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TESTO Siamo impegnati a portare la buona notizia

mons. Antonio Riboldi

XXX Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (24/10/1999)

Vangelo: Mt 22,34-40 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 22,34-40

In quel tempo, 34i farisei, avendo udito che Gesù aveva chiuso la bocca ai sadducei, si riunirono insieme 35e uno di loro, un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova: 36«Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?». 37Gli rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. 38Questo è il grande e primo comandamento. 39Il secondo poi è simile a quello: Amerai il tuo prossimo come te stesso. 40Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti».

Sappiamo tutti che il mese di ottobre che sta ormai volgendo al suo termine è dedicato:

1. al grande tema della missione fino a culminare nella "Giornata mondiale delle missioni";
2. al santo Rosario;

3. quest'anno poi ha visto uno dei più grandi eventi della Chiesa, ossia il Sinodo mondiale dei vescovi.

Un mese di "vera grazia" per tutta la Chiesa e quindi di autentica speranza.

"Le missioni oggi". C'è una preghiera eucaristica che descrive in modo mirabile chi è Gesù per tutti gli uomini. Suona così: "Noi ti benediciamo Dio onnipotente, Signore del Cielo e della terra, per Gesù Cristo tuo Figlio venuto nel tuo nome: Egli è la mano che tendi ai peccatori, la parola che ci salva, la via che ci guida alla pace. Tutti ci siamo allontanati da te, ma tu stesso, o Dio nostro Padre, ti sei fatto vicino ad ogni uomo; con il sacrificio del tuo Cristo".

Per un'anima che crede, lo sappiamo tutti, non c'è parola che sappia contenere la meraviglia, il ringraziamento, la riconoscenza per questo immenso, unico, incredibile dono che Dio ha fatto all'uomo, ossia Suo Figlio. Così come non ci sono parole per definire ciò che l'uomo diventa quando si lascia amare da Gesù, quando si lascia filtrare dall'amore di Dio. La Sua presenza, la Sua grazia, il Suo amore, sempre se ci lasciamo amare senza alcuna riserva, senza nascondergli nulla, o meglio senza opporgli resistenza – che è sempre assurda quando si ama e si è amati – fa diventare l'uomo "un altro": uno che vive già la bellezza del Regno di Dio.

Ed è tanto questo "dono di Dio", che Gesù consegnava alla Chiesa: che all'inizio era costituita dai pochi Apostoli e discepoli, ma che ora siamo tutti noi, tanti, tantissimi.

Un dono da far conoscere a tutti gli uomini: "Andate e dite a tutte le genti la buona novella del Regno, battezzando nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo". Per cui tutta la Chiesa, dico tutta, compresi tutti voi chiunque siate, qualunque cosa facciate, qualunque età abbiate, e soprattutto missionaria. Missionaria con le piccole gambe che abbiamo e con le povere parole che possediamo, ma che diventano "parole di vita eterna", capaci di scuotere, se le attingiamo dallo Spirito di Dio.

La prima cosa che interessa l'uomo e quindi il primo bene che possiamo contribuire a fargli ottenere, e conoscere se stesso, la sua possibile dignità in Dio, la sua possibile felicità con Dio, e questo attraverso l'annuncio della buona novella. Conosciuta la verità di sé e della propria vita, che è Gesù, il resto viene di conseguenza.

Avete mai visto cosa e uno di noi quando non ama o non sa di essere amato? E' come un giocattolo smontato: senza capo né coda. Quando invece si ama e si è amati, l'uomo si trasforma: tutto prende un significato, un senso ed una gioia. Se questo è nell'amore tra noi uomini, di più, molto di più è quando l'uomo riesce a farsi amare da Dio ed ama Dio. Basta guardarli in faccia questi uomini che sono pieni di Dio: ce ne sono tra noi tanti. Ti danno l'impressione di essere persone che non appartengono al nostro mondo fatto di tanta falsità e cartapesta. Ma senti che hanno ragione. Senti che sono i veri uomini.

Perché tanta gente non lo è? Credo per ignoranza. E' venuto a mancare in tutti noi che siamo Chiesa la gioia di essere "missionari della buona novella". Abbiamo giocato, credo, a dire a chi toccava e così ci siamo trovati il mondo vuoto di Cristo e della sua buona novella: un mondo che non può essere che quello che è quando è senza Dio.

Tornavo un giorno da una marcia per la non violenza organizzata da giovani di buona volontà in un grosso centro del napoletano. Si aveva molto timore al principio pensando alle possibili reazioni violente della camorra. A volte il rischio sconfina nella morte. Ma tutto era andato bene, oltre ogni previsione. Si commentava in macchina con gioia tutto questo con i giovani promotori. Uno mi chiese: "Finirà la camorra da noi?". Risposi: "Con un poco di buona volontà nostra, di tutti gli onesti, delle forze politiche che diano esempi di presenza che risani il territorio, e via dicendo, forse questa camorra finirà. Ma con l'uomo che ci troviamo al fianco oggi, privo di fede, di senso, sbandato, può nascerne un'altra, mille altre camorre". "Che fare allora?" proseguì il giovane. "Bisognerebbe ridare a ogni uomo la verità di Cristo, la sua buona novella".

Quante mamme oggi, ma quante! Si trovano a pregare per la fede della propria famiglia. Quanta gente soffre per questo. E, paradossalmente, quanta gente, nella onesta ricerca della verità, dice: "Come invidio la sua fede!". Non c'è allora che convertirci alla missione. Le comunità ecclesiali dovrebbero essere come quella dei Tessalonicesi, cui Paolo (come è nella Sacra Scrittura di oggi), scrive: "La parola del Signore riecheggia per mezzo vostro non soltanto in Macedonia, nell'Acaia, ma la fama della vostra fede in Dio, si è diffusa dappertutto: di modo che non abbiamo più bisogno di parlarne" (1Tess 1, 5-10).

Ottobre è anche il mese del Rosario. Che Maria comunichi a tutta la Chiesa, noi compresi, lo stupore che lei aveva parlando del Figlio.

 

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