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TESTO Il precursore

don Romeo Maggioni  

5a domenica Tempo di Avvento (anno C) (13/12/2009)

Vangelo: Gv 3,23-32a Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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23Anche Giovanni battezzava a Ennòn, vicino a Salìm, perché là c’era molta acqua; e la gente andava a farsi battezzare. 24Giovanni, infatti, non era ancora stato gettato in prigione.

25Nacque allora una discussione tra i discepoli di Giovanni e un Giudeo riguardo alla purificazione rituale. 26Andarono da Giovanni e gli dissero: «Rabbì, colui che era con te dall’altra parte del Giordano e al quale hai dato testimonianza, ecco, sta battezzando e tutti accorrono a lui». 27Giovanni rispose: «Nessuno può prendersi qualcosa se non gli è stata data dal cielo. 28Voi stessi mi siete testimoni che io ho detto: “Non sono io il Cristo”, ma: “Sono stato mandato avanti a lui”. 29Lo sposo è colui al quale appartiene la sposa; ma l’amico dello sposo, che è presente e l’ascolta, esulta di gioia alla voce dello sposo. Ora questa mia gioia è piena. 30Lui deve crescere; io, invece, diminuire».

31Chi viene dall’alto è al di sopra di tutti; ma chi viene dalla terra, appartiene alla terra e parla secondo la terra. Chi viene dal cielo è al di sopra di tutti. 32Egli attesta ciò che ha visto e udito, eppure nessuno accetta la sua testimonianza.

Giovanni è un precursore onesto: "Non sono io il Cristo". Anzi è un precursore innamorato: è l'amico dello Sposo che gioisce al suo arrivo. E un precursore umile: "Lui deve crescere; io, invece, diminuire".

Ci dà così garanzia di veracità della sua testimonianza; e ci insegna a divenire altrettanti testimoni e precursori nel nostro essere oggi annunciatori del Signore che viene.

1) TESTIMONE VERACE

Qualcuno voleva provocarlo ad un confronto con Gesù, quasi a suscitare invidia, visto che "colui che era con te dall'altra parte del Giordano e al quale hai dato testimonianza, ecco, sta battezzando e tutti accorrono a lui". Ma Giovanni ha ben coscienza del suo ruolo fissatogli da Dio: "Nessuno può prendersi qualcosa se non gli è stata data dal cielo. Non sono io il Cristo; ma sono stato mandato davanti a lui". Io sono solo un uomo che "appartiene alla terra e parla secondo la terra. Chi viene dall'alto è al di sopra di tutti". Dichiara così l'origine divina di quel nuovo battezzatore: "Egli attesta ciò che ha visto e udito". Dirà l'evangelista Giovanni nel prologo: "Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce..., quella luce vera, quella che illumina ogni uomo" (Gv 1,8-9). Il Battista è sincero: "Era di lui che io dissi: Colui che viene dopo di me è avanti a me, perché era prima di me" (Gv 1,15). Veramente un testimone onesto, e quindi verace.

Un testimone innamorato. L'immagine dell'amico dello Sposo è suggestiva. Era colui che portava allo sposo la sposa pronta per le nozze. Giovanni aveva indicato a dito il Messia arrivato. "Lo sposo è colui al quale appartiene la sposa". La gioia dell'amico è di essere giunto al colmo della sua missione: "L'amico dello sposo, che è presente e l'ascolta, esulta di gioia alla sua presenza. Ora la mia gioia è piena". Il Messia giunto, si celebrano le nozze: "Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stessa per lei.., e la nutre e la cura" (Ef 5,25-32). Lo Sposo è Cristo, la sposa è la Chiesa, è ogni anima credente che cerca il Cristo e ne sospira l'incontro: "Lo Spirito e la sposa dicono: Vieni! E chi ascolta, ripeta: Vieni! Colui che attesta queste cose dice: Sì, vengo presto! Amen. Vieni Signore Gesù" (Ap 22,17.20). Dirà Paolo di ogni cristiano: "Vi ho promessi a un unico sposo, per presentarvi a Cristo come vergine casta" (2Cor 11,2).

Infine Giovanni è un testimone umile, fedele al mandato: "Io non lo conoscevo, ma proprio colui che mi ha inviato a battezzare nell'acqua mi disse: Colui sul quale vedrai discendere e rimanere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo. E io ho visto e testimoniato che questi è il Figlio di Dio" (Gv 1,33-34). Compiuta la sua missione, si ritira lasciando spazio a Gesù: "Lui deve crescere; io, invece, diminuire". Già aveva detto: "Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali" (Mc 1,7). Gesù ne farà un elogio pubblico: "Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Un profeta? Sì, vi dico, anzi, più che un profeta. In verità io vi dico: fra i nati di donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista" (Mt 11,9-11).

2) TESTIMONI SINCERI

Quel che è stato per Giovanni, ora deve essere compito nostro: testimoniare con sincerità e verità il Cristo che viene sempre tra gli uomini come salvatore. San Paolo segnala con puntiglio lo stile del suo ministero: "Secondo la misericordia che ci è stata accordata, abbiamo rifiutato le dissimulazioni vergognose, senza comportarci con astuzia né falsificando la parola di Dio, ma annunciando apertamente la verità e presentandoci davanti ad ogni coscienza umana, al cospetto di Dio" (Epist.). Si tratta di una "parresìa", cioè di un coraggio, che non ha paura di fronte ad un mondo che ha la mente accecata da satana, non si mimetizza e non si omologa alla cultura dominante pagana, né diluisce il messaggio per trovare facile consenso. "Quanto a noi, siamo i vostri servitori a causa di Gesù. E Dio che disse: Rifulga la luce dalle tenebre, rifulse nei nostri cuori, per far splendere la conoscenza della gloria di Dio sul volto di Cristo". Illuminato da Dio, ne diviene specchio fedele e umile.

"Noi non annunciamo noi stessi, ma Cristo Gesù Signore". Come Giovanni, come Paolo, il nostro mandato specifico è che tutti "vedano lo splendore del glorioso vangelo di Cristo, che è immagine di Dio". Non è così ovvio che il nostro Natale annunci la nascita di Cristo. Luci, regali, feste.. e quant'altro mai di consumismo ed evasione hanno fatto dimenticare il nocciolo della celebrazione cristiana, e soprattutto il fatto che è una "memoria" che veicola nel sacramento una rinnovata presenza di Cristo nel cuore del credente per un passo ulteriore nella divinizzazione. Albero o presepio... quel che conta è stupire di fronte al Dio che si fa bambino, e come i pastori, con umiltà, andarvi a portare la nostra adorazione.

"E se il nostro vangelo rimane velato, lo è in coloro che si perdono: in loro, increduli, il Dio di questo mondo ha accecato la mente" (Epist.). Nell'Apocalisse si dice che il Drago (Satana) ha due incarnazioni nella storia umana: il potere politico - allora il potere romano - (la Bestia, 13-1-10) e la forza persuasiva della propaganda, il falso profeta (la seconda Bestia, 13,11-18), cioè i media! Forse è necessario difendersi da questi subdoli condizionamenti che sono travestimenti del diavolo per distoglierci da Cristo. Del resto ormai in tv (e forse a scuola) il Natale passa come "babbo natale", la Pasqua come "festa di primavera", l'Assunta come ferragosto, i Santi e i Morti come "halloween". Ci aspettiamo qualche altro travisamento delle feste cristiane! "Ciò non fa meraviglia, perché Satana si maschera da angelo di luce" (2Cor 11,14).

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"Il Signore aspetta con fiducia per farvi grazia; al tuo grido di supplica ti farà grazia; appena udrà, ti darà risposta. Beati coloro che sperano in lui" (Lett.). Isaia crede nella premura misericordiosa di Dio, e ci esorta ad averne fiducia: "Questa è la strada, percorretela, caso mai andiate a destra o a sinistra". Proprio il Battista ha richiamato la necessità della "metanoia", della conversione: "Rendete dritta la via del Signore" (Gv 1,23).

 

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