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TESTO Commento su Gn 1,4-5

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Lunedì della XXVII settimana del Tempo Ordinario (Anno I) (05/10/2009)

Brano biblico: Gn 1,4-5 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 10,25-37

25Ed ecco, un dottore della Legge si alzò per metterlo alla prova e chiese: «Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?». 26Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?». 27Costui rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso». 28Gli disse: «Hai risposto bene; fa’ questo e vivrai».

29Ma quello, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è mio prossimo?». 30Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. 31Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passò oltre. 32Anche un levita, giunto in quel luogo, vide e passò oltre. 33Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. 34Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. 35Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all’albergatore, dicendo: “Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno”. 36Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?». 37Quello rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va’ e anche tu fa’ così».

Dalla Parola del giorno

Vi fu in mare una tempesta così grande che la nave stava per sfasciarsi [...]. Intanto Giona [...] si era coricato e dormiva profondamente.

Come vivere questa Parola?

Giona è stato raggiunto dalla chiamata del Signore per una delicata missione: andare a predicare ai Niniviti, perché abbandonino la condotta deplorevole che ne sta provocando la rovina. Il compito è tutt’altro che gratificante e il profeta recalcitra: perché andare a mettersi nei guai? E magari poi il Signore, nella sua misericordia, si lascia muovere a pietà e non punisce a dovere, vanificando così le sue minacce. Meglio fare il sordo e allontanarsi!

Ed ecco Giona imbarcarsi in direzione opposta. Ma quello che maggiormente colpisce è il suo comportamento disinteressato. Il mare infatti infuria, e proprio per causa sua, mettendo a repentaglio la vita dei naviganti. Tutti si danno da fare e invocano il loro Dio, solo lui, ritirato nell’angolo più riposto della nave, dorme tranquillo. Saranno gli altri a sollecitarlo a unirsi al coro di preghiera.

Questo è agli antipodi della vocazione profetica! – verrebbe da esclamare scandalizzati. Ma prima di pronunciarsi è il caso che ci si lasci interpellare. Quel profeta inviato alla città corrotta è, oggi, ogni cristiano, depositario di un dono che non gli appartiene e che deve gestire a vantaggio dei fratelli. Non è difficile sperimentare sulla propria pelle quanto sia scomodo anche solo testimoniare con la coerenza della vita il proprio credo. Se poi le circostanze richiedono che ci si esponga per sostenere valori che rischiano di essere calpestati, ci si può trovare nella condizione di pagare di persona anche pesantemente. La tentazione di farsi emulo di Giona può allora far capolino.

Le tempeste che non stanno risparmiando nessun angolo della terra sono un appello a rimboccarsi le maniche e a lottare fianco a fianco con ogni uomo di buona volontà, qualunque sia il suo credo, perché la nave della storia ritrovi la rotta giusta.

Nel mio rientro al cuore, mi farò carico dei problemi della nostra epoca per presentarli al Signore e chiedere luce e forza per svolgere la mia missione con amore e generosità.

Vinci, Signore, la mia pusillanimità e rendimi testimone coraggioso e convinto del tuo amore preveniente e misericordioso.

La voce di un grande testimone

Ci uniscono i gravi problemi che abbiamo di fronte: la sovrappopolazione, l'esaurimento delle risorse naturali e una crisi ambientale che minaccia l'aria, l'acqua, gli alberi e il vasto numero di meravigliose forme di vita che costituiscono il reale fondamento dell'esistenza su questo piccolo pianeta che condividiamo. Io credo che per affrontare queste sfide dei nostri tempi, gli esseri umani debbano sviluppare un maggior senso di responsabilità universale. Ognuno di noi deve imparare a lavorare non solo per se stesso, per la propria famiglia o per il proprio paese, ma per il beneficio di tutta l'umanità. La responsabilità universale è la vera chiave della sopravvivenza umana.
Il XIV° Dalai Lama

 

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