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TESTO Salomone e il Tempio

don Romeo Maggioni  

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X domenica dopo Pentecoste (Anno B) (09/08/2009)

Vangelo: Mt 21,12-16 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 21,12-16

12Gesù entrò nel tempio e scacciò tutti quelli che nel tempio vendevano e compravano; rovesciò i tavoli dei cambiamonete e le sedie dei venditori di colombe 13e disse loro: «Sta scritto:

La mia casa sarà chiamata casa di preghiera.

Voi invece ne fate un covo di ladri».

14Gli si avvicinarono nel tempio ciechi e storpi, ed egli li guarì. 15Ma i capi dei sacerdoti e gli scribi, vedendo le meraviglie che aveva fatto e i fanciulli che acclamavano nel tempio: «Osanna al figlio di Davide!», si sdegnarono, 16e gli dissero: «Non senti quello che dicono costoro?». Gesù rispose loro: «Sì! Non avete mai letto:

Dalla bocca di bambini e di lattanti

hai tratto per te una lode?».

Scrive sant’Ambrogio: “Bevi per prima cosa l’Antico Testamento, per bere poi anche il Nuovo Testamento. Bevi il primo per mitigare la sete; bevi il secondo per raggiungere la sazietà”. Anche questa volta partiamo da un fatto della vicenda di Israele - l’inaugurazione del Tempio in Gerusalemme fatto da Salomone - per ascoltare conferme e approfondimenti fatti da Gesù sulla santità del tempio e della casa di Dio.

Ma il Nuovo Testamento va oltre: è anzitutto la persona di Gesù la vera e definitiva tenda con la quale “il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi” (Gv 1,18); e, come suo prolungamento e suo corpo, ogni credente diviene “edificio spirituale dalle pietre vive” (1Pt 2,4-5).

1) LA CASA DI DIO

Davide aveva promesso di fare una casa a Dio; Salomone adempie la promessa col costruire il primo tempio sul monte Sion (circa 950 a.C.) che diviene il cuore religioso di tutto Israele. L’arca dell’Alleanza, con le due tavole della Legge, viene messa nel sacrario più interiore, e lì la “nube”, la shekinà, la Gloria di Dio scende a prendervi dimora. Era il segno della presenza di Jahvè per il suo popolo. Ogni ebreo vi saliva nelle feste principali: “L’anima mia anela e desidera gli atri del Signore; quanto sono amabili le tue dimore, Signore degli eserciti” (Sal 84,2). Ogni giorno era il luogo del culto ufficiale coll’offerta dell’olocausto e dei sacrifici. Gerusalemme diviene “la più santa delle dimore dell’Altissimo. Dio è in mezzo ad essa: non potrà vacillare” (Sal 45,5-6).

Questo tempio fu distrutto nel 586 dai Babilonesi e ricostruito più modesto nel 520. Fu poi ristrutturato da Erode con grande magnificenza, e proprio quest’ultimo tempio fu quello frequentato da Gesù. “Mentre usciva dal tempio, uno dei suoi discepoli gli disse: Maestro, guarda che pietre e che costruzioni! Gesù gli rispose: Vedi queste grandi costruzioni? Non sarà lasciata qui pietra su pietra che non venga distrutta” (Mc 13,1-2). Gesù ne era rimasto affascinato fin dalla sua prima adolescente quando “seduto in mezzo ai maestri, li ascoltava e li interrogava” (Lc 2,46). Vi saliva anche lui alle feste principali e vi raccoglieva i suoi discepoli, fino a dichiarare: “Ogni giorno sedevo nel tempio a insegnare” (Mt 26,55). Una volta rimase sconcertato per il poco rispetto che vi aveva trovato e “scacciò tutti quelli che nel tempio vendevano e compravano; rovesciò i tavoli dei cambiamonete e le sedie dei venditori di colombe e disse loro: Sta scritto: La mia casa sarà chiamata casa di preghiera. Voi invece ne fate un covo di ladri”.

Già Salomone, proprio nel giorno della consacrazione del tempio, aveva pregato pieno di meraviglie per la condiscendenza di un Dio che vuol stare in mezzo al suo popolo: “Ma è proprio vero che Dio abita sulla terra? Ecco, i cieli e i cieli dei cieli non possono contenerti, tanto meno questa casa che io ho costruito. Volgiti alla preghiera del tuo servo e alla sua supplica.. Siano aperti i tuoi occhi notte e giorno verso questa casa, verso il luogo di cui hai detto: Lì porrò il mio nome” (1Re 8,27-29). Anche a noi oggi il Salmo ci fa pregare: “Mostrati a noi, Signore, nella tua santa dimora”. Quale grande invenzione un giorno Gesù fece nell’istituire l’Eucaristia, segno della sua personale e reale presenza in mezzo alle nostre chiese! Veramente non c’è atto di fede più alto di un uomo che fa adorazione silenziosa in ginocchio davanti al tabernacolo dei nostri templi cristiani!

2) LA DIMORA DI DIO

Quando Davide espresse il desiderio di costruire un tempio a Dio, il profeta Natan gli disse: “Il Signore ti annuncia che farà a te una casa” (2Sam 7,11). Proprio questo è accaduto: che Dio s’è fatto lui una “casa” tra gli uomini, inviando il proprio Figlio a prendere carne tra noi. L’umanità di Cristo è il tempio definitivo “nel quale abita corporalmente tutta la pienezza della divinità” (Col 2,9). “Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere.. Egli parlava del tempio del suo corpo” (Gv 2,19.21). Tutta la sua vicenda terrena rende visibile il Dio invisibile: “Chi ha visto me, ha visto il Padre” (Gv 14,9); perché “io e il Padre siamo una cosa sola” (Gv 10,30). E’ allora attraverso lui che si incontra il Padre: “Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me” (Gv 14,6).

Ma, dopo la sua vicenda terrena, Cristo ha voluto prolungarsi nel tempo attraverso la sua Chiesa, sua Sposa e suo Corpo. Paolo oggi lo dichiara: “Noi siamo il tempio del Dio vivente” (Epist.). Ogni credente lo è per la presenza dello Spirito: “Non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi?” (1Cor 3,16). Così nel suo insieme la Chiesa è sacramento di Cristo, come Cristo è sacramento di Dio. “Edificati sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti, avendo come pietra d’angolo lo stesso Cristo Gesù.. voi venite edificati insieme per diventare abitazione di Dio per mezzo dello Spirito” (Ef 2,20-22).

Naturalmente deriva l’impegno ad essere trasparenza coerente di Cristo: “Quale rapporto infatti può esservi tra giustizia e iniquità? Quale intesa tra Cristo e Bèliar? Quale accordo fra tempio di Dio e idoli? Carissimi, purifichiamoci da ogni macchia della carne e dello spirito, portando a compimento la santificazione, nel timore di Dio” (Epist.). Si tratta di vivere la propria esistenza, anche nel corpo, tutta consacrata a Dio: “Vi esorto, fratelli, per la misericordia di Dio, a offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è questo il vostro culto spirituale” (Rm 12,1). O più esplicitamente: “Questa infatti è la volontà di Dio, la vostra santificazione: che vi asteniate dall’impurità, che ciascuno di voi sappia trattare il proprio corpo con santità e rispetto, senza lasciarsi dominare dalle passioni, come i pagani che non conoscono Dio” (1Ts 4,3-5).

La peculiarità della nostra fede è questa vicinanza di Dio con noi: “Abiterò in mezzo a loro e con loro camminerò; io vi accoglierò e sarò per voi un padre e voi sarete per me figlie e figlie” (Epist.). Era l’orgoglio di Israele: “Quale grande nazione ha gli dei così vicini a sé, come il Signore, nostro Dio, è vicino a noi ogni volta che lo invochiamo?” (Dt 4,7). Cosa dovremmo dire noi cristiani di un Dio che abita nelle nostre chiese tra le nostre strade?!

 

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