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TESTO Digiuno, una parola scomoda ma necessaria

mons. Antonio Riboldi

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VIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (27/02/2000)

Vangelo: Mc 2,18-22 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mc 2,18-22

18I discepoli di Giovanni e i farisei stavano facendo un digiuno. Vennero da lui e gli dissero: «Perché i discepoli di Giovanni e i discepoli dei farisei digiunano, mentre i tuoi discepoli non digiunano?». 19Gesù disse loro: «Possono forse digiunare gli invitati a nozze, quando lo sposo è con loro? Finché hanno lo sposo con loro, non possono digiunare. 20Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto: allora, in quel giorno, digiuneranno. 21Nessuno cuce un pezzo di stoffa grezza su un vestito vecchio; altrimenti il rattoppo nuovo porta via qualcosa alla stoffa vecchia e lo strappo diventa peggiore.

22E nessuno versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti il vino spaccherà gli otri, e si perdono vino e otri. Ma vino nuovo in otri nuovi!».

Ha fatto tanto scalpore in questi giorni di festival della canzone di Sanremo, l'apparizione e più ancora la provocazione del cantante Jovanotti che si è fatto voce della fame del Terzo Mondo.

Non credo che la persona che ha conservato la sensibilità del cuore, che fa capaci di capire almeno, le sofferenze dei fratelli, pensi che il 'rap' del cantante abbia come scolorito o disturbato la sontuosità canora e il mondo irreale che si crea attorno a queste manifestazioni. Sono un momento di evasione, anche comprensibili: ma non sono la vita, con tutti i suoi problemi. Anzi...queste provocazioni d'improvviso ci ricordano l'aspetto tragico della vita di molti, "La musica, affermò in quella occasione il segretario generale dell'ONU – è il pane dell'anima: ma non lo è per chi non ha pane e quindi muore di fame".

E così quella sera in tante case entrò con la musica di Sanremo anche il gemito di chi muore senza conoscere la dolcezza della musica.

La Chiesa, lo sappiamo tutti, invita al digiuno tutti i Cristiani almeno nei tempi forti, come la S. Quaresima e altre circostanze. E il digiuno della Chiesa ha un preciso fine che è quello di riprendere il timone della propria libertà da ogni schiavitù e quindi dirigerci verso l'esercizio della carità. Ci sono troppe cose che sono legami che ci tengono sottomessi come schiavi: pensiamo alla ricchezza, al possesso del danaro: questo può divenire quell'atroce padrone della nostra vita e della stessa storia da creare mostri di disuguaglianza sociale o di violenza, come è sotto i nostri occhi. Oppure basta pensare all'egoismo capace di chiuderci in noi stessi, chiusi ad ogni grido dell'altro che ci sta vicino: oppure la voglia di vendetta che è sempre un recidere i rami della comunità, fino a rinnegare la parola dolcissima della misericordia. Insomma sono tanti i modi di 'fare digiuno'. Cosa costa per esempio 'tacere una parola che fa male': quanti guai eviteremmo, quante sofferenze inutili: ma di compenso quanta disciplina per la carità eserciteremmo! Lo stesso potremmo dire di un poco di digiuno nell'occupare tanto tempo alla televisione che sono troppe volte 'chiasso che stordisce': e nel contempo è disciplina di silenzio, di cui veramente abbiamo bisogno per ascoltare la voce di Dio e del nostro cuore.

Gesù aveva fatto della sua vita una totale libertà da tutto per essere libero di donarsi a tutti, a cominciare dai più poveri. Amava stare con loro, ascoltarli, condividere le loro sofferenze ed alleviarle a volte con miracoli.

Accettava di sedersi a tavola con tutti, spesso con 'pubblicani e peccatori' e la tavola diventava il luogo dell'intrecciare un dialogo di conversione. Non era venuto per questo? Ma nello stesso tempo non aveva certezze: ossia si affidava alla accoglienza di tutti: a volte rimanendo digiuno e avendo per letto l'erba di un prato. Per Lui tutto doveva essere penitenza intesa come sopportare tutto per donarsi tutto

Questo comportamento 'libero della libertà che viene dalla povertà di spirito in servizio della carità', sfuggiva a regole che avevano il sapore di una esteriorità, ma che non toccava il cuore della carità. I giudei 'digiunavano 2 volte la settimana. Vedendo questi che quanti seguivano Gesù non rispettavano queste norme, si lamentano con Gesù 'perché i discepoli di Giovanni il Battista' invece digiunavano spesso. Ma la presenza di Gesù era già la grande festa di salvezza da Dio, annunciata da Giovanni. Con Lui presente la vita è festa, tanta festa. E lo sanno quanti conoscono cosa voglia dire nella vita sentirsi amati dal Padre e come conseguenza spendere la vita per fare felici chi non conosce amore.

Oggi sono tanti quelli che vorrebbero liberare da un digiuno i poveri del mondo, sottraendoli al pericolo della morte per fame. E sono milioni all'anno quelli che muoiono di fame senza aver meritato tale morte.

Ci auguriamo che tutti possiamo fare qualcosa perché 'la musica cibo dell'anima' possa essere sentita da chi non la sente, ossia quelli che non hanno pane. Un compito che non spetta solo ai governanti, ma che possiamo tutti collaborare perché sul mondo finalmente appaia la gioia della vita, per tutti.

Sarebbe il trionfo non della musica, ma del cuore, l'unico capace di a cambiare le cose. Perché solo l'amore, la solidarietà, la condivisione, che magari passa per il digiuno, sanno comporre sinfonie che riempiono la terra, facendo nascere la 'civiltà dell'amore.

Si avvererebbe quanto oggi dice il profeta Osèa: "Ecco, la attirerò a me, la condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore. Là canterà come nei giorni della sua giovinezza, come quando uscì dall'Egitto. Ti farò mia sposa per sempre, ti farò mia sposa nella giustizia e nel diritto, nella benevolenza e nell'amore, ti fidanzerò con me nella fedeltà e tu conoscerai il Signore" (Os.2,14-20)

 

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