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don Roberto Rossi  

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XXVI Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (27/09/2009)

Vangelo: Mc 9,38-43.45.47-48 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mc 9,38-43.45.47-48

38Giovanni gli disse: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva». 39Ma Gesù disse: «Non glielo impedite, perché non c’è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me: 40chi non è contro di noi è per noi.

41Chiunque infatti vi darà da bere un bicchiere d’acqua nel mio nome perché siete di Cristo, in verità io vi dico, non perderà la sua ricompensa.

42Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, è molto meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare. 43Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala: è meglio per te entrare nella vita con una mano sola, anziché con le due mani andare nella Geènna, nel fuoco inestinguibile.

45E se il tuo piede ti è motivo di scandalo, taglialo: è meglio per te entrare nella vita con un piede solo, anziché con i due piedi essere gettato nella Geènna.

47E se il tuo occhio ti è motivo di scandalo, gettalo via: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, anziché con due occhi essere gettato nella Geènna, 48dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue.

Esemplifichiamo alcuni atteggiamenti del nostro tempo e del nostro ambiente.

Afferma un sociologo. "Sì, quell'etichetta non è di poco valore. Vederla ci rassicura, ci rincuora, ci mette a nostro agio. Chi la porta - non c'è dubbio - è dei nostri. La pensa come noi. Vede le cose come noi. Ha le stesse abitudini, compie gli stessi riti, è affezionato alle stesse nevrosi. Ebbene: «È dei nostri».

Se è in pericolo, bisogna difenderlo. Se fa delle stupidaggini, bisogna scusarlo. Se sbaglia, bisogna essere disposti a dimenticare e a perdonarlo. Gli errori dei nostri sono debolezze. L'ottusità, una visione limitata della realtà. La cattiveria, rigore e severità.

Se, però, "non è dei nostri", le cose cambiano del tutto. Anche se fa delle cose buone, non bisogna prenderle troppo sul serio. E soprattutto evitare di lodarle, di apprezzarle. È come consegnare armi nelle mani del nemico.

Se poi commette delle debolezze, queste non sono che la punta dell'iceberg. Se dice qualcosa in modo sgarbato, è da attribuirsi al malanimo. Dietro ogni parola, ogni gesto, ogni espressione, c'è qualcosa di cattivo, da sanzionare".

Nel Vangelo di oggi Gesù invita i suoi discepoli ad uscire da questa logica perversa che non ha niente a che fare con il regno di Dio.

Gli apostoli hanno preso una misura di «polizia»: «C'era uno che scacciava i demoni nel tuo nome e glielo abbiamo vietato, perché non era dei nostri».

Probabilmente sono soddisfatti di quello che hanno fatto. Ora, finalmente, le cose sono chiare. Non si può agire nel tuo nome - addirittura guarire - se non si è «dei tuoi», cioè «dei nostri».

È proprio questo assioma che Gesù non approva: «i suoi», probabilmente, non coincidono con «i nostri».

Sono «suoi» tutti quelli che, in un modo o nell'altro, contribuiscono a realizzare il progetto del Padre e fanno la loro parte per un mondo di pace e di fraternità, di solidarietà e di perdono.

Non figurano nel catalogo? Non ha importanza: conta quello che fanno, non la lista in cui sono scritti i loro nomi. Non parlano il nostro linguaggio? Pazienza: il linguaggio dell'amore conosce molti idiomi. Non condividono le nostre stesse tradizioni? Basta che convergano sull'essenziale.

Chissà cosa direbbe Gesù di un vocabolo che anche i cristiani, un po' supinamente, usano con troppa facilità: «extracomunitari». Parola coniata, all'origine, per dire l'estraneità alla Comunità Europea. Parola che, col tempo, ha assunto, purtroppo, un altro sapore. Non ci sono più «handicappati», ma solo «portatori di handicap», perché nessuno può essere ridotto alle sue difficoltà. Ma perché ridurlo allora alla sua provenienza? Dobbiamo ricordare ai cristiani che molti dei primi papi, a partire da Pietro, erano "extracomunitari"? E che nella Chiesa primitiva, qualsiasi immigrato che approdasse in una comunità, era subito chiamato "fratello"?

Qual è allora il partito di Gesù? E' quello che non divide le persone tra i "nostri" che stanno bene, che possono accumulare e gozzovigliare, e "i non nostri" che vengono strumentalizzati per accumulare e gozzovigliare. E' quello di coloro che sanno che tutti sono di Dio e quindi tutti sono dei nostri. E che si comportano di conseguenza.

 

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