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TESTO Dobbiamo seguire la legge del cuore

mons. Antonio Riboldi

XXII Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (03/09/2000)

Vangelo: Mc 7,1-8.14-15.21-23 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mc 7,1-8.14-15.21-23

1Si riunirono attorno a lui i farisei e alcuni degli scribi, venuti da Gerusalemme. 2Avendo visto che alcuni dei suoi discepoli prendevano cibo con mani impure, cioè non lavate 3– i farisei infatti e tutti i Giudei non mangiano se non si sono lavati accuratamente le mani, attenendosi alla tradizione degli antichi 4e, tornando dal mercato, non mangiano senza aver fatto le abluzioni, e osservano molte altre cose per tradizione, come lavature di bicchieri, di stoviglie, di oggetti di rame e di letti –, 5quei farisei e scribi lo interrogarono: «Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani impure?».

6Ed egli rispose loro: «Bene ha profetato Isaia di voi, ipocriti, come sta scritto:

Questo popolo mi onora con le labbra,

ma il suo cuore è lontano da me.

7Invano mi rendono culto,

insegnando dottrine che sono precetti di uomini.

8Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini».

14Chiamata di nuovo la folla, diceva loro: «Ascoltatemi tutti e comprendete bene! 15Non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall’uomo a renderlo impuro».

21Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, 22adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. 23Tutte queste cose cattive vengono fuori dall’interno e rendono impuro l’uomo».

E' fuori dubbio che, attualmente, molta gente si comporta in modo che alle volte è ributtante, che non rispetta alcuna etica. Ci siamo lasciati da poco alle spalle l'estate delle spiagge o delle montagne dove facilmente siamo stati amareggiati per una mancanza di dignità che sembrava diventare regola. E non solo in questo: ma un poco in tutti i fatti dell'uomo si ha l'impressione di non intenderci più su quello che è veramente buono e giusto e su quello che tale non è.

Alle esclamazioni scandalizzate di una parte che afferma: "non c'è più né legge né fede", si risponde dall'altra: "ma che male c'è a fare questo o quello?".

A tutti risponde Gesù oggi, partendo da un fatto di vita feriale che ha suscitato una discussione. Gli Apostoli che seguivano Gesù, tante volte senza tempo o modo di soddisfare le più elementari regole di una vita comune, toccavano sovente il cibo "senza lavarsi le mani". "I farisei infatti - osserva l'Evangelista – e tutti i Giudei non mangiano se non si sono lavate le mani fino al gomito, attenendosi alla tradizione degli antichi e tornando dal mercato non mangiano senza aver fatto le abluzioni e osservano molte altre cose per tradizione" (Mc 7, 1-8).

E i farisei, in nome di queste tradizioni, più che in nome di una sana educazione, non chiedendosi neppure il perché di questo non toccare i cibi senza le abluzioni, si rivolgono con un sottile rimprovero a Gesù.

E Gesù, che vede il cuore degli uomini e non la sterilità, prende a prestito le parole di Isaia: "Bene ha profetato Isaia di voi, ipocriti, come sta scritto: "Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me"" (Mc 7, 6).

Quando parliamo di "cuore dell'uomo", non intendiamo certamente riferirci al cuore che è nel corpo. E neppure al fluttuare dei sentimenti.

Per "cuore" intendiamo il centro di progetti di bene: progetti che il Signore ha depositato in ciascuno di noi; un bene che ha origine dal Suo stesso amore e che si esterna nelle azioni o nei nostri atteggiamenti. Seguire quindi la legge del cuore – e dovrebbe essere la grande norma di comportamento per tutti – è lo stesso che dire seguire la legge dell'amore che viene da Dio e va verso il prossimo.

Non solo, ma è anche dare a tutto quello che si fa un contenuto grande di bontà, di bellezza, di giustizia e di verità. Osservare la legge del Signore in questa visuale è veramente amare Dio con tutto il cuore e il prossimo.

Siamo forse abituati troppo all'ipocrisia: ossia a fermarci a ciò che appare; che non ha alcun senso se non è ispirato dalla sapienza del cuore. Molte volte noi uomini siamo abituati a nascondere dietro i nostri atteggiamenti, apparentemente irreprensibili, vere mostruosità. Certi silenzi "educati" sono o vogliono essere schiaffi sferzanti indirizzati a fare il più grande male possibile. Certe giustizie esterne sono solo vere coperture di enormi ingiustizie. Certe apparenti condotte irreprensibili, altro non sono che raffinati modi di tenere nascoste coscienze che sono veri letamai. Tutto questo Gesù lo chiama "ipocrisia". Liberarsi dall'ipocrisia non significa solo cercare di avere una condotta buona davanti agli occhi degli uomini, osservare tradizioni o modi di pensare, di fare che sono solo, direbbe Gesù "tradizioni e leggi degli uomini", ma è soprattutto essere sempre la verità del cuore e dell'amore. Ciò che siamo fuori dovrebbe essere il vestito di ciò che "siamo dentro". Se dentro siamo "luce", tutto "fuori" dovrebbe riflettere questa luce. Domando spesso alle persone che incontro: "Perché fai questo o quello? Perché hai quel comportamento? Oppure, perché quella osservanza così stretta?".

Normalmente mi si risponde: "Perché la penso così", oppure: "Perché così è prescritto dalla legge, o dalla regola". Difficilmente sento dire: "Perché così deve fare uno che è amato dal Signore e Lo ama".

Inseguire la sincerità nella vita, che è come dire "camminare davanti al volto di Dio", è continuamente preoccuparsi che il nostro cuore sia sempre nella verità dell'amore. E in questa verità quanta libertà! Ci dice l'apostolo Giacomo: "Siate di quelli che mettono in pratica la Parola che è stata seminata in voi e non soltanto ascoltatori illudendo voi stessi".

 

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