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TESTO Commento su Marco 9,38-43.45.47-48

padre Paul Devreux

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XXVI Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (27/09/2009)

Vangelo: Mc 9,38-43.45.47-48 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mc 9,38-43.45.47-48

38Giovanni gli disse: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva». 39Ma Gesù disse: «Non glielo impedite, perché non c’è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me: 40chi non è contro di noi è per noi.

41Chiunque infatti vi darà da bere un bicchiere d’acqua nel mio nome perché siete di Cristo, in verità io vi dico, non perderà la sua ricompensa.

42Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, è molto meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare. 43Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala: è meglio per te entrare nella vita con una mano sola, anziché con le due mani andare nella Geènna, nel fuoco inestinguibile.

45E se il tuo piede ti è motivo di scandalo, taglialo: è meglio per te entrare nella vita con un piede solo, anziché con i due piedi essere gettato nella Geènna.

47E se il tuo occhio ti è motivo di scandalo, gettalo via: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, anziché con due occhi essere gettato nella Geènna, 48dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue.

Tema dominante di questo vangelo è l'importanza di tutelare la fede, in quanto per molti poveri è l'ultima spiaggia, l'unico aiuto che a nessuno può essere negato, se non facendo o dicendo delle cose che potrebbero rendere difficile il credere. A questo probabilmente si riferisce Gesù quando dice che “Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, è molto meglio per lui che gli venga messa al collo una cima da mulino e sia gettato nel mare.” Dio ha a cuore il povero.

Questo vale sia quando si tratta di rischiare di scandalizzare gli altri che quando si tratta di scandalizzare se stessi, rischiando di perdere la fede; per questo continua, sempre con delle immagini iperboliche, per rafforzare l'importanza che dà a quest'argomento, dicendo: “Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala”. Con la mano si lavora: quindi è un invito a non fare cose che mi portano a non credere o a preferire di non credere per paura di meritare un castigo. Con i piedi si va dove si vuole, ma non tutti i posti sono convenienti; con gli occhi si può vedere molto, ma non tutto mi aiuta a rimanere vicino al Signore.

Tutto questo prende spunto dall'intervento di Giovanni, che vorrebbe impedire ad uno di aiutare dei malati invocando su di loro il nome del Signore. E il motivo è che non fa parte del loro gruppo. Ma che cosa ha mosso Giovanni a voler fare quest'intervento? La carità o la gelosia, l'invidia, la possessività? Forse pensa di avere acquisito dei diritti seguendo Gesù, sacrificandosi! Fatto sta che se fosse intervenuto quell'uomo, scandalizzato, si sarebbe allontanato e non avvicinato a Gesù. Se Giovanni fosse stato mosso da intenzioni buone, avrebbe puntato non a fermarlo, ma caso mai a fare in modo che si avvicinasse ulteriormente a Gesù, per conoscerlo meglio e aiutare gli altri ancora meglio.

Questo vale anche per noi oggi. Quando vedo qualcuno che fa qualche cosa che non è secondo l'insegnamento della chiesa e mi vien voglia di intervenire, devo sì intervenire, ma prima devo domandarmi quali sono le mie motivazioni e a cosa sto puntando. In altre parole devo domandarmi se sto per fare del bene o del male, se sto per scandalizzare o per aiutare l'altro ad avvicinarsi meglio al Signore.

Troppo spesso incontro persone che mi dicono che non vanno più in chiesa da quando sono rimasti scandalizzati. So che in parte è un modo per giustificarsi, ma è anche vero che ha volte scandalizziamo perché parliamo d'impulso.

Gesù, con questi ammonimenti, non ci vuole spaventare. Il suo intento è sempre quello di volerci bene, e in questo caso lo fa cercando di farci capire quanto è importante imparare a voler bene sia a noi stessi che agli altri, e questo lo si fa mettendo al centro la preghiera cioè Lui, in modo da riuscire a fare tutto come lo farebbe Lui, e a parlare come parlerebbe Lui.

Concludendo diciamo che Giovanni ha fatto la cosa giusta: prima di agire d'impulso, è andato a confrontarsi con Gesù, e cosi ha evitato di fare del male.

 

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