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TESTO Il sacrificio di Cristo: la purificazione

don Daniele Muraro  

XVIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (02/08/2009)

Vangelo: Gv 6,24-35 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 6,24-35

24Quando dunque la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafàrnao alla ricerca di Gesù. 25Lo trovarono di là dal mare e gli dissero: «Rabbì, quando sei venuto qua?».

26Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. 27Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo». 28Gli dissero allora: «Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?». 29Gesù rispose loro: «Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato».

30Allora gli dissero: «Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo? Quale opera fai? 31I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: Diede loro da mangiare un pane dal cielo». 32Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: non è Mosè che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero. 33Infatti il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo». 34Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane». 35Gesù rispose loro: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!

Il Vangelo di oggi ci presenta un dialogo serrato fra la folla dei Giudei e Gesù. Il colloquio è preceduto da una ricerca inquieta da parte degli stessi Giudei, perché nessuno sapeva dove fosse andato a finire il Maestro. Gesù era come sparito dalla circolazione e dopo di Lui erano partiti i suoi discepoli.

Per quanto riguarda Gesù, Egli, esaurita la moltiplicazione dei pani, senza dire niente a nessuno si era ritirato in un luogo deserto. I discepoli allora non vedendolo si erano decisi a ritornare là da dove era venuti, ossia a Cafarnao.

I beneficiari dello strepitoso miracolo erano venuti dietro. Il quadro si ricompone attorno a Gesù ritrovanto nella sinagoga di Cafarnao; dentro l’edificio sacro prende avvio una lunga discussione, così estesa che ci occuperà ancora per altre tre settimane.

Erano state ore frenetiche: prima la traversata, poi l’insegnamento, quindi la mangiata a sazietà e infine la sparizione del protagonista di tanto scompiglio.

In tutto il susseguirsi dei fatti c’è qualcosa che i Giudei non capiscono e di cui chiedono spiegazione: “Rabbì, quando sei venuto qua?”. Quando era stato cercato la prima volta Gesù aveva avuto compassione, si era messo a insegnare molte cose e poi aveva dato il via alla moltiplicazione dei pani. E ora sfuggiva ad una ricerca più gloriosa... Infatti sul momento avrebbero voluto farlo diventare re.

Di fronte alla questione Gesù parla. L’acclamazione a Re lo avrebbe messo contro Erode sotto la cui giurisdizione in quel momento si ritrovava. Ma non è lo scontro con il potere che lo preoccupa di più.

Nella questione dell’incoronazione la folla si era lasciata trascinare da qualche adulatore ambizioso o agitatore politico, tutti però condividevano la priorità di avere lo stomaco apposto. E questo era più grave.

Infatti risponde: “Voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati.”

A chi offre un dito gli si prende il braccio, dice il proverbio; ma la moltiplicazione di pani e pesci era un indice puntato: indicava qualche cosa di più grande e più degno. Per questo egli chiama il miracolo segno: nelle sue intenzioni il gesto avrebbe dovuto rimandare l’attenzione su un altro cibo, quello che rimane per la vita eterna.

Solo Lui poteva darlo: Egli, Dio come il Padre, divenuto uomo. Su di Lui in quanto Figlio dell’uomo, il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo. Il Vangelo riporta queste espressioni.

Con l’immagine del sigillo Gesù fa riferimento allo Spirito santo, ossia alla stessa Trinità, ma gli interlocutori non recepiscono. Sono ancora fermi alle prime parole: “Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane...” e infatti replicano: “Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?”.

La distribuzione di pani e pesci gratis non poteva durare all’infinito, questo lo accettano. Anche loro sono disposti a darsi da fare e lo dichiarano: che cosa dobbiamo mettere da parte nostra?

Gesù non parla di una fatica fisica, di un turno di lavoro, ma della fede: “Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato”.

Per essere graditi a Dio, ossia per avere la salvezza, è necessaria la fede; anche questa è un’opera perché esige un cambiamento, in particolare per godere di questa fede occorre purificare il proprio desiderio.

C’è qualcosa di pesante nell’uomo che va tolto in modo che egli sia libero di librarsi verso l’alto. Ciò che ostacola l’uomo nella piena espressione delle sue capacità non è propriamente la condizione fisica materiale, ma l’egoismo.

Gesù aveva distribuito pani e pesci per sostentare tutta quella gente che era venuta a sentirlo, ma così facendo non intendeva certo nutrire l’amor proprio. Prendendo a prestito i beni di un ragazzo qualunque aveva insegnato la via della condivisione. Solo quando ama disinteressatamente l’uomo realizza la sua vocazione alla vita e assomiglia al suo Creatore, che è amore eterno.

Per inculcare questa verità il miracolo dei pani e dei pesci non bastava. Gesù lo sapeva. Nella sua tempestività esso si prestava al fraintendimento dei beneficiari. Per questo Egli si trattiene tanto a parlare con i Giudei.

Lo scopo stava, in quello che Gesù aveva in mente di fare fin dall’inizio della sua missione, na che avrebbe rivelato sola alla fine: il sacramento dell’Eucaristia.

Nel dialogo con i Giudei Gesù intanto inizia con la correzione delle idee. Ma siccome l’uomo è fatto anche di scelte morali, per la purificazione del cuore sarebbe stato necessario introdurre un altro elemento oltre al pane e cioè il vino che rimanda al sacrificio e al versamento del sangue. Lo sentiremo più avanti nel discorso quando Gesù parlerà del suo corpo e del suo sangue. Pur di dare il suo corpo agli uomini Gesù è disposto a donare anche il suo sangue.

Anche noi ogni volta che partecipiamo con fede al sacrificio dell’Eucaristia, attraverso il corpo e il sangue del Signore siamo purificati dal nostro egoismo e riceviamo in dono la partecipazione al suo amore.

 

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