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TESTO Io sono la risurrezione e la vita

mons. Antonio Riboldi

V Domenica di Quaresima (Anno A) (21/03/1999)

Vangelo: Gv 11,1-45 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, 1un certo Lazzaro di Betània, il villaggio di Maria e di Marta sua sorella, era malato. 2Maria era quella che cosparse di profumo il Signore e gli asciugò i piedi con i suoi capelli; suo fratello Lazzaro era malato. 3Le sorelle mandarono dunque a dirgli: «Signore, ecco, colui che tu ami è malato».

4All’udire questo, Gesù disse: «Questa malattia non porterà alla morte, ma è per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio venga glorificato». 5Gesù amava Marta e sua sorella e Lazzaro. 6Quando sentì che era malato, rimase per due giorni nel luogo dove si trovava. 7Poi disse ai discepoli: «Andiamo di nuovo in Giudea!». 8I discepoli gli dissero: «Rabbì, poco fa i Giudei cercavano di lapidarti e tu ci vai di nuovo?». 9Gesù rispose: «Non sono forse dodici le ore del giorno? Se uno cammina di giorno, non inciampa, perché vede la luce di questo mondo; 10ma se cammina di notte, inciampa, perché la luce non è in lui».

11Disse queste cose e poi soggiunse loro: «Lazzaro, il nostro amico, si è addormentato; ma io vado a svegliarlo». 12Gli dissero allora i discepoli: «Signore, se si è addormentato, si salverà». 13Gesù aveva parlato della morte di lui; essi invece pensarono che parlasse del riposo del sonno. 14Allora Gesù disse loro apertamente: «Lazzaro è morto 15e io sono contento per voi di non essere stato là, affinché voi crediate; ma andiamo da lui!». 16Allora Tommaso, chiamato Dìdimo, disse agli altri discepoli: «Andiamo anche noi a morire con lui!».

17Quando Gesù arrivò, trovò Lazzaro che già da quattro giorni era nel sepolcro. 18Betània distava da Gerusalemme meno di tre chilometri 19e molti Giudei erano venuti da Marta e Maria a consolarle per il fratello. 20Marta dunque, come udì che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa. 21Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! 22Ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederà». 23Gesù le disse: «Tuo fratello risorgerà». 24Gli rispose Marta: «So che risorgerà nella risurrezione dell’ultimo giorno». 25Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; 26chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?». 27Gli rispose: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo».

28Dette queste parole, andò a chiamare Maria, sua sorella, e di nascosto le disse: «Il Maestro è qui e ti chiama». 29Udito questo, ella si alzò subito e andò da lui. 30Gesù non era entrato nel villaggio, ma si trovava ancora là dove Marta gli era andata incontro. 31Allora i Giudei, che erano in casa con lei a consolarla, vedendo Maria alzarsi in fretta e uscire, la seguirono, pensando che andasse a piangere al sepolcro.

32Quando Maria giunse dove si trovava Gesù, appena lo vide si gettò ai suoi piedi dicendogli: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!». 33Gesù allora, quando la vide piangere, e piangere anche i Giudei che erano venuti con lei, si commosse profondamente e, molto turbato, 34domandò: «Dove lo avete posto?». Gli dissero: «Signore, vieni a vedere!». 35Gesù scoppiò in pianto. 36Dissero allora i Giudei: «Guarda come lo amava!». 37Ma alcuni di loro dissero: «Lui, che ha aperto gli occhi al cieco, non poteva anche far sì che costui non morisse?».

38Allora Gesù, ancora una volta commosso profondamente, si recò al sepolcro: era una grotta e contro di essa era posta una pietra. 39Disse Gesù: «Togliete la pietra!». Gli rispose Marta, la sorella del morto: «Signore, manda già cattivo odore: è lì da quattro giorni». 40Le disse Gesù: «Non ti ho detto che, se crederai, vedrai la gloria di Dio?». 41Tolsero dunque la pietra. Gesù allora alzò gli occhi e disse: «Padre, ti rendo grazie perché mi hai ascoltato. 42Io sapevo che mi dai sempre ascolto, ma l’ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato». 43Detto questo, gridò a gran voce: «Lazzaro, vieni fuori!». 44Il morto uscì, i piedi e le mani legati con bende, e il viso avvolto da un sudario. Gesù disse loro: «Liberàtelo e lasciàtelo andare».

45Molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di ciò che egli aveva compiuto, credettero in lui.

 

Forma breve: Gv 11, 3-7.17.20-27.33b-45

In quel tempo, 3le sorelle mandarono dunque a dirgli: «Signore, ecco, colui che tu ami è malato».

4All’udire questo, Gesù disse: «Questa malattia non porterà alla morte, ma è per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio venga glorificato». 5Gesù amava Marta e sua sorella e Lazzaro. 6Quando sentì che era malato, rimase per due giorni nel luogo dove si trovava. 7Poi disse ai discepoli: «Andiamo di nuovo in Giudea!».

17Quando Gesù arrivò, trovò Lazzaro che già da quattro giorni era nel sepolcro. 20Marta dunque, come udì che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa. 21Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! 22Ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederà». 23Gesù le disse: «Tuo fratello risorgerà». 24Gli rispose Marta: «So che risorgerà nella risurrezione dell’ultimo giorno». 25Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; 26chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?». 27Gli rispose: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo».

33Gesù si commosse profondamente e, molto turbato, 34domandò: «Dove lo avete posto?». Gli dissero: «Signore, vieni a vedere!». 35Gesù scoppiò in pianto. 36Dissero allora i Giudei: «Guarda come lo amava!». 37Ma alcuni di loro dissero: «Lui, che ha aperto gli occhi al cieco, non poteva anche far sì che costui non morisse?».

38Allora Gesù, ancora una volta commosso profondamente, si recò al sepolcro: era una grotta e contro di essa era posta una pietra. 39Disse Gesù: «Togliete la pietra!». Gli rispose Marta, la sorella del morto: «Signore, manda già cattivo odore: è lì da quattro giorni». 40Le disse Gesù: «Non ti ho detto che, se crederai, vedrai la gloria di Dio?». 41Tolsero dunque la pietra. Gesù allora alzò gli occhi e disse: «Padre, ti rendo grazie perché mi hai ascoltato. 42Io sapevo che mi dai sempre ascolto, ma l’ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato». 43Detto questo, gridò a gran voce: «Lazzaro, vieni fuori!». 44Il morto uscì, i piedi e le mani legati con bende, e il viso avvolto da un sudario. Gesù disse loro: «Liberàtelo e lasciàtelo andare».

45Molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di ciò che egli aveva compiuto, credettero in lui.

Oggi la Chiesa ci fa riflettere su "Gesù, risurrezione e vita", proponendoci il racconto della risurrezione di Lazzaro. E' il punto centrale del mistero dell'esistenza umana, sotto ogni profilo, quello temporale e quello eterno.

Che senso ha questa vita terrena, chiusa dentro un corpo che, se tutto va bene, conosce le stagioni, le brevi stagioni della nascita, della giovinezza, della maturità e del tramonto? Perché morire? Ma soprattutto che senso ha questa stessa vita che ci sentiamo "dentro" e che rifiuta ogni idea di fine, chiamata, come si sente, a vivere per sempre? Sono le domande che rendono matura ogni persona; e le risposte che diamo qualificano certamente anche tutto il modo di vivere. Si può vivere costruendo, giorno per giorno, una eternità, a patto che si cresca giorno per giorno nella fede e nell'amore; e si può vivere svuotati di ogni senso, tanto da avere la netta sensazione di morire giorno per giorno per il nulla di vita che contengono le cose che facciamo.

Gesù ha dato ampia risposta con la sua vita, morte e risurrezione. Egli ha voluto anche dare come un segno nella morte e risurrezione di Lazzaro.

Un amico Lazzaro, con cui aveva trascorso tanta parte dei suoi momenti liberi a Betania, la casa dell'amicizia. Un amico che cercava nei momenti di tristezza o di gioia, quasi come un "polmone" alle fatiche missionarie. Un amico da cui non si sarebbe forse mai staccato, che avrebbe voluto sempre vicino a se, con cui forse si confidava, pregava, scherzava. Un vero amico del cuore, come lo erano le sorelle, Maria e Marta. Mai avrebbe permesso per loro un graffio che offendesse la loro serenità. Eppure di fronte all'avviso urgente che Lazzaro, l'amico Lazzaro stava male, molto male, Gesù non si muove da dove è. Non mostra preoccupazione o ansia. Sa che è morto. Dice semplicemente: "Il nostro amico Lazzaro si è addormentato e io vado a svegliarlo". Poi la scena dell'incontro con Marta e Maria è l'umanissima scena dell'incontro con un profondo dolore cui è difficile un rimedio. Quando vede Maria piangere e i Giudei piangere con lei "si commosse profondamente, si turbò e disse: "Dove l'avete posto?" Gli dissero: "Signore vieni a vedere!" Gesù scoppiò in lacrime. Dissero allora i Giudei: "Vedi come lo amava!"". Giunto al sepolcro, ringrazia il Padre che lo ha sempre ascoltato "perché la gente creda" e risuscita Lazzaro che era sepolto da quattro giorni. Un momento di gioia per tutti, incredibile e indescrivibile gioia. Una "vera festa". Ma quali parole Gesù dice per confortare gli amici che piangevano? "Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me anche se muore vivrà; chiunque vive e crede in me non morrà in eterno".

Il conforto che dà va oltre la gioia di avere un fratello, un amico ritornato dalla morte alla vita, una vita che qui, in terra, ha sempre un termine; il conforto è nella certezza che "vivere" di lui è non morire mai. E' quanto dice san Paolo: "Per me vivere è Cristo".

Qui, allora, non importa solo il morire fisicamente, quello che Gesù chiama "addormentarsi"; importa sapere di quale vita viviamo. Si può infatti essere in salute fisica, ma letteralmente "morti" dentro. Basta guardarsi attorno. E quante volte noi stessi ci siamo sentita questa morte addosso, per l'infelicità, per qualche errore commesso, per il peccato, ecc. Tutto questo ci richiama un altro fatto del Vangelo: il ritorno del figlio prodigo, la sua conversione. "Facciamo festa: era morto – dice Gesù – ed è tornato in vita".

Ho incontrato mamme (tante mamme!) che davanti alla porta di un carcere, recatesi a trovare il figlio detenuto, mi hanno detto in lacrime, ben più amare di quelle di Marta e Maria: "Fosse morto ero più felice!" Oppure: "Padre, faccia qualcosa perché mio figlio torni a essere buono, a vivere la bontà che gli avevo insegnato!" Quante volte ho dovuto aprire le braccia a uomini, donne che si sentivano come "sepolte" sotto il peso dei loro peccati, situazioni di errore che davano solo infelicità senza uscita, come inferni senza speranza, veri sepolcri dove tocchi continuamente la morte interiore: "Padre, mi aiuti a venirne fuori! Voglio tornare a vivere, sicuro di essere stato tolto da questo maledetto sepolcro, con l'unica parola possibile: il perdono, la riconciliazione". E che differenza passa, tra le parole di Gesù a Lazzaro: "Lazzaro vieni fuori!" e "Va' in pace e non peccare più"? Quale la più grande festa o la più bella risurrezione? quella di Lazzaro o quella del figlio prodigo? In ambedue c'è festa e gioia grande. La festa per Lazzaro può durare pochi anni: quella del peccatore che risorge, sempre! Gesù offre anche a noi questa risurrezione, nel cammino verso la Pasqua, dicendoci: "Ecco, io apro i vostri sepolcri, vi risuscito dalle vostre tombe o popolo mio...Farò entrare in voi il mio spirito e rivivrete; vi farò riposare nel vostro paese, saprete che io sono il Signore. L'ho detto e lo farò" (Ez 37,13-14).

Ma diciamocelo francamente: siamo disposti a farci risuscitare da Gesù? Amiamo veramente la vita eterna?

 

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