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TESTO Storia di foglie morte

mons. Antonio Riboldi

III Domenica di Quaresima (Anno C) (18/03/2001)

Vangelo: Lc 13,1-9 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 13,1-9

1In quello stesso tempo si presentarono alcuni a riferirgli il fatto di quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro sacrifici. 2Prendendo la parola, Gesù disse loro: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subìto tale sorte? 3No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. 4O quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Sìloe e le uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? 5No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo».

6Diceva anche questa parabola: «Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. 7Allora disse al vignaiolo: “Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest’albero, ma non ne trovo. Taglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?”. 8Ma quello gli rispose: “Padrone, lascialo ancora quest’anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. 9Vedremo se porterà frutti per l’avvenire; se no, lo taglierai”».

E' molto bella la parte che Gesù recita di fronte ad un albero di fico – pianta assai diffusa nella Terra Santa. Alcuni, che approfondiscono il significato di tutto ciò che troviamo nella Bibbia, affermano che, offrendo l'albero di fico un buon riparo al caldo ed alla luce, gli ebrei amavano stare sotto la sua pianta per potersi dare alla ricerca della fede e quindi di Dio. Ed ogni ricerca non può mai essere un punto fermo, ma è un faticoso cammino, che lentamente apre alla luce del mistero; che è poi, per noi cristiani, la luce dell'anima, che si affaccia sul volto del Padre. Ma non serviva solo a questo l'albero del fico. Da lui si aspettavano frutti per nutrirsi, se no che senso avrebbe avuto un albero che offre solo ombra ma non dà frutto? Disse questa parabola Gesù: "Un tale aveva un fico piantato nella vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. A1Iora disse al vignaiolo: Taglialo. Perché deve sfruttare il terreno? Ma quegli rispose: Padrone, lascialo ancora quest'anno, finché io gli zappi intorno e vi metta il concime e vedremo se porterà frutto per l'avvenire: se no, lo taglierai" (Lc.13,1-9)

Questa parabola Gesù la raccontò, per rendere comprensibile la risposta che aveva dato alcuni ad alcuni, che erano venuti a Lui, per chiedere una 'ragione' di alcuni fatti di sangue succeduti nella Galilea, da parte di Pilato: e di "quei diciotto sopra i quali rovinò la torre di Siloe e li uccise". Credete, risponde, Gesù, che tutti questi morti, per mano di uomini o per altre cause accidentali, fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, vi dico, ma se non vi convertirete, perirete tutti allo stesso modo".

E' una pagina del Vangelo che va benissimo per ciascuno di noi e per quanto vediamo accadere attorno a noi.

La cronaca del mondo, quella che va oltre i confini della nostra esperienza personale, fatta di riuscite e di sconfitte, di sbagli e di cose giuste, ogni giorno ci offre scenari che ci fanno giustamente indignare. A volte tali fatti sono così gravi, inaspettati, che sembrano proprio il freddo di una scure che si abbatte sulle radici della umanità o della stessa speranza. E ci domandiamo il perché. Ricordo quando fui colpito dal terremoto nella Valle del Belice, nel lontano Gennaio 1968. Uscendo dalle rovine, illeso, in pigiama, davanti alla 'mia chiesa madre' che si era appena ristrutturata ed era tanto bella! Ma ora era un cumulo di macerie, che rappresentavano un amaro ricordo, mi venne spontaneo chiedere a Dio: "Perché proprio qui"? E sembrava che il volto del Padre volesse nascondere il suo amore dietro il velo di nubi, che erano nel cielo. Ma sapevo benissimo che Dio non ama colpire l'uomo, come fosse un giocattolo con divertirsi. Dio ama me, ama ciascuno di noi, come solo un Padre – e che Padre – sa fare. Sono misteriosi i suoi piani: ma tutti fanno parte di quel pellegrinaggio, che è la vita di ciascuno su questa terra verso il Cielo. A Dio importa una cosa sola, che è poi "quella necessaria" per tutti noi, ossia che ciascuno "arranchi, a volte con tanta fatica verso la Pasqua eterna del cielo.

Noi sappiamo quanto Dio cerchi ciascuno di noi, anzi recita la parte 'del buon vignaiolo', che a volte taglia tralci, che possono danneggiare la copiosità del frutto. Basterebbe riflettere la Quaresima è davvero il tempo della grande ricerca che il Padre fa di ciascuno di noi, in mille modi a'quanto è grande questo amore, pensando a Gesù, suo unico Figlio, a noi dato, offerto, sacrificato sulla croce, per liberarci dalle nostre catene e farci compiere il volo della resurrezione: ossia farci conoscere la bellezza di volare sulle ali della santità, fuori da questa melma che sembra volerci 'impedire anche solo di pensare al volo.

Quante volte ci siamo tutti sentiti come quel fico con solo tante belle parole, che sembrano foglie senza frutto? Diciamo a noi stessi: Domani cambierò: voglio riprendere la mia libertà di cuore; togliere le catene del mio egoismo; liberarmi dalla pericolosa schiavitù del danaro, per mettere ali alla gioia del farsi dono per chi non ha dono: liberarmi dal fango del piacere, che abbruttisce, togliendo ogni bellezza all'amore e poi ci troviamo schiavi del piacere del potere, del denaro! E rimandiamo sempre, fino a chiudere il cielo su di noi e sentirci come il popolo ebreo oramai certo che nessuno li avrebbe liberati dalle catene dei faraoni, come narra l'Esodo. Rimandare, non solo è sintomo grave di debolezza, ma anche rischio di rendere cronaca il male, con la difficoltà poi di guarirlo.

Occorre il coraggio della conversione. Una conversione che è, anzitutto, mettere in seria discussione ciò che siamo, pensiamo e come ci comportiamo. Confrontarci con la Verità ed entrare nella Vita, che è Gesù. Diversamente i nostri propositi assomigliano a quei sogni in cui ci sembra di correre, correre e siamo sempre allo stesso punto. Un incubo.

Dio sa come tirarci fuori da questo 'incubo'. Per fortuna la nostra conversione non è legata solo alla nostra buona volontà, ma è frutto della Grazia. E' sempre il Padre che ci aiuta a volare.

Bisogna vincere quella convinzione che tante volte culliamo, forse per evitare la fatica di cambiare in meglio: cioè che non si può tornare indietro.

Ebbi modo un giorno di assistere con dei giovani, in occasione di una premiazione ad una lezione di un grande filosofo moderno, forse anche lui in cerca di speranza. E descrivendo come la storia inevitabilmente era una corsa verso l'annientamento e la morte, affermò: 'Il progresso, la storia, non permette di fare passi indietro" lasciando in tutti l'amaro in bocca di vivere camminando verso la catastrofe. Ed era un uccidere la speranza. Chiesi la parola e dissi: "Si può tornare indietro e quindi fermare la corsa verso il nulla. S. Francesco da ricco che era divenne povero e cambiò la storia in altro modo verso orizzonti infiniti". Alcuni giorni dopo, una signorina mi scrisse, dicendomi che era decisa a cambiare rotta nella vita, "tirandosi fuori dal mondo e dalla mentalità di chi come pecore, si lascia condurre al macello". Voleva cambiare la macchina in una più bella, secondo la moda, secondo le leggi del mercato. Vendette quella che aveva e si comprò una bicicletta, dando i soldi ad un'opera benefica." Che bello, mi scrisse, ora so cosa vuol dire volare e non conoscere che l'infinito di Dio!". La sua incredibile gioia era davvero un cancellare il pensiero di catastrofi.

Ma bisognerebbe avere il coraggio e la Grazia di questa ragazza; per vedere anche sulle nostre piante 'di fico' non solo foglie, ma tanti frutti". E questo Dio lo può fare, se noi ci facciamo "zappare da Lui". Buona Quaresima, a tutti, me compreso. Prego per voi sempre e vi voglio bene...tanto.

 

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