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TESTO Vattene dal tuo paese

mons. Antonio Riboldi

II Domenica di Quaresima (Anno A) (28/02/1999)

Vangelo: Mt 17,1-9 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, 1Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. 2E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. 3Ed ecco, apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui. 4Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». 5Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo». 6All’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. 7Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: «Alzatevi e non temete». 8Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo.

9Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti».

Quanta gente, di fronte al malessere che prova vivendo nel suo ambiente, stanca di. sopportare, dice: "Me ne vado dal mio paese". E per arrivare a fare una simile affermazione deve essere grande l'amarezza ed il disgusto. E c'è gente, tantissima, che non riuscendo a sopravvivere nella propria nazione guarda ad altri "paesi" come il luogo dove finalmente trovare la possibilità di sopravvivere. Tranne poi a trovare tante delusioni. Giorni fa mi fece tanto dolore lo sfogo di un immigrato. Ha una sana famiglia con due figli. Si adatta a ogni lavoro sottopagato. E' laureato. Sa molto bene alcune lingue. Ma per affrontare la vita si è talmente logorato nella volontà, in tutto, da sentirsi disarmato nel coraggio, al punto da dirmi tra le lacrime: "Ho lottato per anni e non ce la faccio più. Voglio tornare al mio paese, anche se là la vita è quasi impossibile. Almeno respirerò l'aria pulita della mia terra avara di mezzi".

E c'è chi al contrario si è talmente saziato del nulla che offre il consumismo da non riuscire più a sopportare il peso di una vita senza senso: come quel giovane che prima di togliersi la vita scrisse a papà e mamma: "Grazie! Mi avete dato tutto, ma proprio tutto, tranne il senso vero della vita: per cui è meglio che me ne vada".

Di fronte a questi disagi, la Parola di Dio oggi, seconda domenica di Quaresima, sembra proprio venire incontro a questi interrogativi di fondo. "Uscire da questa terra, ossia da questo mondo che non dà risposte alla vita vera, è un inconfessato desiderio di tanti, ma proprio tanti.

Cosa propone Dio? Noi sappiamo che le "sue vie", "la sua terra", non è quella che fa soffrire tanto gli uomini. E' quel sentire "l'aria di casa" che Dio aveva cerato per i nostri progenitori e quindi per tutti noi, sue creature. L'aria del Cielo.

IL primo uomo che Dio incontra dopo l'esilio di Adamo ed Eva, è Abramo, il "padre di tutte le genti". E che padre! La proposta che gli fa è precisa, secca: "Vattene dal tuo paese, dalla tua casa, dalla casa di tuo padre, verso il paese che io ti indicherò. Farò di te un grande popolo e ti benedirò, renderò grande il tuo nome e diventerai una benedizione....Allora Abràm partì come gli aveva ordinato il Signore. (GeN.12,1-4)

E tutti sappiamo la stupenda storia di Abramo, l'amico di Dio, che lascia la sua terra e la sua casa per abitare la terra di Dio.

Deve essere stato davvero grande il fascino di Dio su Abramo, la sua illimitata fiducia – messa a dura prova tante volte – per accettare di "andarsene" dalla sua terra.

Gesù mostra agli Apostoli il bene che li aspetta, dopo che avevano anche loro accettato di "uscire dalla loro terra per seguirLo". Offre loro la visione della trasfigurazione. "Sul monte fu trasfigurato davanti a loro; il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elìa che conversavano con Lui. Pietro prese la parola e disse a Gesù: "Signore, è bello per noi stare qui; se vuoi, farò qui tre tende, una per te, una per Mosè ed una per Elìa". E il Padre li conferma: "Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto. AscoltateLo" (Mt.17,1-9)

Scomparsa la visione Gesù li riporta alla realtà dura che li attendeva nel seguirLo per la sua via che era davvero uscire da questa terra ed entrare nel Suo Regno. Qui. "andarsene dalla propria terra, è davvero uscire dalla mentalità della terra che viviamo ed entrare nella vita di Dio".

Non è quel "me ne voglio andare perché sono nauseato". E' una scelta di vita, di "terra". E' la scelta che tantissimi fratelli e sorelle fanno quando lasciano il mondo e vivono il mondo di Dio. Sono tanti e sono felici. Incontrai, ricordo, una ragazza giovane e bella in un convegno dove parlavo della gioia di "uscire dal mondo per seguire Cristo". Mi confesso la sua commozione. La rividi dopo due anni, senza saperlo, in un monastero. Quando le chiesi se non c'era nulla che rimpiangeva del mondo lasciato fuori le mura, ripose: Ma c'è davvero qualcosa là fuori che valga la pena di amare e vivere?".

E' la stessa cosa che un giorno mia mamma, di fronte alle mie difficoltà, mi disse perentoriamente: "Antonio, tu, và e non fermarti mai!".

Quanto Dio propose ad Abramo e Gesù a noi, oggi interpella. Ma, ripeto, per avere il coraggio di "uscire da questa terra", bisogna saper scoprire la bellezza del volto di Dio. E si può se si vive una vita davvero spirituale.

 

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