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don Roberto Rossi  

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XXXII Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (08/11/2009)

Vangelo: Mc 12,38-44 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mc 12,38-44

38Diceva loro nel suo insegnamento: «Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, 39avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti. 40Divorano le case delle vedove e pregano a lungo per farsi vedere. Essi riceveranno una condanna più severa».

41Seduto di fronte al tesoro, osservava come la folla vi gettava monete. Tanti ricchi ne gettavano molte. 42Ma, venuta una vedova povera, vi gettò due monetine, che fanno un soldo. 43Allora, chiamati a sé i suoi discepoli, disse loro: «In verità io vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. 44Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere».

Meravigliosi sono i racconti delle due vedove della Parola di Dio di oggi: testimonianze profonde e sincere di vera fede, vera carità, di autentica fiducia nel Signore. Sono capaci tale grandezza d'animo perché sono povere.

Quante volte i missionari ci raccontano i miracoli che sanno fare i poveri: miracoli di solidarietà, di fraternità, di generosità. Davanti alla disgrazia che colpisce uno di loro, davanti alle difficoltà di una famiglia che non sa più dove sbattere la testa, davanti alla necessità di un ricovero urgente e a medicine costose, il poco che ognuno ha riesce a risolvere un problema che sembrava insolubile. E quel poco, per molti di loro, è tutto. Tutto quello che c'è a disposizione, tutto quello che può costituire una qualche sicurezza, tutto quello che può allontanare lo spettro della fame per domani. Per questo parlano di miracolo: il gesto prodigioso di chi ama veramente e dà tutto, non il superfluo. Come hanno fatto tante madri nelle epoche buie della miseria: si tiravano via il pane di bocca, per nutrire i propri figli.

Quando i ricchi facevano offerte consistenti per il tesoro del Tempio, si usava suonare la tromba per segnalare la loro generosità, per sottolineare il loro gesto. Ma le monete pesanti, di per sé, facevano tutto il rumore necessario per attirare l'attenzione. Gesù non bada al suono più o meno forte delle monete e segnala con la sua parola un gesto che sarebbe passato inosservato. Forse perché Gesù vede quello che sfugge agli occhi dei più: la generosità, l'amore, che è la parte più consistente di ogni dono. Forse perché Gesù sa riconoscere ed apprezzare ogni momento in cui ci lasciamo afferrare dallo slancio della bontà, senza fare tanti conti.

A noi, tante volte, immersi nel consumismo, gonfi di superfluo, che cosa dice il Vangelo di questa domenica? Ci rimanda, inevitabilmente, a considerare quello che doniamo: qualcosa del nostro superfluo, gli spiccioli dei nostri patrimoni, gli avanzi delle nostre mense e dei nostri armadi o il necessario, «tutto quello che abbiamo per vivere»?

La fede non smette mai di essere una scommessa, un gettare gli occhi e il cuore al di là del nostro orizzonte umano. Se, quindi, vogliamo sperimentare la generosità di Dio, essere sicuri di «ricevere già al presente cento volte tanto», se vogliamo andare a scoprire la verità del "Date e vi sarà dato; una buona misura, pigiata, scossa e traboccante vi sarà messa nel grembo", non ci resta che scommettere e provare.

Cosa dobbiamo dare?

Non c'è solo bisogno di spiccioli, di farina e di olio. C'è in giro tanto bisogno di tenerezza, di sorrisi, di solidarietà, di vicinanza, magari di una visita o di telefonata rubata alla nostra fretta, di un'ora di compagnia sottratta al nostro tempo...

Abbiamo tante cose da donare a chi ha meno di noi. Doniamo queste.
Generosamente. Totalmente. A fondo perduto.

E non accampiamo scuse davanti al Signore e a noi stessi: due spiccioli li abbiamo tutti!

 

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