Ogni creatura viene meno. Tutta l'intelligenza degli angeli non basta". Allora gli astanti domandarono: "Non basta per che cosa?". E lei concluse: "Per comprendere".

Come si fa a comprendere un Dio che nessuno ha mai visto? Il Figlio Unigenito, "che è nel seno del Padre" (come dire: nel grembo di una madre), lo ha rivelato: Gesù è la perfetta icona di Dio.

Commento a cura di don Angelo Sceppacerca

 

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