PERFEZIONA LA RICERCA

Parole Nuove - Commenti al Vangelo e alla LiturgiaCommenti al Vangelo
AUTORI E ISCRIZIONE - RICERCA

Torna alla pagina precedente

Icona .doc

TESTO L'ingresso del Messia

don Romeo Maggioni  

4a domenica Tempo di Avvento (anno C) (06/12/2009)

Vangelo: Lc 19,28-38 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 19,28-38

28Dette queste cose, Gesù camminava davanti a tutti salendo verso Gerusalemme. 29Quando fu vicino a Bètfage e a Betània, presso il monte detto degli Ulivi, inviò due discepoli 30dicendo: «Andate nel villaggio di fronte; entrando, troverete un puledro legato, sul quale non è mai salito nessuno. Slegatelo e conducetelo qui. 31E se qualcuno vi domanda: “Perché lo slegate?”, risponderete così: “Il Signore ne ha bisogno”». 32Gli inviati andarono e trovarono come aveva loro detto. 33Mentre slegavano il puledro, i proprietari dissero loro: «Perché slegate il puledro?». 34Essi risposero: «Il Signore ne ha bisogno». 35Lo condussero allora da Gesù; e gettati i loro mantelli sul puledro, vi fecero salire Gesù. 36Mentre egli avanzava, stendevano i loro mantelli sulla strada.

37Era ormai vicino alla discesa del monte degli Ulivi, quando tutta la folla dei discepoli, pieni di gioia, cominciò a lodare Dio a gran voce per tutti i prodigi che avevano veduto, 38dicendo:

«Benedetto colui che viene,

il re, nel nome del Signore.

Pace in cielo

e gloria nel più alto dei cieli!».

Entro un mondo che sembra peggiorare ogni giorno, o dentro prove pesanti che a volte ci sconcertano, viene spontaneo pensare che Dio non ci sia, o ci abbia abbandonati, o non si interessi ai nostri guai. Dove Dio è Signore del mondo? E come Dio è mio Salvatore?

"Avendo sottomesso a lui (a Cristo) tutte le cose, nulla ha lasciato che non gli fosse sottomesso. Al momento presente però non vediamo ancora che ogni cosa sia a lui sottomessa. Tuttavia quel Gesù lo vediamo coronato di gloria e di onore" (Epist.).

Nell'appanno dell'amore, sono i fatti dell'amore che sovvengono a sostenerci. Capita tra marito e moglie. Capita così anche nei confronti di Dio. In uno, in Cristo, Dio ha mostrato la sua signoria, risuscitandolo da morte. Sono la venuta storica di Gesù e i fatti della sua Pasqua, a costituire il cuore e il fondamento della nostra speranza.

Rievocarli, oggi, ci danno la prospettiva giusta per capire il senso del Natale, e per aprire il cuore alla gioiosa accoglienza del venire di Dio ancora e sempre nella nostra vita con i Misteri che la Chiesa ci fa celebrare.

1) IL SIGNORE E' VENUTO

Questa è la notizia strabiliante del Natale al quale l'Avvento ci prepara: "Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi" (Gv 1,14). Dio ha voluto un giorno essere nostro consanguineo, partecipe della nostra umanità, perché noi già dall'origine siamo stati voluti figli di Dio, coloro che "provengono da una stessa origine", e "hanno in comune il sangue e la carne; per questo Gesù non si vergogna di chiamarli fratelli" (Epist.). E' il senso primo del Natale: Dio si è fatto uno di noi per mostrare che noi siamo figli di Dio come lui: "Ci ha predestinati ad essere conformi all'immagine del Figlio suo perché egli sia il primogenito tra molti fratelli" (Rm 8,29). Figli come il Figlio: questa è la nostra identità più vera, l'unico progetto che siamo chiamati a realizzare nella vita.

Dio diviene nostro consanguineo, per essere poi nostro redentore. La sua obbedienza fino alla morte rappresenta l'opera del Fratello maggiore che a nome nostro e per noi riconcilia l'umanità a Dio: "Conveniva infatti che Dio rendesse perfetto per mezzo della sofferenza il capo che guida alla salvezza" (Epist.). Appunto "per ridurre all'impotenza mediante la morte colui che della morte ha il potere, cioè il diavolo, e liberare così quelli che, per timore della morte, erano soggetti a schiavitù per tutta la vita" (Epist.). In un duplice senso allora Cristo è nostro fratello: come immagine sul quale siamo stati creati, e come nostro capo che ci strappa dalla morte, "perché per la grazia di Dio egli provasse la morte a vantaggio di tutti" (Epist.).

Quel gesto in croce ha valso a lui la risurrezione e a noi la redenzione. Ora per quel gesto veniamo riconciliati con Dio, inveriamo la nostra identità di figli di Dio e veniamo così strappati alla morte, destinati alla risurrezione del corpo per una vita eterna. Fine dall'incarnazione è la redenzione, e quindi la graduale identificazione con quel Figlio glorioso che ora siede alla destra del Padre. La vicenda umana di Gesù ha posto i fatti decisivi che hanno trasformato il destino umano. Ora il frutto di quei gesti deve giungere a toccare ogni credente che vi si apre con fede. Dall'alto della croce Gesù ha dato lo Spirito perché portasse a destinazione personale la sua opera, incanalandola nella Chiesa, quale suo prolungamento e strumento di salvezza per tutti gli uomini.

2) IL SIGNORE VIENE

Quel giorno a Gerusalemme Gesù entrò in città per compiervi i suoi gesti salvifici. Ma, assieme, inventò un segno che facesse memoria di quei suoi atti, ne contenesse e ne comunicasse tutto il frutto. Fu la sera - alla vigilia della sua Pasqua - in cui istituì l'Eucaristia, dicendo: "Fate questo in memoria di me" (Lc 22,19). Così il Signore rimane con noi, divenuto contemporaneo con la sua persona risorta e viva, mediante l'azione del suo Spirito che addirittura penetra e trasforma il cuore e la libertà del credente. In molteplici sensi promise: "Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo" (Mt 28,20). E si definì: "Io sono l'Alfa e l'Omèga, Colui che è, che era e che viene" (Ap 1,8).

E proprio nell'Eucaristia oggi "viene", lì si attua la contemporaneità di Cristo. Il sacerdote dice "in persona Christi": "Questo è il mio Corpo". La messa rende presenti quegli atti di morte e risurrezione - quasi in sintesi e nel "mistero"- ma reali e proprio gli stessi. "Tutto ciò che Cristo è, tutto ciò che ha compiuto e sofferto per tutti gli uomini, partecipa all'eternità divina e perciò abbraccia tutti i tempi" (Ecclesia de Eucaristia, 11). Essendo quindi "parallelo" al tempo in quanto eterno, quel segno dell'Ultima Cena può essere richiamato in ogni celebrazione: "Cristo è tornato al Padre soltanto dopo averci lasciato il mezzo per parteciparvi come vi fossimo stati presenti" (Idem). E' nel Sacramento l'avvento di Cristo oggi nella Chiesa.

A lui allora andiamo incontro con canti festosi e fede come capitò quella volta a Gerusalemme: "Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Pace in cielo e gloria nel più alto dei cieli". Sarà l'inno degli angeli sopra la grotta di Betlemme. Il Signore è venuto; il Signore viene; il Signore verrà. Nel Natale il Signore è venuto; nell'Eucaristia il Signore viene; nella Parusia il Signore verrà. Qui, oggi, come salvatore; là però come giudice. Se l'accogliamo oggi come salvatore, l'avremo là come giudice misericordioso. Dice un nostro prefazio d'Avvento: "Con la sua prima venuta nell'umiltà della carne egli aprì il passaggio all'eterna salvezza; quando verrà di nuovo nello splendore della gloria potremo ottenere, in pienezza di luce, i beni promessi che ora osiamo sperare, vigilando nell'attesa" (Prima d'Avvento).

******

"In quel giorno, il germoglio del Signore crescerà in onore e gloria" (Lett.). Il germoglio è il Messia: "Un germoglio spunterà dal tronco di Iesse; su di lui si poserà lo Spirito del Signore.." (Is 11,1). Ormai il cuore è al Natale e l'invocazione è: "Stillate dall'alto, o cieli (Rorate, coeli de super..) la vostra rugiada, e dalle nubi scenda a noi il Giusto; si apra la terra e germogli il Salvatore" (cf. Is 45,8). Il Signore viene: apriamogli il cuore!

 

Ricerca avanzata  (53923 commenti presenti)
Omelie Rituali per: Battesimi - Matrimoni - Esequie
brano evangelico
(es.: Mt 25,31 - 46):
festa liturgica:
autore:
ordina per:
parole: