PERFEZIONA LA RICERCA

FestiviFeriali

Parole Nuove - Commenti al Vangelo e alla LiturgiaCommenti al Vangelo
AUTORI E ISCRIZIONE - RICERCA

Torna alla pagina precedente

Icona .doc

TESTO Un augurio di pace e di felicità

mons. Antonio Riboldi

mons. Antonio Riboldi è uno dei tuoi autori preferiti di commenti al Vangelo?
Entrando in Qumran nella nuova modalità di accesso, potrai ritrovare più velocemente i suoi commenti e quelli degli altri tuoi autori preferiti!

IV Domenica di Avvento (Anno B) (19/12/1999)

Vangelo: Lc 1,26-38 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 1,26-38

26In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, 27a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. 28Entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te».

29A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. 30L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. 31Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. 32Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre 33e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».

34Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». 35Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. 36Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: 37nulla è impossibile a Dio». 38Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.

A tanti di noi arrivano auguri di ogni tipo: a volte sono parole piene di desideri santi; a volte sono righe convenzionali; a volte sono doni che vogliono essere "segno" di affetto. Ed è triste non partecipare alla gioia natalizia, sia pure ricevendo o inviando auguri. Natale, confessiamolo senza rossore, suscita in tutti una gran voglia di amare e di essere amati: anche per un solo giorno, magari, per non dimenticare una nostalgia che è "voglia e necessità quotidiana". Una necessità che noi sotterriamo sotto la coltre di un egoismo che fa della vita un freddo cimitero dove tutto ciò che non è amore è possibile.

Ho la fortuna, il dono, di fare i miei auguri che sono pieni di amore a ciascuno di voi. Forse una cosa non sapete. Il mio rapporto con voi, lungo rapporto oramai, non è solo quello di offrirvi settimanalmente un pensiero evangelico che sia come un pezzetto di pane di vita che ci accompagna nella fatica quotidiana, ma è soprattutto quello di esservi vicino nella preghiera: ogni giorno, a uno a uno.

A volte, mentre prego per voi, è come mi sfilassero davanti le vostre sofferenze e le vostre speranze, i vostri problemi e le vostre croci. Me le carico tutte sulle spalle, come ha fatto il buon Cireneo con la croce di Gesù e poi queste croci le deposito sull'altare del Signore che è la sola croce che può accogliere le nostre. Anzi le nostre, direbbe san Paolo altro non sono, quando sono vissute con fede e amore, che quanto "manca" alla passione del Signore. In altre parole vi voglio bene.

Cosa potrei augurare per voi a Natale? "La pace, o la felicità" sono certo rispondereste nella totalità. E, come interpretando questo desiderio fortissimo dell'uomo di sempre, Dio fece cantare agli Angeli sulla grotta di Betlemme: "Gloria a Dio nell'alto dei cieli e pace in terra agli uomini che Egli ama". Ossia pace come un "ricevere amore da Dio" un essere infinitamente amati da Dio. Riporre la pace altrove e mettersi fuori strada. Credere che la pace venga dalla ricchezza, dai beni materiali o da altro, è affidarsi a tutte le angosce del nostro tempo. Pace è Dio. Pace è essere amati e amare Dio. Ai tempi della nascita di Gesù vi erano le violenze, le povertà, l'infelicità che vediamo anche noi tutti i giorni come tragedia quotidiana: tanto quotidiana, che non fa più neppure scandalo o commozione. Leggevo giorni fa una serie incredibile di cronache "nere"; cronache che parlavano di violenze ai bambini: addirittura bambini uccisi perché "davano fastidio"; ragazze uccise nella follia o della droga o del sesso. C'era da spaventarsi o indignarsi di essere o vivere in questo tempo. Ed allora come oggi, così si cercava e si cerca "qualcuno", "qualcosa" che sia speranza per vivere, sia "augurio di pace", se non addirittura "senso di pace interiore". La notizia che questa speranza era alle porte la diede l'Angelo a Maria Santissima con queste parole che sono il Natale: "Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e figlio dell'Altissimo: il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe" (Lc 1, 26-30). Maria rispose con l'esemplare obbedienza della fede: "Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto... E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi... A quanti l'accolgono dà il potere di diventare figli di Dio" (Gv 1, 9-14).

Ecco, Natale e tutto qui: in Dio che ama "alla follia" ciascuno di noi fino, per dimostrarcelo e fare in modo che il suo amore sia un fatto che dà vita speranza gioia, a "mandare il suo Figlio tra di noi", come uno di noi, che conosce cosa voglia dire vivere da "uomini" in questo mondo; cosa voglia dire sentirsi stritolati quasi dalla debolezza personale: con le gambe rotte dalla cattiveria che ci sta attorno; con il volto "sfatto" per le percosse che riceviamo dalla vita o che diamo; con il cuore di ghiaccio per la freddezza che sentiamo pur vivendo gomito a gomito con una umanità di 5 miliardi di uomini. Sempre con il tremito addosso per la paura che ci circonda da ogni parte; con gli occhi velati di pianto perché tante volte tendiamo la mano per sentirci vicino qualcuno ed è una mano che stringe il vuoto ed il gelo della indifferenza. Lui tutte queste cose le farà sue fino a morirne. Per vincerle però. Per dirci, una volta per tutte, che "la sua mano stringerà sempre la nostra, se la cerchiamo"; che le sue spalle saranno sempre pronte a portare la nostra croce; che sarà nostro samaritano quando ci sentiremo a terra per mille ragioni. Ma di più, che sarà il "nostro pane" spezzato nella Eucarestia al punto che la Sua vita, il suo amore può diventare la nostra vita. Come a dirci: "E' finito il tempo della solitudine. Tutto può venirti a mancare: il mio amore mai". A sentirci dire tutto questo da Dio – ed è il solo significato del Natale – viene da correre come i pastori e i Magi.

 

Ricerca avanzata  (53941 commenti presenti)
Omelie Rituali per: Battesimi - Matrimoni - Esequie
brano evangelico
(es.: Mt 25,31 - 46):
festa liturgica:
autore:
ordina per:
parole: