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TESTO La svolta del Battista

don Romeo Maggioni  

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Vangelo: Gv 3,25-36 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

"La Legge e i Profeti fino a Giovanni: da allora in poi viene annunciato il regno di Dio” (Lc 16,16). Queste passate domeniche estive abbiamo seguito le tappe della rivelazione del Primo Testamento; con Giovanni Battista termina la preparazione e giunge in mezzo a noi, con Gesù, il Regno definitivo: “Se io scaccio i demoni per mezzo dello Spirito di Dio - dichiara Gesù - allora è giunto a voi il regno di Dio” (Mt 12,28). Il Battista rappresenta il passaggio: “Fra i nati di donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo del regno dei cieli è più grande di lui” (Mt 11,11).

Si tratta allora in questa nuova fase del nostro Lezionario Ambrosiano di scoprire le novità del Regno portato da Gesù, di cogliere qualcosa della sua persona, dei suoi doni ad ogni credente e la realtà della nuova Alleanza che si traduce nel nuovo popolo di Dio che è la Chiesa.

1) CONTINUITA’

L’opera di Dio per la salvezza si inserisce nella storia, con una continuità che cresce fino al suo vertice, al suo compimento nel Messia annunciato. Dice il Signore: “Continuerò a operare meraviglie e prodigi con questo popolo” (Lett.). Non sempre l’uomo capisce l’agire di Dio e riduce il suo rapporto con lui a una religiosità sterile, a “un imparaticcio di precetti umani”, perché, si lamenta il Signore, “mi onora con le sue labbra, mentre il suo cuore è lontano da me” (Lett.). L’opera dei Profeti hanno educato ad una fede più personale, promettendo una Nuova Alleanza più interiore e spirituale (cf. Ger 31 ed Ez 36). Soprattutto hanno prospettato un tempo di pieno rinnovamento sviluppando il filone del messianismo, là dove “udranno in quel giorno i sordi le parole del libro; liberati dall’oscurità e dalle tenebre, gli occhi dei ciechi vedranno; i più poveri gioiranno nel Santo d’Israele” (Lett.). Si tratta di avere pazienza e attendere l’opera del Signore: “Certo, ancora un po’ e .. si cambierà”.

Giunge Giovanni e dice: “Non sono io il Cristo, ma sono stato mandato avanti a lui”. Ormai è giunto il Messia, lo Sposo: “a lui appartiene la sposa; ma l’amico dello sposo, che è presente e l’ascolta, esulta di gioia alla voce dello sposo. Ora questa mia gioia è piena”. Il Battista indica a dito ora il Messia presenta, e lo introduce: “Ecco l’Agnello di Dio! E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù” (Gv 1,36-37). Giovanni “venne come testimone per dare testimonianza alla luce. Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce” (Gv 1,7-8). Ne riconosce la grandezza: “Dopo di me viene un uomo che è avanti a me, perché era prima di me” (Gv 1,30). Per questo con molta umiltà dirà: “Lui deve crescere; io, invece, diminuire”.

Ormai è giunta un’era nuova, la nuova Alleanza che invera e compie quella antica, ancora imperfetta che incuteva timore. Questa nuova è la “Gerusalemme celeste”, il vero “monte Sion, la città del Dio vivente, l’adunanza festosa e l’assemblea dei primogeniti i cui nomi sono scritti in cielo”; in sostanza “a Gesù, mediatore dell’alleanza nuova, e al sangue purificatore, che è più eloquente di quello di Abele” (Epist.). Una continuità del disegno di Dio che sfocia nel suo compimento, al vertice della presenza di Dio tra il suo popolo e all’autentico sacrificio capace di salvezza piena per tutti. Ormai è a Gesù che dobbiamo guardare.

2) COMPIMENTO

“Chi viene dal cielo è al di sopra di tutti. Egli attesta ciò che ha visto e udito”. Il Cristo viene dal cielo. Il Battista ne aveva fatto esperienza: “Colui sul quale vedrai discendere e rimanere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo. E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio” (Gv 1,33-34). Ora proprio Gesù è l’unico tramite tra Dio e gli uomini: “Il Padre ama il Figlio e gli ha dato in mano ogni cosa”. Egli è ormai il definitivo rivelatore di Dio: “Colui infatti che Dio ha mandato dice le parole di Dio”. Infatti “Dio, nessuno lo ha mai visto; il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato” (Gv 1,18). E’ sempre lui che “senza misura dà lo Spirito”. Infatti, “dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto: grazia su grazia” (Gv 1,16).

Da qui l’avvertimento perentorio di Gesù: “Chi crede nel Figlio ha la vita eterna; chi non obbedisce al Figlio non vedrà la vita, ma l’ira di Dio rimane su di lui”. E’ decisivo aprirsi al Figlio; non è un optional; ne va della vita! Più forte è l’invito di Paolo: “Guardatevi bene dal rifiutare colui che parla..; non troveremo scampo noi, se volteremo le spalle a Colui che parla dai cieli” (Epist.). Isaia stesso ne sente la gravità: “Guai a quanti vogliono sottrarsi alla vista del Signore per dissimulare i loro piani, a coloro che agiscono nelle tenebre, dicendo: Chi ci vede? Chi ci conosce? Che perversità!” (Lett.).

E’ una assurdità, perché si misconosce il nostro essere creature e ci si ribella al Creatore: “Forse che il vasaio è stimato pari alla creta? Un oggetto può dire al suo autore: ‘Non mi ha fatto lui’? E un vaso può dire al vasaio: ‘Non capisce’?” (lett.). E’ la ribellione e il mistero del peccato. Forse anche noi ci siamo domandati in qualche momento di sconforto: “Perché mi ha fatto così?” (Rm 9,29). E abbiamo detto: “Che fai, Signore, la tua opera non ha manici!” (Is 45,9). “Forse che il vasaio non è padrone dell’argilla, per fare con la medesima pasta un vaso per uso nobile e uno per uso volgare?” (Rm 9,21). Per questo la parola vera è: “Signore, tu sei nostro padre; noi siamo argilla e tu colui che ci plasma, tutti noi siamo opera delle tue mani” (Is 64,7).

Non ci resta che pregare come faceva sant’Agostino proprio su questa immagine del vasaio:

Mi consegno, Signore, nelle tue mani: gira e rigira questa argilla come il vaso che si fa nelle mani del vasaio! Dagli una forma, come vuoi; poi spezzala, se ti pare: è roba tua;... non ho niente da dire! A me basta che serva a tutti i tuoi disegni e che in nulla resista al progetto che tu hai su di me.

Chiedi pure, ed esigi, Signore: che vuoi che io faccia? che vuoi che io non faccia? Successo o insuccesso, perseguitato o consolato, a letto o impegnato per le tue opere, utile o inutile in tutto, non mi resta che dire, sull’esempio di Maria: "Si faccia di me come tu vuoi!". Amen.

 

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