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TESTO Difficile e necessario volersi bene

mons. Antonio Riboldi

VI Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (14/02/1999)

Vangelo: Mt 5,17-37 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 5,17-37

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 17Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento. 18In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto. 19Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli.

20Io vi dico infatti: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli.

21Avete inteso che fu detto agli antichi: Non ucciderai; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio. 22Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: “Stupido”, dovrà essere sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: “Pazzo”, sarà destinato al fuoco della Geènna.

23Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, 24lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono.

25Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia, e tu venga gettato in prigione. 26In verità io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo!

27Avete inteso che fu detto: Non commetterai adulterio. 28Ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore.

29Se il tuo occhio destro ti è motivo di scandalo, cavalo e gettalo via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo venga gettato nella Geènna. 30E se la tua mano destra ti è motivo di scandalo, tagliala e gettala via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo vada a finire nella Geènna.

31Fu pure detto: “Chi ripudia la propria moglie, le dia l’atto del ripudio”. 32Ma io vi dico: chiunque ripudia la propria moglie, eccetto il caso di unione illegittima, la espone all’adulterio, e chiunque sposa una ripudiata, commette adulterio.

33Avete anche inteso che fu detto agli antichi: “Non giurerai il falso, ma adempirai verso il Signore i tuoi giuramenti”. 34Ma io vi dico: non giurate affatto, né per il cielo, perché è il trono di Dio, 35né per la terra, perché è lo sgabello dei suoi piedi, né per Gerusalemme, perché è la città del grande Re. 36Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello. 37Sia invece il vostro parlare: “Sì, sì”, “No, no”; il di più viene dal Maligno.

Guardiamoci bene negli occhi per dirci tutta la verità, senza rincorrere la tentazione di nasconderla tra le facile pieghe delle maschere.

E' difficile vivere insieme non venendo mai e poi mai meno all'amore. In qualche modo, per ragioni a volte piccole, a volte macroscopiche, siamo sottoposti a continue tentazioni di 'romperla con il vicino'. Così come a volte per sfuggire alle 'noie' che la carità sempre chiede e che sono la prova della nostra capacità di donarci a qualunque costo, preferiamo chiuderci in noi stessi o nella quiete delle pareti di casa nostra, tappandoci le orecchie per non udire le grida di chi urla il suo dolore. Tutto questo non è degno dell'uomo che vuole vivere la sua vita degnamente e secondo verità, ossia dare significato alla stupenda parola 'persona', che significa "sono per": contraria all'individuo che da se dice il ripiegamento 'in se'.

E quanto faccia male essere tagliati 'fuori' dal cuore degli altri, lo proviamo tutti e ogni giorno. Ogni volta ci incontriamo con persone che o hanno un atteggiamento di indifferenza nei nostri riguardi, come non esistessimo, o fossimo un numero del grande gregge dell'umanità senza nome, o ancora peggio quando volutamente veniamo rifiutati per un qualche torto fatto ci sentiamo davvero male, come se mancasse 'l'aria della vita'. Per questo Gesù ha posto come unico comandamento per l'uomo "l'amore": un amore che non viene mai meno: è giusto, ossia fedele, anche se ci costa non solo di riallacciare il discorso con chi ci ha tolto la parola, non solo perdonare quando siamo offesi o chiedere perdono, ma addirittura dare la vita. E' il solo modo perché possiamo chiamarci una comunità, sia essa la famiglia o la società. Così dice oggi Gesù: "Avete inteso ciò che fu detto agli antichi: non uccidere": chi avrà ucciso sarà sottoposto a giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello, sarà sottoposto a giudizio: Chi dice poi al fratello: stupido, sarà sottoposto al sinedrio; pazzo, sarà sottoposto al fuoco della Geenna. Se dunque presenti all'altare la tua offerta e li ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia li il tuo dono davanti all'altare e va prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna ad offrire il tuo dono. Avete inteso ciò che fu detto: Non commettere adulterio: ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, già ha commesso "adulterio" (Mt.517-37). Parole più che dure, in linea con il comandamento dell'amore che rifiuta non solo ogni atto contrario, ma ogni possibile incertezza o ambiguità.

L'amore in Dio e per ogni uomo o cristiano vero abbraccia Dio e il prossimo a tutto campo, a 360 gradi diremmo noi. Non tralascia nessun aspetto della vita ed elimina ogni atto contrario o anche di indifferenza.

Gesù, nel discorso della montagna, che è la "magna charta" di Dio per chi vuole essere con Lui una famiglia, e che in minima parte abbiamo letto oggi, usa il linguaggio della chiarezza, così difficile per ciascuno di noi.

Il S. Padre, ogni anno, invia a tutti i fedeli del mondo un messaggio che sia una guida spirituale per vivere la S. Quaresima. E quest'anno – "anno dedicato al Padre e alla carità"; in vista del S. Giubileo – ha voluto fermare il suo pensiero proprio sulle grandi dimensioni della carità che sono chiamate a farsi vicine alle sterminate masse dei poveri. E felicemente paragona questo amore al Padre ed ai fratelli al "grande banchetto del Cielo, preparato per tutti noi per l'eternità". C'è nel vangelo la parabola dell'invito che Gesù fa al banchetto preparato per le grandi nozze eterne.

Manda gli inviti, ma gli invitati rifiutano l'invito preferendo i propri interessi personali. Ed alla fine ordina che si vada per le strade, per i vicoli, sede degli emarginati, dei barboni, e si portino quelli, fino a che la sala fu piena. Ma sottolinea Gesù a quel banchetto, anche se si è storpi o altro, poveri peccatori, come tutti noi, vuole che si vada con "la veste nuziale", ossia con il cuore aperto alla carità. Come è nel discorso della montagna. Viene voglia di pensare, guardando alla carenza di amore, come accennavo al principio, quanti oggi di noi, invitati al banchetto di Dio, si sentirebbero cacciati perché privi della "veste nuziale"? Conviene procurarsela con continui atti di bontà che sono il tessuto della carità.

 

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