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TESTO Commento su Luca 6,43-49

Casa di Preghiera San Biagio FMA  

Sabato della XXIII settimana del Tempo Ordinario (Anno I) (12/09/2009)

Vangelo: Lc 6,43-49 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 6,43-49

43Non vi è albero buono che produca un frutto cattivo, né vi è d’altronde albero cattivo che produca un frutto buono. 44Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dagli spini, né si vendemmia uva da un rovo. 45L’uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene; l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male: la sua bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda.

46Perché mi invocate: “Signore, Signore!” e non fate quello che dico? 47Chiunque viene a me e ascolta le mie parole e le mette in pratica, vi mostrerò a chi è simile: 48è simile a un uomo che, costruendo una casa, ha scavato molto profondo e ha posto le fondamenta sulla roccia. Venuta la piena, il fiume investì quella casa, ma non riuscì a smuoverla perché era costruita bene. 49Chi invece ascolta e non mette in pratica, è simile a un uomo che ha costruito una casa sulla terra, senza fondamenta. Il fiume la investì e subito crollò; e la distruzione di quella casa fu grande».

Dalla Parola del giorno

“Chi è come il Signore, nostro Dio, che siede nell’alto e si china a guardare sui cieli e sulla terra? Solleva dalla polvere il debole, dall’immondizia rialza il povero, per farlo sedere tra i principi, tra i principi del suo popolo.”

Come vivere questa Parola?

La nostra risposta alla parola di Dio propostaci nella prima lettura della liturgia odierna, è ancora un esultante grido di gioia, un invito a lodare e benedire Dio “dal sorgere del sole al suo tramonto”, perché “egli è eccelso su tutti i popoli” e “la sua gloria è più alta dei cieli”. Ma ciò che maggiormente fa vibrare il salmista, afferrato da un indicibile stupore, è il chinarsi di Dio verso la terra, il suo frugare tra la polvere calpestata dai ricchi e dai potenti, alla ricerca di chi si aggira tra le immondizie, e una volta trovatolo lo restituisce alla sua dignità di uomo, di figlio di Dio.

Paolo si riconosce in questo indigente su cui si è riversata la misericordia di Dio. Si definisce infatti il primo dei peccatori riscattato dal sangue di Cristo. Ma chi potrebbe a cuor leggero sorvolare su questa realtà quasi non lo riguardasse affatto?

Il prenderne atto è indispensabile perché si schiuda dinanzi a noi l’orizzonte sconfinato dell’amore di Dio: io, proprio io, sono amato personalmente e infinitamente. È a me che Dio sta dicendo: Tu sei prezioso ai miei occhi...

Oggi, nella mia pausa contemplativa, mi consegnerò alla gioia che Dio riversa nel mio cuore donandomi il suo perdono. Con il salmista pregherò:

Lodate servi del Signore, lodate il nome del Signore. Sia benedetto il nome del Signore, da ora e per sempre. Dal sorgere del sole al suo tramonto sia lodato il nome del Signore.

La voce di un poeta
I doni di Dio fanno impallidire i migliori sogni dell'uomo.
Elizabeth Barret Browning

 

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