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TESTO Commento su Luca 2,1-14

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Natale del Signore - Messa del Giorno (25/12/2009)

Vangelo: Lc 2,1-14 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 1,1-18

1In principio era il Verbo,

e il Verbo era presso Dio

e il Verbo era Dio.

2Egli era, in principio, presso Dio:

3tutto è stato fatto per mezzo di lui

e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste.

4In lui era la vita

e la vita era la luce degli uomini;

5la luce splende nelle tenebre

e le tenebre non l’hanno vinta.

6Venne un uomo mandato da Dio:

il suo nome era Giovanni.

7Egli venne come testimone

per dare testimonianza alla luce,

perché tutti credessero per mezzo di lui.

8Non era lui la luce,

ma doveva dare testimonianza alla luce.

9Veniva nel mondo la luce vera,

quella che illumina ogni uomo.

10Era nel mondo

e il mondo è stato fatto per mezzo di lui;

eppure il mondo non lo ha riconosciuto.

11Venne fra i suoi,

e i suoi non lo hanno accolto.

12A quanti però lo hanno accolto

ha dato potere di diventare figli di Dio:

a quelli che credono nel suo nome,

13i quali, non da sangue

né da volere di carne

né da volere di uomo,

ma da Dio sono stati generati.

14E il Verbo si fece carne

e venne ad abitare in mezzo a noi;

e noi abbiamo contemplato la sua gloria,

gloria come del Figlio unigenito

che viene dal Padre,

pieno di grazia e di verità.

15Giovanni gli dà testimonianza e proclama:

«Era di lui che io dissi:

Colui che viene dopo di me

è avanti a me,

perché era prima di me».

16Dalla sua pienezza

noi tutti abbiamo ricevuto:

grazia su grazia.

17Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè,

la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.

18Dio, nessuno lo ha mai visto:

il Figlio unigenito, che è Dio

ed è nel seno del Padre,

è lui che lo ha rivelato.

A Natale la liturgia si fa poesia: "Mentre un profondo silenzio avvolgeva l'universo e la notte nella sua rapida corsa era giunta nel mezzo del suo cammino, il Verbo onnipotente, dagli altissimi cieli, balzò dal suo trono regale".

A Natale la poesia si fa liturgia, preghiera: "Natale. Guardo il presepe scolpito, / dove sono i pastori appena giunti / alla povera stalla di Betlemme. / Anche i Re Magi nelle lunghe vesti / salutano il potente Re del mondo. / Pace nella finzione e nel silenzio / delle figure di legno; ecco i vecchi / del villaggio e la stella che risplende, / e l'asinello di colore azzurro. / Pace nel cuore di Cristo in eterno; / ma non v'è pace nel cuore dell'uomo. / Anche con Cristo e sono venti secoli / il fratello si scaglia sul fratello. / Ma c'è chi ascolta il pianto del bambino / che morirà poi in croce tra due ladri?" (Salvatore Quasimodo, Poesie disperse e inedite. Il figlio del poeta racconta che il Padre - la sola volta! - lo aiutò nei compiti di scuola: scrivere una poesia per il Natale, davanti al Presepio).

A Natale tutto è possibile. Che il cielo tocchi la terra e che la terra assomigli al cielo; che Dio si faccia uomo e che l'uomo diventi figlio di Dio. Sono possibili il perdono e la salvezza, la fiducia e la consolazione. A Natale anche il dubbio può avvicinare la speranza e l'ateismo sfiorare la fede. E così, a Natale, anche la scrittura di un uomo come Jean Paul Sartre, può indossare i panni della mistica più autentica: "La Vergine è pallida e guarda il bambino. Quel che bisognerebbe dipingere sul suo volto, è una meraviglia ansiosa che non è comparsa che una volta su una fisionomia umana. Perché il Cristo è suo figlio, la carne della sua carne e il frutto delle sue viscere. Ella lo ha portato nove mesi e gli darà il seno, e il suo latte diventerà il sangue di Dio. E sul momento la tentazione è così forte che dimentica che è Dio. Lo stringe alle sue braccia e gli dice: 'Piccolo mio'. Ma in altri momenti, resta interdetta e pensa: 'Dio è là ed è presa da un timore religioso per questo Dio muto, per questo bambino terrificante'. Ma io penso che vi sono anche degli altri momenti, rapidi e fuggevoli in cui lei sente al tempo stesso che il Cristo è suo Figlio, il suo piccolo, e che è Dio. Lo guarda e pensa: 'Questo Dio è il mio bambino. Questa carne divina è la mia carne. Egli è fatto di me, ha i miei occhi, e questa forma della sua bocca è la forma della mia, mi assomiglia. Egli è Dio e mi assomiglia'. E nessuna donna ha avuto in tal modo il suo Dio per sé sola, un Dio piccolino che si può prendere tra le braccia e coprire di baci, un Dio tutto caldo che sorride e respira, un Dio che si può toccare e che ride. Ed è in uno di questi momenti che io dipingerei Maria se fossi pittore".

Che sia Natale per tutti. Con le parole di Aurora. Sì, perché come a Betlemme, anche oggi ci sono i figli di quelli che credono - come Maria e Giuseppe - ai soffi dello Spirito giunti sulle ali di angeli. La piccola Aurora è in fase di adozione e quest'anno ha messo la sua letterina davanti a Gesù Bambino. Io l'ho copiata di nascosto.

Ciao Gesù! Eccomi davanti a te; quest'anno non potevo mancare. Sono Aurora, la bimba che fino a pochi mesi fa era senza famiglia. Nel senso che la mia mi era sconosciuta, assente, spezzata, per dramma e disperazione, per solitudine e abbandono. Sono testimone del dolore e della perdita, ma anche del miracolo che sempre può accadere quando qualcuno - come A. e S. - ti raccoglie per stringerti al petto, come pane profumato appena uscito dal forno. Senza dire: "Chi è questa qui?". Ero senza famiglia e la difficoltà è stata la mia grazia quotidiana; ma è stata anche la sorpresa di questa coppia che si è chinata sulla mia fragilità per farmi vivere quello che di buono e vero nutriva la loro vita, senza chiedere nulla in cambio, per puro gesto d'amore che vive dell'emozione di imparare a chiamarmi figlia. Un'altra cosa sta imparando chi mi ha accolta: la realtà gli cambia contorno, tutto prende nuovo valore: sei Tu, Gesù, che ti manifesti ai loro occhi.

Sì, perché io sono una tua presenza. Sono il Natale di ogni giorno e chi si è chinato sulla mia mangiatoia ora si rialza con uno sguardo diverso, capace di accogliere il mio destino. Quando una famiglia fa posto a chi non ne ha, anche la sua casa si trasforma e diventa castello. Solo tu, Architetto delle galassie, puoi trasformare le tane in case. Io che ero senza famiglia, ho pelle più fine e occhi più grandi, come i tuoi, Gesù bambino. Nel mio, è il tuo sguardo. Certo, io ho ricevuto, ma prima ho dato. Perché il punto di nascita di ogni gesto d'amore è l'abbraccio tenerissimo che uno riceve e poi ricambia. Non è mai il rovescio. Buon Natale, Gesù. A te e a me. A mamma S. e papà A. Buon Natale a tutti i bambini del mondo".

Commento a cura di don Angelo Sceppacerca

 

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