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TESTO Commento su Luca 1,39-56

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Assunzione della Beata Vergine Maria (Messa del Giorno) (15/08/2009)

Vangelo: Lc 1,39-56 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 1,39-56

39In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. 40Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. 41Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo 42ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! 43A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? 44Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. 45E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».

46Allora Maria disse:

«L’anima mia magnifica il Signore
47e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
48perché ha guardato l’umiltà della sua serva.
D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.

49

Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente
e Santo è il suo nome;

50

di generazione in generazione la sua misericordia
per quelli che lo temono.

51

Ha spiegato la potenza del suo braccio,
ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;

52

ha rovesciato i potenti dai troni,
ha innalzato gli umili;

53

ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato i ricchi a mani vuote.

54

Ha soccorso Israele, suo servo,
ricordandosi della sua misericordia,

55

come aveva detto ai nostri padri,
per Abramo e la sua discendenza, per sempre».

56Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua.

COMMENTO ALLE LETTURE

a cura di Padre Gianmarco Paris

Guardare il cielo per amare la terra

Spesso mi sorprendo a guardare il cielo stellato del sud del Mozambico; sembra di poter toccare con le mani le luminose stelle che lo popolano, sembrano molto vicine, nonostante siano lontane milioni di chilometri.

Un invito ad alzare lo sguardo verso il cielo ci viene anche dalle letture della festa dell’Assunzione di Maria. Esse non parlano dell’esito della vita di Maria assunta in cielo in corpo e anima (come dice l’ultimo dogma mariano, di cui nulla si dice nel vangelo), ma contengono una visione “celeste” (Apocalisse) e il destino finale dell’umanità, resa partecipe della resurrezione di Cristo e della comunione con Dio (1Corinti). Per la verità c’è anche una “ascensione” di Maria, ma non è verso il cielo e non è alla fine della sua vita. È piuttosto all’inizio, quando, dopo aver ricevuto la visita dell’angelo, da Nazaret si mette in viaggio verso la montagnosa Giudea, per visitare l’anziana parente di cui Gabriele aveva parlato (vangelo di Luca). Contemplando questi tre quadri che la liturgia dipinge in questa festa possiamo comprenderne il significato e trarne frutti per la nostra vita.

Il quadro dell’Apocalisse rappresenta una lotta. Da una parte una donna incinta, che dà alla luce un figlio: vi possiamo vedere l’umanità, che porta in sé l’anelito alla vita. Dall’altra un drago che minaccia di divorare il figlio: vi possiamo vedere il male che attenta contro la vita. L’esito è positivo: il figlio è portato presso Dio, cioè al sicuro dagli attacchi del male. La lotta tra il bene e il male, che vediamo ogni giorno nel mondo e sperimentiamo nella nostra stessa vita, guardando alla visione in cielo possiamo vederla come già vinta (il figlio, Gesù, è già presso Dio), anche se l’umanità (la donna) è ancora in cammino sulla terra, per un tempo transitorio.

Il quadro della prima lettera ai Corinti ci fa contemplare il Cristo Risorto, che ha vinto la morte non solo per se stesso ma anche per tutti i membri del suo corpo. La risurrezione di Cristo diffonde i suoi effetti su tutti coloro che credono in Lui. Il presente è il tempo in cui Gesù sottomette a sé io nemici, fino a quando consegnerà il suo regno al Padre e la sua opera sarà completa.

Tra coloro che credono in Cristo e ricevono i frutti della sua risurrezione c’è sua madre. Maria assunta al cielo rappresenta l’umanità che già partecipa della risurrezione di Cristo. In lei, che rappresentando tutti noi, Gesù compie la promessa fatta ai discepoli: “quando sarò andato al Padre tornerò e vi prenderò con me”. La nostra umanità già si trova in cielo, non solo con Gesù ma anche con Maria.

Infine ecco il terzo quadro, più terrestre e umile, in cui la giovane di Nazaret va in visita ad un’anziana parente della Giudea. Il pittore (Luca) non ci dà molti particolari, né del viaggio né della permanenza di Maria in quella casa. Tutta l’attenzione è catalizzata dal dialogo delle due donne. Elisabetta benedice Maria salutandola come la “madre del mio Signore” e tesse per noi il più bell’elogio di Maria: “felice colei che ha creduto”. Ci aspetteremmo che Maria rispondesse al saluto, in realtà apre bocca per lodare il Signore con il bellissimo canto del Magnificat. In esso loda Dio che ha compiuto meraviglie nella sua vita, come nella storia del suo popolo, dove si è rivelato come colui che fa giustizia, alza i piccoli e abbassa i potenti. Maria riconosce nella sua storia personale e nella storia del suo popolo l’azione trasformatrice di Dio, e crede che questo non è solo una illusione, ma il vero cammino della storia.

La fede è ciò che ha permesso a Maria di accogliere il Figlio di Dio; la fede le ha permesso di accompagnarlo fino alla croce, infine le ha aperto il cammino del cielo, che non viene solo “dopo la terra”, ma comincia già qui, per chi sa leggere negli avvenimenti la presenza liberatrice e salvifica di Dio.

Questa sguardo al cielo ha permesso a Maria di vivere in pienezza la sua vocazione sulla terra; e l’umile obbedienza alla vita quotidiana della casa di Nazaret l’ha preparata para entrare nel cielo con suo Figlio. Maria anticipa il nostro destino di partecipazione alla risurrezione di Gesù, perché ci ha preceduto nel cammino di una fede piena e totale in Dio, che si è trasformata in obbedienza alla sua volontà sulla terra.

 

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