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TESTO Prendere la propria croce e seguirlo

mons. Antonio Riboldi

XXII Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (29/08/1999)

Vangelo: Mt 16,21-27 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, 21Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risorgere il terzo giorno. 22Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo dicendo: «Dio non voglia, Signore; questo non ti accadrà mai». 23Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: «Va’ dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!».

24Allora Gesù disse ai suoi discepoli: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. 25Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà. 26Infatti quale vantaggio avrà un uomo se guadagnerà il mondo intero, ma perderà la propria vita? O che cosa un uomo potrà dare in cambio della propria vita? 27Perché il Figlio dell’uomo sta per venire nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e allora renderà a ciascuno secondo le sue azioni.

Se c'è una cosa che salta subito agli occhi nel nostro mondo, è il tentativo di allontanare il dolore dalla vita. Si è insofferenti di ogni piccolo disagio: basta un minimo di caldo o di freddo per infastidirci. O basta una piccola contrarietà per mandarci in crisi. D'altra parte il mondo sembra una grande bottega che si è riempita di ogni prodotto per sconfiggere il dolore; fino alla droga.

Il Vangelo invece è l'itinerario della croce e della resurrezione: il Vangelo della gioia, dell'amore, ma insieme della sofferenza. Non si può esaltare l'amore senza esaltare il dolore. Gesù un giorno "cominciò a dire apertamente ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei sommi sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risuscitare il terzo giorno. Ma Pietro lo trasse in disparte e cominciò a protestare dicendo: "Dio te ne scampi, Signore: questo non accadrà mai". Ma Egli voltatosi, disse a Pietro: "Lungi da me, satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!". Allora Gesù disse ai suoi discepoli: "Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua" (Mt 16, 21-24).

Una scena che riporta tutta la drammaticità della sofferenza di tutti gli uomini e di tutti i tempi.

Forse quanti seguivano Gesù, avevano intravisto in Lui la possibilità di una vita senza troppi dolori: era Uno insomma che cambiava le regole del gioco con la sua potenza divina; Uno che spazzava via le "croste dolorose" che l'umanità si porta appresso e rendeva vivibile, per non dire felice, questa vita.

Ed ecco la discussione di una crudezza che ha dell'incredibile. Da una parte Gesù che senza mezzi termini dipinge inesorabilmente sullo sfondo della propria missione e vita la sofferenza fino alla crocifissione, il massimo insomma del dolore (anche se accanto c'è la promessa della resurrezione). Questo annuncio faceva crollare le speranze umane degli Apostoli. Di qui la reazione quasi rabbiosa e irrispettosa di Pietro: "questo non ti accadrà mai!". Un imperativo categorico.

Come poi Pietro potesse progettare di fermare la via del dolore, non è facile pensarlo; sarebbe come se noi progettassimo di impedire al dolore di fare la sua strada: tanti l'hanno impedito sì, ma con il suicidio o altro.

Pietro non si era posto neppure i perché di una necessità del dolore; e di cosa avrebbe potuto suggerire al suo posto per realizzare il progetto di amore che era ed è la presenza di Gesù tra gli uomini.

Lo stesso sbaglio lo facciamo anche noi. La risposta di Gesù è altrettanto violenta: una di quelle risposte che sono destinate a togliere illusioni sempre, affermando la necessità della sofferenza, ma dicendone anche la ragione: "Tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini".

E quindi la solenne proclamazione che diventa regola d'oro per quanti intendono seguire Gesù, ossia tutti noi: "Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua". E' una scena questa del Vangelo che si ripete in ciascuno di noi quando si avvicina l'ora di salire il nostro Calvario, quando siamo nel nostro Getsemani.

Ancora una volta mi piace pregarla questa nostra "ora", con le parole del libretto "Maria, nostra Madre" nella contemplazione dell'agonia di Gesù nel Getsemani: "E' difficile stare vicino a Gesù, cara Mamma, in questa contemplazione della sua storia dolorosa. Noi uomini vorremmo essere sempre felici, dalla nascita alla morte. Non vorremmo né incontrare, né vedere il dolore, mai. Ed invece dentro e fuori di noi, esso ci accompagna, come fosse la nostra ombra, o come fosse una parte di noi stessi.

Tu invece, Madre dolorosa, non sei sfuggita al dolore. Lo hai accolto a braccia aperte come hai raccolto l'amore fin dall'annuncio dell'Angelo. Sapevi che dicendo "sì" al tuo Signore e Creatore la tua vita sarebbe diventata dura, molto dura; e sapevi, che diventando Madre di Gesù la tua vita sarebbe stata un vivere inevitabilmente quello che Lui avrebbe vissuto, anche la morte.

Il dolore per Te altro non era che il modo di amare. All'appuntamento con la passione del Figlio, Tu eri lì. Tuo Figlio chiamava quell'appuntamento la "sua Ora": noi oggi diremmo "la grande Ora" della storia degli uomini. Ed è diventata quella, o Mamma carissima, la "tua ora". Vorrei che fosse anche "la mia ora", quando sono chiamato a soffrire.

Ma noi uomini, quando avvertiamo la nostra ora ci facciamo prendere dalla paura. Gesù l'ha fatta precedere da meravigliosi atti d'amore nel Cenacolo. Direi che Lui ha voluto insegnarci che il dolore, per essere vero, deve essere impastato d'amore, deve essere espressione di amore, come è sempre il dolore quando questo è "dare la vita per gli amici". Amore e dolore sono come due poli che, uniti, danno la luce e spiegano il Cuore di Dio e il tuo. Dovrebbero spiegare anche il mio.

Ciò non toglie, o Maria, che del dolore tu sentissi tutta la durezza. Anche Gesù, tuo Figlio e nostro Signore, Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero, l'avvertì e lo visse nella preghiera come volontà del Padre.

"Angosciato" visse questi momenti come "un sentirsi oppresso da tristezza mortale". Se il Padre lo avesse ascoltato, sarebbe stata la nostra fine; ossia Dio avrebbe rinunciato alla sua fedeltà, all'impegno di amarci fino alla fine. Non poteva essere. Non fu.

 

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