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TESTO Commento su Matteo 5,1-12a

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Tutti i Santi (01/11/2009)

Vangelo: Mt 5,1-12a Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 5,1-12

In quel tempo, 1vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. 2Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:

3«Beati i poveri in spirito,

perché di essi è il regno dei cieli.

4Beati quelli che sono nel pianto,

perché saranno consolati.

5Beati i miti,

perché avranno in eredità la terra.

6Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,

perché saranno saziati.

7Beati i misericordiosi,

perché troveranno misericordia.

8Beati i puri di cuore,

perché vedranno Dio.

9Beati gli operatori di pace,

perché saranno chiamati figli di Dio.

10Beati i perseguitati per la giustizia,

perché di essi è il regno dei cieli.

11Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. 12Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti perseguitarono i profeti che furono prima di voi.

Il brano di oggi comincia con una gita fuori città: Gesù e i Dodici sono su una montagna, poco lontano da Cafarnao. È una piccola montagna, in realtà, non molto in alto: più che altro una collinetta, quindi non richiede una scalata per salirvi in cima. E infatti molta gente ha seguito il Rabbi e gli Apostoli. La folla che si è radunata è veramente tanta: sono tutti desiderosi di ascoltare, di imparare dal Maestro e Signore.
E, da vero Rabbi, Gesù si siede per insegnare.

Lo abbiamo già detto altre volte, ricordate? Al tempo di Gesù, chi insegnava si sedeva, prendeva posto su una sedia o un seggio un po' più in alto rispetto a chi ascoltava. Quindi il fatto che Gesù, in questo momento, non parla strada facendo o semplicemente in piedi, tra la gente, ma si mette seduto, è il segno chiarissimo che sta per dare un insegnamento importante, fondamentale.
Cerchiamo di scoprirlo insieme, allora.

Penso che subito colpisca un po' tutti il linguaggio usato dal Maestro Gesù in questa occasione: sembra che il suo discorso sia come una canzone, con un ritornello che si ripete sempre uguale: "Beati... Beati..."

Lo ripete per otto volte, casomai non lo avessimo capito bene!
A voi, la parola beati, cosa fa venire in mente?

Quando diciamo a qualcuno: "Beato te!" pensiamo che l'altra persona sia veramente fortunata, che le stia capitando qualcosa di molto bello, di gioioso, di piacevole!

Diciamo: "Beato te!" a chi inizia le vacanze, a chi ha finito i compiti e può giocare senza pensieri, a chi può partecipare a un evento particolare, a chi ha ricevuto un bel dono...

Quando diciamo: "Beato te!" si tratta sempre di situazioni in cui ci piacerebbe molto essere al posto del nostro interlocutore: faremmo volentieri a cambio, perché quello che gli sta capitando ci farebbe felici, ci darebbe molta gioia.

Quindi la parola beati, che Gesù pronuncia tante volte nel Vangelo di oggi, ha un significato molto positivo: "Fortunato! Felice! Che bello! Chissà che gioia!"
Tutto questo è racchiuso dentro una parola così breve.

Però, scusate un attimo: le situazioni di cui parla Gesù, mentre insegna lì sulla montagna, non mi sembra che siano tutte piacevoli. Proviamo a rileggerle insieme: "Beati i poveri...Beati quelli che sono nel pianto... Beati i perseguitati per la giustizia... Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e diranno ogni sorta di male contro di voi..."

Gente mia, non è che c'è da stare allegri, con questa prospettiva!

Dove sta la beatitudine? Dove si nasconde la felicità in tutte queste situazioni?

Eppure Gesù non è pazzo, non ci sta dicendo che la povertà, la sofferenza, la tristezza, sono fortune, sono motivi di gioia. Ci aiuta però a guardare tutto questo con occhi diversi, offrendoci prospettive a cui magari non avremmo mai pensato.

Proviamo a riflettere allora su ognuna delle beatitudini che il Maestro e Signore ci elenca quest'oggi.

Cominciamo dalla prima: "Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli".

Attenzione: "poveri in spirito" non è la stessa cosa di "poveri di soldi". Anche chi ha da parte qualche soldino, anche chi non sta morendo di fame, anche chi ha una casa accogliente, può sperare di vivere nel regno dei cieli. Purché mantenga il suo spirito povero, leggero, libero. Come si fa? Bè, chi si vanta di continuo, chi si crede migliore degli altri, chi pensa di poter fare a meno di Dio oppure vive come se Dio non ci fosse, senza dedicargli mai un pensiero, di certo non è un povero in spirito. Invece, coloro che conservano per tutta la vita la capacità di stupirsi e di osservare il mondo con meraviglia, sono poveri in spirito. Come pure coloro che sanno ringraziare e custodiscono in cuore la gratitudine. Quelli che non cercano gli applausi, che non si mettono in mostra, che non ci tengono ad essere ammirati dalla gente, sono tutti poveri in spirito. E chi mantiene lo spirito povero e leggero, di sicuro sarà accolto nel regno dei cieli.

Ma proseguiamo con il discorso di Gesù: "Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati". Sì, questa è una certezza che ci deve accompagnare sempre, specialmente nei momenti di tristezza, di sconforto, di solitudine: le nostre lacrime, Dio le conosce. Anche quelle più segrete, anche quelle che piangiamo sotto le coperte o chiusi in bagno, anche quelle che ricacciamo indietro, sbattendo forte le palpebre, persino quelle Dio le conosce ed è pronto a consolarle. Non ci sono lacrime che lo Spirito Consolatore non possa asciugare. Non esiste dolore al mondo che non possa essere guarito dalla mano di Dio. Non esiste una solitudine totale, perché in ogni istante siamo amati e accompagnati dallo sguardo tenerissimo di Dio Padre.

Cos'altro ci dice il Maestro Gesù? "Beati i miti, perché avranno in eredità la terra". Sapete chi sono i miti di cui parla il Vangelo? Sono quelli che non usano la violenza, che non sono aggressivi verso gli altri, neppure quando sanno di avere ragione. Sono quelli che si rifiutano di essere causa di sofferenza per gli altri, che hanno a cuore tutti i viventi, anche le creature più deboli e indifese. A chi è come loro, appartiene la terra. Il Padre Buono gliela consegnerà per l'eternità, perché già da ora ne hanno cura: hanno rispetto della vita in ogni istante e quindi sono i custodi migliori che si possano sognare per questo nostro mondo.

Andiamo avanti, però, che le parole del Rabbi di Nazareth formano un lungo elenco di beatitudini: "Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati". Pensate a quante situazioni ci fanno esclamare: "Non è giusto!"

Pensate a come soffriamo quando ci sentiamo vittime di un'ingiustizia.

Pensate a quante ingiustizie, anche molto gravi e crudeli, si compiono ogni giorno nel mondo.

E ne viene un mente subito una: i tanti bambini che, invece di poter crescere sereni andando a scuola e giocando con i compagni, sono obbligati a lavorare come schiavi, per tessere tappeti, per raccogliere spazzatura nelle discariche, per andare nelle miniere di pietre preziose, per pescare spugne e coralli nel mare profondo... No, non è giusto che questi bambini siano privati della loro infanzia, vi pare? E ci sono tante persone che s'impegnano ogni giorno per far cessare questa e tante altre ingiustizie in ogni parte del mondo. In ogni situazione, questi uomini, queste donne, hanno la certezza che il loro sforzo andrà a buon fine. Anche quando sembra un impegno inutile, anche quando li considerano dei pazzi, dei poveri illusi, loro non si arrendono e non si stancano di difendere la giustizia e di operare perché venga realizzata nella vita quotidiana: sanno che il Dio Giusto avrà l'ultima parola sulla Storia e sazierà la fame e la sete di giustizia che abita nel cuore di ogni essere umano.

E poi? Cos'altro ci insegna il Signore Gesù? "Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia". Misericordioso è chi ha il cuore grande, chi non porta rancore, non tiene il muso, non sta a rimuginare all'infinito su ogni piccola cosa che può avergli dato un dispiacere. Misericordiosi sono tutti coloro che hanno la capacità di perdonare, di perdonare davvero. Costoro sanno che riceveranno lo stesso perdono, che gusteranno la gioia di essere perdonati a loro volta dall'amore del Padre Buono.

Ce ne sono ancora di beatitudini? Ma certo! "Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio". Puri di cuore, limpidi nell'animo, sono coloro che non mentono, che non cercano di apparire diversi da come sono veramente. Quelli che non fingono, che hanno il coraggio di mostrarsi semplicemente così come sono, con i loro pregi ma anche i loro difetti. Costoro, mantengono gli occhi del cuore capaci di vedere Dio. Sono capaci di riconoscere la presenza di Dio intorno a loro, vicino a loro. Capiamoci: non sto dicendo che si guardano intorno e vedono la faccia di Dio, ma la loro freschezza d'animo permette al loro cuore di riconoscere le tracce della presenza di Dio, in ogni situazione.

Continuiamo? Ce ne sono ancora tre: "Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio". Per forza, direi! Quando uno si impegna a costruire la pace, subito viene riconosciuto come un figlio di Dio, come una persona che cerca di vivere secondo il cuore di Dio! Quando uno non cerca scuse per litigare, non stuzzica, non prende in giro, sta vivendo secondo il cuore di Dio. Quando uno di noi cerca di mettere pace quando si accorge che c'è tensione; cerca di calmare gli animi di chi magari vorrebbe picchiarsi, sta vivendo secondo il cuore di Dio. E vi pare che chi osserva, non riconosca subito che quella persona è un vero figlio di Dio?

La penultima è una beatitudine difficile da vivere: "Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli". A noi che siamo qui, oggi, mi auguro che non accada mai di essere perseguitati e maltrattati perché agiamo secondo la giustizia. Però pensate a come, tante volte, si ragiona alla rovescia: si prende in giro chi si comporta bene sempre, anche quando la maestra non è presente; si canzona chi attraversa sulle strisce pedonali, invece di lanciarsi all'impazzata; si ride di chi non cerca di copiare; si scuote la testa davanti a chi non finge un fallo grave, quando invece non si è fatto niente. Insomma, si guarda un po' dall'alto in basso chi non approfitta delle occasioni per "fare il furbo". Viene considerato uno stupidotto, uno che "non sa vivere". Ma la logica di Dio ancora una volta è chiarissima: chi vive con onestà e coerenza, entrerà con passo sicuro nel regno dei cieli.

Per l'ultima beatitudine dobbiamo tirare un respiro profondo, perché prima o poi ci riguarda tutti: "Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli."

Non so se vi è già successo, ma vi assicuro che vi capiterà: ci sarà sempre qualcuno pronto a ridere della nostra fede, del nostro andare a Messa, del tempo che dedichiamo alla preghiera, delle ore al catechismo, dei pomeriggi in oratorio...

Ci sarà sempre qualcuno che avrà da criticarci, perché ci diciamo cristiani, ma non siamo già santi, siamo solo in cammino verso la santità!

Ci sarà sempre chi avrà da commentare con ironia e a volte anche con crudeltà, riguardo al "nostro Dio" che non fa niente di fronte al male nel mondo.

Se non è ancora successo, prima o poi vi accadrà di sentirvi insultati, presi in giro, messi da parte, perché cercate di vivere secondo il Vangelo.

Sono momenti che capitano ad ogni credente e sono momenti amari, duri. Però è proprio quella l'occasione di ricordarci delle parole che Gesù rivolge a tutti quelli che vengono trattati male a causa della fede in Lui: "Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli"

Ecco, le abbiamo rilette tutte otto. Ora fermiamoci in silenzio e chiediamoci: a quale di queste otto beatitudini somiglio di più? Qual è che mi viene facile? E qual è quella invece che mi invita a crescere, che mi chiede di provarci, che mi sfida a cambiare? Ciascuno valuti nel segreto del cuore: possiamo decidere di iniziare da subito a vivere secondo le otto beatitudini, per gustare la gioia senza fine che il Maestro Gesù ci ha promesso. Tocca a noi, scegliere. Solo a noi.

Commento a cura di Daniela De Simeis

 

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