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TESTO Cristo Re di un regno senza confini

don Giovanni Berti

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XXXIV Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) - Cristo Re (22/11/2009)

Vangelo: Gv 18,33b-37 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 18,33-37

33Pilato allora rientrò nel pretorio, fece chiamare Gesù e gli disse: «Sei tu il re dei Giudei?». 34Gesù rispose: «Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?». 35Pilato disse: «Sono forse io Giudeo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?». 36Rispose Gesù: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù». 37Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce».

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Con i ragazzi di catechismo in questi giorni sto affrontando il tema di Cristo Re. Nella catechesi prendo spesso spunto dal Vangelo della domenica, mettendolo come sfondo e punto di riferimento delle varie attività che, ovviamente, sono calibrate a seconda dell'età. E' quindi fondamentale che come educatori e catechisti comprendiamo bene il messaggio del Vangelo per trasmetterlo poi ai ragazzi.

Con le catechiste siamo dunque partiti dall'autopresentazione che Gesù fa di se stesso davanti a Pilato nel momento più drammatico e decisivo della sua missione: la passione e crocifissione.

A dire il vero è Pilato che lancia per primo la questione chiedendo a Gesù se è re dei Giudei.

Si innesca tra i due un dialogo fatto di domande e contro domande che non hanno una risposta secca e "facile". Gesù non dice semplicemente "sì, sono re dei Giudei" ma vuol far capire che tipo di Regno è quello di cui lui è Re.

Non è re di un regno con un potere uguale a quel regno o impero che Pilato rappresenta. Tra Pilato e Gesù non c'è un confronto e scontro tra due regni, dove uno per esistere elimina l'altro. "Il mio regno non è di questo mondo...": Gesù è re di un regno che non ha i confini, non ha le consuetudini e la modalità dei regni umani, né di allora come neppure di oggi.

In questo periodo, con la questione del crocifisso (lo so... vien da dire "oh no! ancora ‘sta storia!"), si è molto parlato della nostra nazione italiana come nazione cristiana, dove abbiamo tradizioni cristiane precise e ben consolidate, e riferimenti a simboli che non possono essere tolti. L'Italia è cristiana!

Ecco che le parole di Gesù del Vangelo mi ritornano in mente: "Il mio regno non è di questo mondo... il mio regno non è di quaggiù".

E' questo che vorrebbe Gesù? Un governo e un parlamento nazionali che lo difendono?
E' Pilato che deve difendere Gesù?

Non voglio innescare polemiche ma, al contrario, vorrei cercare di cogliere il vero senso delle parole di Gesù.

Non credo che Gesù, dicendo che il suo regno non è questo mondo, volesse così disinteressarsi della realtà umana e "tirarsi fuori" dalle questioni, dai drammi e dai problemi umani nel mondo. Al contrario ha voluto che ci fosse la verità del suo regno proprio in ogni realtà umana, in qualsiasi stato, in qualsiasi cultura e lingua, e persino in qualsiasi religione ufficiale o meno. Gesù vuole che ci sia quel regno che lui ha inaugurato con l'incarnazione, con la predicazione e l'attenzione continua ai poveri e agli ultimi, e infine con la sua totale donazione sulla croce.

E' tutto questo il regno di Gesù. E' un regno che continua nell'azione concreta e quotidiana di coloro che portano per il Battesimo il suo nome, cioè noi cristiani. Noi cristiani, in qualsiasi regno umano ci troviamo, lavoriamo per il regno di Gesù, che in altri termini è "il mondo che Gesù vuole".

Ed è quello che ho chiesto ai ragazzi del catechismo. Ho chiesto loro di immaginare qual è il mondo che Gesù vuole oggi per noi. Ho chiesto loro di scoprire in mezzo alle mille notizie belle, brutte e superflue dei giornali, i segni concreti di questo regno dove Cristo regna, perché il regno di Gesù è già presente ovunque c'è chi vive, con le parole e la vita concreta, quello che Lui ha insegnato. Pilato e i nemici di Cristo, pensavano che mettendo Cristo sulla croce avrebbero abbattuto alla radice il nuovo regno di questo re-nemico Gesù. Hanno fatto proprio il contrario. La croce è stato il momento umano di Gesù di maggior "potenza" del suo regno. E la resurrezione ha mostrato e reso eterno questo regno di Cristo.

Ogni volta che guardiamo alla croce di Gesù (non solo quella alla parete ma principalmente quella che è narrata nel libro del vangelo... ), noi vediamo un trono sul quale esercita il potere il nostro re, Gesù. E il Signore Gesù esercita un potere che è fatto di carità, accoglienza, perdono... e non di violenza, controllo e sottomissione.

E così, quando la mattina mi alzo e mi faccio il segno della croce, indosso la divisa spirituale che ricorda a me stesso, che in quel giorno che mi si apre davanti lavorerò e a volte "combatterò" per il regno di Cristo Re. E le mie armi saranno come sempre quelle di Gesù: la carità e il dono della vita... e la sua parola.

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