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TESTO Commento su Giovanni 3,13-17

Casa di Preghiera San Biagio FMA  

Esaltazione della Santa Croce (14/09/2009)

Vangelo: Gv 3,13-17 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 3,13-17

13Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo. 14E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, 15perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna.

16Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. 17Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui.

Dalla Parola del giorno

“Noi ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo perché con la tua croce hai redento il mondo.” (Antifona al Vangelo)

Come vivere questa Parola?

La croce che nella festa odierna viene ‘esaltata’ è la grande scommessa del cristiano, poiché è grazie a questi due legni incrociati tra cielo e terra, che cielo e terra si sono ricongiunti: la croce fa da ponte tra Dio e l’uomo. Di più, permette all’uomo di volgere lo sguardo in alto: “chiunque lo guarderà resterà salvo”, dice la prima lettura riguardo al serpente di bronzo che Mosè aveva posto sopra un’asta per ricordare la popolo brontolone che la salvezza viene da Dio; e Gesù, nel suo colloquio con Nicodemo, riprende l’immagine del serpente e aggiunge: “così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna.”

L’uso liturgico della croce presso l’altare quando si celebra l’Eucaristia o qualunque altra liturgia, rappresenta questo richiamo alla figura biblica del serpente. Giovanni nel suo Vangelo della passione la riprende, citando anche la profezia di Zaccaria (12,10) “Volgeranno lo sguardo a Colui che hanno trafitto”. Non si passa indifferenti davanti ad un crocifisso! O credi o imprechi! O ti apri alla misericordia e alla pietà o ti abbrutisci. E da una di queste azioni nasce la salvezza o la vendetta e il rancore!

Così è stato nei riguardi di Gesù e così è dei tanti crocifissi della storia di sempre: poveri, malati, sfruttati, anziani... Mi confidava Elisa Springer, una donna ebrea sopravvissuta ai lager nazisti, che proprio di fronte ai ‘crocifissi’ portati nelle camere a gas aveva compreso il mistero del Calvario: lì non era un profeta qualunque ad essere stato ucciso, ma Dio stesso. Quel dramma al quale assisteva muta col suo tozzo di pane in mano non poteva essere l’ultima scena di quel teatro disumano. Doveva pur esserci una via d’uscita. Doveva pur esserci un sole sopra quelle dense nubi! Doveva pur ‘risorgere’ una vita nuova. Lì, mi disse, credetti in Cristo.

Oggi, sosto silenzioso davanti al Cristo Crocifisso e prego con tutti i cristiani di tutti i secoli:

noi ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo per ché con la tua croce hai redento il mondo.

La voce di un profeta di oggi

La nostra carne / non ti abbandona: / sei un Dio che si consuma in noi, / un Dio che muore.

Vivi di noi, / sei la verità che non ragiona: / un Dio che pena / nel cuore dell’uomo.
David Maria Turoldo

 

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