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TESTO La legge della carità

don Romeo Maggioni  

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Vangelo: Lc 10,25-37 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

La domanda è di quelle decisive: “Maestro, che devo fare per ereditare la vita eterna?”. Siamo nel cuore del problema della salvezza.

Si risponde: col vivere l’amore! Ci si salva amando Dio e il prossimo. “Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, e il tuo prossimo come te stesso”. “Fa’ questo e vivrai”.

L’amore è una gran cosa; ma cos’è? L’evangelista Giovanni, dopo l’esperienza con Gesù e una lunga riflessione, ha concluso: “Dio è amore” (1Gv 4,16). Dal che cosa al Chi, per capire cos’è l’amore!

Forse è la medesima operazione che oggi Gesù ci propone di compiere parlandoci dell’amore.

1) L’AMORE DI DIO

Nel vangelo leggiamo che Gesù fu oggetto di diverse accuse da parte dei suoi avversari: di essere un diavolo, di essere un mangione e un beone, e anche di essere .. un samaritano, cioè un eretico. Da tutte quelle accuse Gesù si difese, ma non da quella di essere un samaritano. Forse proprio perché voleva identificarsi nel Buon Samaritano di cui parla oggi la parabola. I Padri della Chiesa, a cominciare da sant’Agostino, hanno letto questa parabola come una icona sintetica del rapporto di Dio con gli uomini, uno schizzo storico della vera storia dell’umanità come la guida Dio, cioè come storia di salvezza. Ecco come.

L’umanità, creata da Dio, stava nella intimità del paradiso terrestre, in Gerusalemme, luogo della Presenza di Dio in mezzo al suo popolo. Ma l’uomo si mosse alla ricerca di un’altra felicità, verso la città del peccato, che è Gerico. Come avviene per il figliuol prodigo, questo abbandono del Padre è fatale: l’umanità incappa nei ladroni - Satana tentatore - che la spoglia dei doni della vita divina e la ferisce nelle sue stesse capacità umane; tanto che oggi l’uomo, lasciato a sé solo, è incapace di resistere al male, e langue destinato alla morte lungo la strada della sua storia. Il sacerdote e il levita dell’Antica Alleanza passano a fianco di questa umanità, ma è un passaggio inefficace, finché viene un Samaritano, appunto Cristo Salvatore, che, chinatosi su quest’uomo, lo mette sulla sua cavalcatura - l’umanità da lui assunta - per portarlo alla locanda - che è la Chiesa -, dentro la quale l’uomo possa ritrovare guarigione e vita...: nell’attesa del suo ritorno! Intanto lì è possibile il suo ricupero mediante le due monete lasciate dal Samaritano, appunto la Parola di Dio e i Sacramenti.

Gesù incarna tutta la premura salvifica del Padre, il quale “non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha consegnato per tutti noi” (Rm 8,32). Per capire cosa sia l’amore non c’è che da guardarlo alla sua fonte: “In questo sta l’amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati” (1Gv 4,10). Gesù ha tradotto l’amore di Dio “amando i suoi fino alla fine” (Gv 13,1); lui che ha detto: “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici” (Gv 15,13). Per questo Paolo oggi ci dice: “Rivestitevi del Signore Gesù Cristo” (Epist.). Gesù è esplicito: “Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri” (Gv 13,34).

2) L’AMORE DELL’UOMO

E’ questo sfondo che sostiene il comandamento dell’amore che ci è dato; sono i FATTI dell’amore di Dio verso di noi che fondano i nostri nuovi comportamenti. Proprio perché Dio per primo ci ha amati, noi dobbiamo ora corrispondergli pienamente. Proprio perché Dio ama tutti gli uomini, ogni uomo merita ora tutta la nostra premura e il nostro amore, a imitazione e come incarnazione di quell’amore gratuito e universale che Gesù ci ha insegnato: “Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi” (Gv 15,12). Comandamento unico quello dell’amore verso Dio e verso il prossimo, non disgiungibili, perché il primo è ispiratore e forza del secondo, e il secondo è verifica del primo.

“Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente”: sembra escludere ogni altra cosa questo comando così assoluto e radicale dell’amore a Dio. Gesù oggi corregge il tiro: per correre al tempio ad amare Dio, come fanno qui il sacerdote e il levita, non devi trascurare il fratello che è nel bisogno! “Misericordia io voglio e non sacrificio” (Mt 9,12), dice il Signore. “Amare il prossimo come se stesso val più di tutti gli olocausti e i sacrifici” (Mc 12,33). Il culto senza la carità è un culto falso. “Se uno dice: io amo Dio e odia suo fratello, è un bugiardo. Chi infatti non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede” (1Gv 4,20). Gesù rimproverò il fratello maggiore della parabola del figlio prodigo perché stava in casa obbediente al padre ma non era capace di amare il fratello peccatore.

Ecco ora la seconda correzione di Gesù; alla domanda: “Chi è il mio prossimo?”, Gesù risponde invertendo i termini, e dice: Fatti tu prossimo per gli altri, “Va’ e anche tu fa’ così”. Non ci sono categorie speciali di “prossimo”, perché l’amore deve essere universale, gratuito, capace di perdono, fino ad arrivare ad amare persino i propri nemici. E’ questo atteggiamento soggettivo di disponibilità e servizio che costituisce propriamente la carità cristiana, che non si ferma a discorsi o distinguo, ma passa all’azione, mosso dalla “compassione” generosa, sull’esempio della compassione e della condivisione che Dio in Cristo ha usato per noi. Il che si potrebbe anche tradurre: destinatario Dio, beneficiario l’uomo.

Alla fine Gesù ha proposto di “essere misericordiosi come è misericordioso il Padre vostro” (Lc 6,36), di divenire capaci cioè della stessa compassione che ha il cuore di Dio, gratuita e universale.

Ci viene un dubbio: e chi ce la farà mai? E’ troppo alto per me un tal precetto! Per il cristiano la legge nuova non è più solo un precetto esterno, ma è la stessa forza dello Spirito santo (cf. Rm 8,2), per mezzo della quale nulla ormai è impossibile.

La grazia del Signore nostro Gesù Cristo, l’amore di Dio Padre e la comunione dello Spirito santo sia con tutti noi. Amen.

 

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