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don Maurizio Prandi

XXX Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (25/10/2009)

Vangelo: Mc 10,46-52 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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46E giunsero a Gerico. Mentre partiva da Gerico insieme ai suoi discepoli e a molta folla, il figlio di Timeo, Bartimeo, che era cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. 47Sentendo che era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!». 48Molti lo rimproveravano perché tacesse, ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!». 49Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!». Chiamarono il cieco, dicendogli: «Coraggio! Àlzati, ti chiama!». 50Egli, gettato via il suo mantello, balzò in piedi e venne da Gesù. 51Allora Gesù gli disse: «Che cosa vuoi che io faccia per te?». E il cieco gli rispose: «Rabbunì, che io veda di nuovo!». 52E Gesù gli disse: «Va’, la tua fede ti ha salvato». E subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada.

Con l'ascolto del vangelo di oggi, arriviamo al vertice del nostro cammino sul verbo avvicinarci e quindi, (visto che questo è un po' l'obiettivo che ci siamo posti) arriviamo a definire anche il volto del discepolo. E il volto del discepolo non ce lo raccontano gli apostoli, ma questo cieco, seduto a mendicare sul bordo della strada. Infatti, la domanda che Gesù la settimana scorsa ha posto ai discepoli è la stessa che fa', oggi, a Bartimeo: "cosa volete che io faccia per voi... cosa vuoi che io faccia per te?". Mi pare necessario partire proprio da qui, perché questa domanda, questo modo di porsi di Gesù davanti ai discepoli e a Bartimeo racchiude un po' la medesima cecità. È bello che vengano a coincidere la domanda di Giacomo e Giovanni e la cecità di Bartimeo. Forse abbiamo la possibilità di scoprire anche noi che abbiamo bisogno di qualcuno che ci apra un poco gli occhi per riconoscere il Messia là dove non riusciremmo mai a trovarlo perché siamo convinti che non solo non possa abitare lì, ma anche nemmeno possa passarci da lì... il dolore, la prova la sofferenza, la sconfitta, l'inganno, la burla, la povertà, la disperazione... Marco pare così voler dire che il discepolo deve ormai vederci chiaro perché gli eventi che devono accadere nella città santa richiedono una vista donata da Dio, altrimenti sono solo fatti scandalosi e tristi: occorre dunque "vedere" per "seguire" Gesù (don Daniele Simonazzi).

Il brano di vangelo è preparato da una prima lettura tratta dal libro della consolazione di Geremia: sono pagine pervase da una profonda speranza che porta alla grande profezia della "nuova alleanza". La parola di Dio annuncia al profeta ciò che sembra impossibile al cuore umano: il popolo in esilio potrà ritornare sui monti di Samaria. Li riconduco dal paese del settentrione e li raduno all'estremità della terra: è Dio che agisce in prima persona è Dio che guida, che conduce e per assicurare che è opera sua specifica che in questo popolo di salvati non spiccano i potenti e i nobili, ma piuttosto i sofferenti, i deboli, gli umili (i ciechi, gli storpi) e coloro che, pur nella loro semplicità, racchiudono in sé il futuro del popolo come le donne incinte e le partorienti (don Daniele Simonazzi). Mi piace questo invito a guardare in avanti, perché a volte mi trovo chiuso nel mio passato, troppo preoccupato del presente e così non scorgo promesse o progetti nel mio futuro.

Ecco allora Bartimeo come esempio, modello del discepolo. Chi è dunque il discepolo? Marco non vuole raccontarci un miracolo, ma parlarci di un cammino di fede che nasce dall'ascolto e passando per il riconoscimento della propria infermità e impossibilità di farcela da solo chiede aiuto... ma c'è di più: risponde ad una chiamata lasciando di propria iniziativa tutte le sue sicurezze (il mantello), incontra il Signore e lo segue per la strada. Bello che l'incontro con il Signore dia la capacità di metterci in movimento: alle volte per il più piccolo dei problemi (leggi: la pigrizia) lasciamo la messa della domenica o l'incontro formativo e come Bartimeo ci scopriamo seduti. Mi fanno pensare le persone di alcune comunità (Jaguey, La Caoba, Jquiabo, Filipinas, Palo Bonito...) qui a Cuba che vivono davvero distante dalla chiesa e una domenica al mese partendo con un camion (ci stanno tutti almeno e poi la macchina non ce l'hanno e anche se ce l'avessero le strade non sarebbero percorribili) alle 07.00 di mattina, riescono ad arrivare alle 08.30 per la celebrazione dell'eucaristia.

Bartimeo, seduto ed emarginato (sentado al borde del camino dice la traduzione in spagnolo) desidera fortemente l'incontro con Gesù, tanto che per lui non sono un problema nemmeno le persone che tentano di zittirlo, lui urla più forte ancora! E' bello anche l'atteggiamento di Gesù con le persone che ostacolano l'incontro; è bello come le porti a scoprire la propria vocazione, che non è quella di separare, ma di facilitare l'incontro con Lui. Gesù dice loro di chiamarlo, non lo chiama direttamente. E' la comunità che deve farsi carico di portare ai malati, agli emarginati, ai diseredati, ai poveri il desiderio di Dio di incontrarli: Alzati, ti chiama, vuole vederti, vuole parlarti... qui ci sarebbe, a nostra disposizione, una bella immagine, un bel volto di chiesa: una chiesa che non può scindere la sequela di Cristo e l'ascolto della sua parola dall'ascolto del grido di sofferenza dell'uomo (E. Bianchi). Se questo accade, beh... credo non ci sia discepolato, fede, cammino cristiano. Ed è bellissimo come Bartimeo, non sentendosi più al lato di una strada, ai margini di una vita, butta via il mantello (era tutta la sua sicurezza, il suo riparo, e i soldi che le persone vi gettavano dentro erano tutto ciò che possedeva) e balzato in piedi va da Gesù. E' venuto spontaneo oggi, parlando di questo brano di vangelo nelle comunità, confrontarlo con quelli delle domeniche passate... ad Amaro qualcuno ha detto: ecco, questo non è come quell'uomo che non è stato capace di dare i suoi beni per seguire Gesù! Guarisce intanto come uomo, perché qualcuno si è fermato, ha ascoltato il suo grido, lo ha riconosciuto... ecco che anche noi possiamo sentirci guariti da questo sostare di Gesù con noi, da questo suo fermarsi per aspettare i nostri passi, per ascoltare la nostra vita, il nostro mendicare aiuto perché abbiamo capito da soli non ce la facciamo.

Mi piace anche che per la prima volta nel vangelo, Gesù accetti che lo si chiami Figlio di Davide... Bartimeo, cieco, riconosce in lui il Messia e da ora in avanti Gesù toglie il segreto sulla sua identità perché oramai è chiaro, sta andando a Gerusalemme e nessuno potrà più equivocarsi perché la sua messianicità si rivelerà nel dono della vita. E su questa strada, tanto pericolosa, Bartimeo segue Gesù, percorre anche lui la via che porta a Gerusalemme, disposto a pagare con la sua vita la scelta di seguire il Signore.

Che possa essere questo il nostro percorso, come discepoli, come cristiani, come comunità, come chiesa. A volte seduti, ciechi e tanto sicuri di sé e delle proprie verità che ci pensiamo da soli non tanto a zittirci, ma a coprire, con i nostri discorsi, il silenzio mormorante nel quale il Signore ci domanda cosa può fare per noi. Che Gesù, al sua passaggio, ci trovi desiderosi di incontrarlo e di balzare in piedi per poterlo seguire là dove ci vuole condurre.

maurizioprandi@obistclara.co.cu

 

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