TESTO Commento su Luca 3,1-6

Oggi è la seconda domenica di Avvento e leggiamo una pagina del Vangelo di Luca che parla di Giovanni Battista. Luca comincia collocandolo in un periodo storico ben preciso, citando le varie autorità di quel tempo, per farci capire subito che l'avvento del Signore è una cosa concreta, una realtà che entra nella storia dell'uomo e che quindi può entrare anche nella mia storia. C'è una storia della salvezza che va in parallelo alla storia profana e che ci permette di dire che Dio è all'opera anche oggi.

Luca ama il linguaggio simbolico. Per esempio, cita sette personaggi, numero che è simbolo di perfezione, di completezza o compiutezza, perché sette sono i giorni della creazione. Inoltre cita quattro governatori locali: due che comandano sul territorio abitato da Israele e due su territori pagani, segno che la salvezza arriva per tutti. Infine comincia citando il cesare di turno, che comanda tutto il mondo che conoscevano, e finirà i suoi scritti dicendo, negli Atti degli Apostoli, che Paolo è a Roma e predica ai pagani.

Ciò premesso Luca ci dice che la Parola di Dio scese su Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto. Non scende sui personaggi famosi prima citati, e neanche sui due sommi sacerdoti. Scende su Giovanni, cioè su colui che è nel deserto. Luogo dove ci si sente piccoli, indifesi, bisognosi degli altri. Nel deserto la solidarietà è d'obbligo, fondamentale per la sopravvivenza. Chi è nel deserto deve camminare per uscirne, ma il deserto è anche il luogo tradizionale dell'incontro con Dio! Giovanni andandoci manifesta questo desiderio, come noi quando ci fermiamo in una chiesa o in un luogo dove ci fermiamo volentieri per contemplare la bellezza del creato e lodare Dio.

Giovanni è profeta in questo manifestare il suo bisogno di Dio e nel cercare poi di risvegliarlo anche nei suoi contemporanei. Oggi la pubblicità cerca di svegliare in noi tanti bisogni indispensabili. Se riuscissi, come Giovanni, ad essere profeta, risvegliando in me e negli altri il bisogno di Dio, sarei contento.

"Egli percorse tutta la regione del Giordano, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati" Convertirsi non significa cercare di essere più buoni, significa girare la nostra attenzione verso il Signore, contrariamente al peccato che è lo sviare la nostra attenzione dal Signore mettendo al primo posto altre cose. Per questo è necessario il perdono. Il cambiamento è necessario quando si fa o ci si fa del male, mentre il perdono è necessario quando ho evitato l'altro che mi aspettava, come quando non mi presento ad un appuntamento. Convertirsi significa fare tutto il possibile per essere presenti al prossimo appuntamento.

Quando arriva un ospite a casa mio so subito quanto questa venuta è importante per me da come preparo l'accoglienza e da come mi sento all'idea di quest'arrivo. A Natale il Signore viene: oggi, da come sto preparando la sua venuta, posso sapere quanto è importante per me.