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TESTO Commento su Marco 13,24-32

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XXXIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (15/11/2009)

Vangelo: Mc 13,24-32 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mc 13,24-32

24In quei giorni, dopo quella tribolazione,

il sole si oscurerà,

la luna non darà più la sua luce,

25le stelle cadranno dal cielo

e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte.

26Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. 27Egli manderà gli angeli e radunerà i suoi eletti dai quattro venti, dall’estremità della terra fino all’estremità del cielo.

28Dalla pianta di fico imparate la parabola: quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che l’estate è vicina. 29Così anche voi: quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, è alle porte.

30In verità io vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto questo avvenga. 31Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno.

32Quanto però a quel giorno o a quell’ora, nessuno lo sa, né gli angeli nel cielo né il Figlio, eccetto il Padre.

PRIMO COMMENTO ALLE LETTURE

a cura di Rocco Pezzimenti

1. Il giorno e l'ora nessuno li conosce, neanche gli angeli del cielo, ma solo il padre. Eppure la certezza dell'evento è ineluttabile e confermato da quanto detto appena prima e cioè che passerà il cielo e la terra, ma queste parole non passeranno. È su quelle parole che si è fondata la certezza dei Martiri e dei Padri, fondamento della nostra fede sempre ribadita dalla Chiesa che, nel predicare il Regno di Dio, lo ha sempre posto in questa prospettiva evitando pericolose utopie che, con l'intento di creare paradisi terrestri, hanno solo generato inferni e regni senza Dio che avevano la pretesa di salvare l'uomo senza l'intervento del Messia Salvatore.

2. Le parole di Gesù non passeranno perché sono parole di verità e di giustizia. Giustizia che solo il Signore può fare e farà e sulla quale si riserva la parola definitiva. Separerà il grano dalla zizzania. A noi non chiede di farci giustizia da noi stessi. Ci chiede però di essere grano, di testimoniare contro la zizzania nella speranza che possa ravvedersi. Riecheggia l'invito ad amare i nostri nemici, a pregare per loro, a testimoniargli l'amore del Padre perché, anche loro, possano sentirsi figli amati e non abbandonati o, peggio, condannati a vivere lontani da Lui. Non vuole perdere nessuno e tutti attende in questa paziente attesa dell'ultimo giudizio.

3. Perché non ci dice quando avverrà? Per i Padri non giova saperlo. Ai fini della salvezza quello che serve è stato rivelato, la novella è stata annunciata e, l'amore infinito che la sorregge, prescinde da ogni calcolo, soprattutto quello temporale che noi, nella nostra grettezza, sappiamo fare così bene. Per questo, anche il giorno della nostra personale fine ci è ignoto. Anche quello che è il nostro giudizio personale, ci sfugge avvolto nel mistero della Provvidenza misericordiosa di Dio Padre. Eppure ci sono dei segni, anche per la nostra singola storia, ma non sempre li sappiamo leggere presi come siamo dalle contingenze e le inutilità d'ogni giorno.

4. La vita va letta alla luce dell'insegnamento del Salvatore che, come ci ricorda oggi San Paolo, ha presentato per noi l'unica offerta capace di cancellare il peccato. "Infatti, con unica oblazione ha reso perfetti per sempre quelli che vengono santificati", rendendo vane tutte le altre vittime degli olocausti. Il solo sacrificio gradito è quello di imitare il Cristo e farsi docili strumenti di salvezza aspettando da Lui, e solo da Lui, la giustizia così come Egli vorrà e quando vorrà.

5. Il primo gesto di umiltà richiesto alla nostra fede è quello di non sostituirci al giudizio di Dio, ma di imitare la sua misericordia. Il gesto di essere misericordiosi ci è esplicitamente richiesto, quello di ergersi a giudici ci è esplicitamente vietato. È questo l'insegnamento che ci fa estranei allo spirito del mondo, che ci rende diversi, ma è solo questa diversità che redime e salva.


SECONDO COMMENTO ALLE LETTURE

a cura di Sr. Piera Cori

Le letture di questa domenica ci "costringono" ad andare oltre. Può capitare infatti che quando il testo è "facile" rimaniamo un po' in superficie. Ci accontentiamo delle cose che il testo stesso ci offre, senza fare la "fatica di cercare".

Oggi le letture per il loro contenuto ci spingono proprio a fare questa fatica del cercare, dell'andare oltre.
Entriamo allora in questi testi.

Intanto il Vangelo di Marco e il libro di Daniele parlano di "quei giorni" di "quel tempo".

Ma a quali giorni e a quale tempo si riferiscono? Forse a tempi lontani? A tempi passati o prossimi a venire?

Noi sappiamo che Dio parla oggi a noi in questo contesto storico; e la sua Parola supera spazio e tempo per raggiungerci e offrirci luce, e vita.

Allora questa parola è per oggi. È questo il giorno in cui si realizza la salvezza!

Oggi sperimentiamo giorni di dolore, di tribolazione... giorni di buio.

Immersi nel caos, non riusciamo più a distinguere cio che è bianco da ciò che è nero, perché tutto appare indistinto.

La verità non esiste più. Esistono le tante verità, i tanti credo.

Esistono i tanti modi di fare politica, dove si può far politica anche senza pensare alla "Polis" e ai suoi abitanti.

Oggi sfogliando i nostri quotidiani veniamo a conoscere solo fatti di morte come quello di Elvis, bambino di Capoverde che nuore a sei anni a Napoli a causa della povertà. Ritrovato a terra nella casa-baracca di venti metri quadri, accanto a sua madre che per il freddo aveva acceso un fuoco, unica fonte di riscaldamento per tutta la famiglia dopo che avevano tolto loro la luce. Le esalazioni velenose di quel calore povero lo hanno ucciso.

Ecco la realtà, l'oggi del caos, del vuoto, della disarmonia, della divisione, della sopraffazione.

Le letture però non si fermano a dipingere solo ciò che è negativo, che è morte che è terrore, ma ci aprono a guardare lo splendore di questo Dio che è ancora tra la gente, anche se sulle "nubi" solo per aiutarci ad alzare lo sguardo verso l'alto, verso Lui e capire a cosa siamo chiamati: a risplendere come stelle.

Risplendere come stelle perché siamo stati amati da un Dio che si è fatto sacerdote e sacrificio per noi. Liberati una volta per sempre, santificati per appartenergli.

Siamo i "giusti" se viviamo di amore. E questo amore si manifesta nell'impegno a costruire un mondo altro, basato sul codice del Sinai e delle Beatitudini. Dove beati sono coloro che scelgono Dio e vivono agendo come lui ha fatto.

Mondo nuovo dove ogni uomo possa avere il diritto di vivere e di godere dello Shalom (‘pace'), mondo dove gli uomini visitati da Dio imparano alla scuola della Sapienza, la saggezza della vita che li fa risplendere come astri di bontà, di misericordia, di perdono, di accoglienza, di giustizia, di verità, di fraternità, di servizio.

 

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