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TESTO Commento su Giovanni 2, 13-22

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Dedicazione della Basilica Lateranense (09/11/2009)

Vangelo: Gv 2, 13-22 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 2,13-22

13Si avvicinava intanto la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. 14Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. 15Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori dal tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, 16e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!». 17I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: Lo zelo per la tua casa mi divorerà.

18Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». 19Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». 20Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». 21Ma egli parlava del tempio del suo corpo. 22Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù.

Dalla Parola del giorno

"Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere."

Come vivere questa Parola?

Gesù scaccia i mercanti dal tempio. Il tempio per il popolo d'Israele è il luogo della presenza di Dio, dove lo si poteva incontrare, dove si esprimeva solennemente il culto pubblico. Il pio israelita era tenuto a pellegrinarvi ogni anno. Una pratica alla quale rimase fedele anche Gesù e i suoi santi genitori. Un legame affettivo lega il fedele ebreo a questo luogo, un legame non estraneo nemmeno a Gesù. Ma proprio con Gesù sta avvenendo un qualcosa di nuovo: sia la presenza di Dio in mezzo al suo popolo, sia il culto vengono portati al ‘compimento' e quindi prendono nuove connotazioni. È questo il senso profondo dell'episodio evangelico che oggi la liturgia ci offre per celebrare la festa della Dedicazione della Basilica Lateranenese, cattedrale della Chiesa di Roma, costruita da Costantino al tempo di Silvestro I (314-335), è ritenuta la madre di tutte le Chiese dell'Urbe e dell'Orbe.

Nella prima parte del vangelo, notiamo che Gesù non contesta il tempio ma gli abusi che si associano alla prassi liturgica: c'è chi ne approfitta per i propri interessi, giocando sulla vendita degli animali per l'offerta. Forse sono anch'io uno di questi mercanti del tempio. Davanti a Dio mi presento con meriti da vantare, con doni da elargire, con calcoli di entrate e uscite. Ma Dio non si merita, non si calcola, si accoglie.

Si, Gesù ha molto amato il tempio di Gerusalemme, lo ha ammirato, si è indignato coi mercanti, ha pianto pensando alla sua distruzione imminente, ma lo ha anche radicalmente contestato: "Né in Samaria, né in Gerusalemme adorerete il Padre, ma in spirito e verità". "Distruggete questo tempio e io in tre giorni lo farò risorgere. Ma parlava del tempio del suo corpo".

Gesù vuole farci ‘vedere' il luogo dove più forte è la presenza di Dio: non nelle pietre, bensì nel perimetro vivo di un corpo di carne. La piena rivelazione di Dio è l'umanità di Gesù, non la sua predicazione, né la sua ‘abitazione'. La nostra fede passa per l'umanità di Cristo: lì vediamo il volto accogliente, amante, perdonante del Padre.

Oggi nel mio rientro al cuore pregherò lo Spirito Santo perché mi aiuti a volgermi ‘verso oriente', cioè verso Gesù poiché solo Lui è la Via che conduce a ‘Casa Trinità'.

Spirito Santo, effusione d'Amore tra il Padre ed il Figlio, apri i miei occhi perché contempli il Volto di Gesù in ogni ‘umanità' che mi tende la mano.

La voce di un grande vescovo

È bello oggi dire alla Chiesa: "Ti amo, come casa mia". Ma è giusto anche esortare la Chiesa a non avere porte ermeticamente chiuse, ma a essere, come felicemente esortava Giovanni XXIII, "la fontanella posta al centro della piazza del paese, dove tutti, ma proprio tutti, coloro che hanno sete, senza alcuna distinzione, possano bere.
Mons. Riboldi

 

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