PERFEZIONA LA RICERCA

FestiviFeriali

Parole Nuove - Commenti al Vangelo e alla LiturgiaCommenti al Vangelo
AUTORI E ISCRIZIONE - RICERCA

Torna alla pagina precedente

Icona .doc

TESTO Decima Domenica del Tempo Ordinario - Ciclo A

Totustuus  

X Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (09/06/2002)

Vangelo: Mt 9,9-13 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 9,9-13

In quel tempo, 9mentre andava via, Gesù vide un uomo, chiamato Matteo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì.

10Mentre sedeva a tavola nella casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e se ne stavano a tavola con Gesù e con i suoi discepoli. 11Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: «Come mai il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?». 12Udito questo, disse: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. 13Andate a imparare che cosa vuol dire: Misericordia io voglio e non sacrifici. Io non sono venuto infatti a chiamare i giusti, ma i peccatori».

Nesso tra le letture

La Parola che attira la nostra attenzione, in questa decima domenica del tempo ordinario, è la "misericordia di Dio", hessed. Questa misericordia, è esprime in modo eminente nel testo evangelico della vocazione di Matteo e del banchetto di Gesù coi pubblicani (Vangelo). Il Signore dimostra con le sue parole e con la sua testimonianza che la misericordia di Dio è immensa, e desidera la conversione dei peccatori, la salute dei malati. Tuttavia, questa conversione al Padre di ogni misericordia non è superficiale, bensì colpisce le fibre più intime della propria personalità. Per questo il profeta Osea ammonisce il popolo a non limitarsi ad una conversione esteriore e provvisoria, come "una nube del mattino, come la rugiada che all'alba svanisce" (prima lettura). La conversione non è un processo rituale, ma morale e religioso: Dio desidera da parte nostra amore e misericordia.

Messaggio dottrinale

1. La misericordia di Dio

La vocazione di Matteo, un pubblicano e pertanto considerato peccatore pubblico, ci colloca di fronte all'incommensurabile amore di Dio che invia suo Figlio a salvare i peccatori. Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Qui ci viene mostrato che la malattia non è solo fisica, ma anche, e soprattutto, morale. Il peccatore è colui che ha bisogno del medico divino, della misericordia di Dio.

Tutta la storia della salvezza, dalla creazione del mondo e dell'uomo, passando per la chiamata di Abramo, la missione di Mosè e l'annuncio dei profeti, fino all'Incarnazione del Verbo, mostra un cammino ininterrotto di Dio che viene incontro all'uomo, per distruggere il peccato e la morte, elevarlo alla partecipazione della natura divina e concedergli la vita eterna. Niente ha potuto dissuadere a Dio dal suo infinito amore per gli uomini. "La divinità viene all'umanità, affinché l'umanità giunga alla divinità" commenta san Pietro Crisologo (sermone 3º, 3).

Possiamo dire che il cammino di Dio verso l'uomo è assicurato da un amore fedele e indefettibile. "Dio è fedele al suo amore". Tuttavia, il cammino dell'uomo verso Dio è disseminato di grandi pericoli ed è incerto. Perciò, la vita terrena dell'uomo che cammina verso Dio è drammatica: è un "già, ma non ancora". È un possesso, mai pieno né definitivo. È un camminare nella fede, nella speranza e nell'amore.

2. La speranza contro ogni speranza

La seconda lettura ci presenta Abramo, il padre dei credenti. L'uomo dell'obbedienza nella fede, che partì dalla propria terra senza sapere andava. Abramo è modello di fede. Egli crede e spera, benché l'evidenza immediata sia contraria. Egli vive, serve e ama nella fede. Cioè ama, benché non si renda conto di amare. Serve ed opera, benché non veda la divina compensazione delle sue opere. Per lui era sufficiente la promessa del Signore, e tanto bastava. Così, nonostante l'età avanzata di lui e la sterilità di Sara, sua moglie, non dubita della promessa di Dio e "spera contro ogni speranza". La sua indegnità e miseria umane, nel portare a termine la sua missione, sono ampiamente compensate dal potere di Dio e dalla sua misericordia.

Questo atto di fede fu accreditato a favore di Abramo. Paolo, partendo dell'esempio del patriarca, mostra una realtà straordinaria: allo stesso modo, anche a noi verrà accreditata la fede in Cristo Nostro Signore che Dio resuscitò dai morti. Come Abramo si fece forte nella fede, credendo che Dio è capace di mantenere ciò che promette, similmente noi diventiamo forti nella fede, se confidiamo senza dubitare nella promessa del Signore. "Abbi coraggio, sii coraggioso, spera nel Signore". È nella fede in Cristo resuscitato che il cristiano trova la ragione del suo vivere e il significato della propria missione nell'esistenza. Solo in virtù di questa fede può sperare contro ogni speranza, e nessuna avversità di questa vita lo farà soccombere.

Suggerimenti pastorali

1. La forza del cristiano

La forza cristiana si fonda sulla sua debolezza, perché quando è debole, allora è forte. Cristo, andando incontro a Matteo, sembra chiamare all'apostolato un uomo che in apparenza non vi è adatto. È un pubblico peccatore, un uomo che non è degno di fiducia, lontano dalla società ebraica. Tuttavia, il Signore è il medico che cura le ferite, che rialza colui che è caduto, che dà vita a chi è morto e, così, con piena autorità, avvicina Matteo e gli dice: "Seguimi". Questo è un atteggiamento che la pedagogia di Dio usa quando ci sentiamo indifesi e privi di forze per proseguire il cammino: Egli si fa presente, ci viene incontro e ci fa scoprire un panorama di donazione e dedizione, che mai avremmo potuto neanche sognare.

Quando ci sentiamo indegni della sua fiducia e sconfortati, egli dimostra che continua a fidarsi di noi, e che conta sul nostro aiuto. Cioè, si dimentica del nostro peccato e ci colma di responsabilità nella missione di evangelizzazione. Il cristiano che davvero si converte e ascolta la voce del Signore, sperimenta la gravità e la responsabilità di questo "Seguimi". La conversione passa, pertanto, attraverso un forte senso della missionalità, il senso della missione nella propria esistenza.

2. La conversione dell'anima

Non dobbiamo disperare mai della conversione di un'anima. Lo Spirito agisce ovunque, e lo vediamo in azione sulle anime nella predicazione, nell'azione liturgica, nella vita familiare e nei movimenti ecclesiali che si vivono in seno alla Chiesa. Il pastore deve essere sempre lo strumento della misericordia divina.

 

Ricerca avanzata  (54042 commenti presenti)
Omelie Rituali per: Battesimi - Matrimoni - Esequie
brano evangelico
(es.: Mt 25,31 - 46):
festa liturgica:
autore:
ordina per:
parole: