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TESTO Commento su Luca 3,10-18

padre Paul Devreux

III Domenica di Avvento (Anno C) - Gaudete (13/12/2009)

Vangelo: Lc 3,10-18 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, 10le folle interrogavano Giovanni, dicendo: «Che cosa dobbiamo fare?». 11Rispondeva loro: «Chi ha due tuniche ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare faccia altrettanto». 12Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare e gli chiesero: «Maestro, che cosa dobbiamo fare?». 13Ed egli disse loro: «Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato». 14Lo interrogavano anche alcuni soldati: «E noi, che cosa dobbiamo fare?». Rispose loro: «Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno; accontentatevi delle vostre paghe».

15Poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, 16Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. 17Tiene in mano la pala per pulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel suo granaio; ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile».

18Con molte altre esortazioni Giovanni evangelizzava il popolo.

La gente domandava a Giovanni: "Che cosa dobbiamo fare?". E' la domanda di chi è interessato dalla venuta del Signore.

Tutti noi ci domandiamo cosa dobbiamo fare quando una notizia ci tocca. Che la novità sia buona o cattiva, il segno che la considero importante è che mi domando cosa posso fare. Che cosa posso fare per aiutare, per manifestare il mio interesse.

Noi ci stiamo preparando al Natale, che segna la nascita di Gesù bambino, ma più ancora di questo ci prepariamo alla venuta del messia che annuncia Giovanni Battista nella nostra vita e nel nostro mondo. Qual'è la mia reazione? Dico: "Che cosa posso fare?" Oppure mi limito a dire: "Bene, grazie."

A chi l'interroga Giovanni dà risposte molto sensate, che puntano alla giustizia e alla condivisione. E' interessante notare che le sue proposte sono concrete e accessibili. Per esempio ai pubblicani, che sono collaborazionisti al servizio di Roma, non dice di cambiare mestiere, ma semplicemente di non rubare. Dà delle risposte che hanno il merito di dare agli interessati la possibilità di non sentirsi più maledetti ma addirittura benedetti da Dio e da tutti, e questo è il loro bisogno. Per fare un esempio è un po' come se oggi noi dicessimo ad una persona di un'altra religione che c'interpella sulla salvezza: "Ama e sarai in comunione con Dio", piuttosto che dirgli: "convertiti al Cristianesimo".

Giovanni, tutto ciò che può fare lo fa', ma con umiltà, si rende conto che non basta, quindi se qualcuno gli domanda se è lui il messia, dice di no, e annuncia la venuta di uno che può fare molto di più di lui, senza aver paura di essere messo in ombra dalla sua venuta.

Anche noi siamo invitati a parlare di questa venuta di Gesù, raccontando con entusiasmo tutto ciò che già ha fatto per aiutarci, perché Gesù può fare per le persone che proviamo ad aiutare, quello che noi non riusciamo a fare.

 

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