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TESTO Commento su Matteo 10,34-11,1

a cura dei Carmelitani  

Lunedì della XV settimana del Tempo Ordinario (Anno I) (13/07/2009)

Vangelo: Mt 10,34-11,1 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

1) Preghiera

O Dio, che mostri agli erranti la luce della tua verità,
perché possano tornare sulla retta via,
concedi a tutti coloro che si professano cristiani
di respingere ciò che è contrario a questo nome
e di seguire ciò che gli è conforme.

Per il nostro Signore Gesù Cristo...

2) Lettura

Dal Vangelo secondo Matteo 10,34-11,1

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; non sono venuto a portare pace, ma una spada. Sono venuto infatti a separare ‘‘il figlio dal padre, la figlia dalla madre, la nuora dalla suocera: e i nemici dell’uomo saranno quelli della sua casa’’.

Chi ama il padre o la madre più di me non è degno di me; chi ama il figlio o la figlia più di me non è degno di me; chi non prende la sua croce e non mi segue, non è degno di me. Chi avrà trovato la sua vita, la perderà: e chi avrà perduto la sua vita per causa mia, la troverà. Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato. Chi accoglie un profeta come profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto come giusto, avrà la ricompensa del giusto. E chi avrà dato anche solo un bicchiere di acqua fresca a uno di questi piccoli, perché è mio discepolo, in verità io vi dico, non perderà la sua ricompensa”.

Quando Gesù ebbe terminato di dare queste istruzioni ai suoi dodici discepoli, partì di là per insegnare e predicare nelle loro città.

3) Riflessione

• Il Discorso della Missione del capitolo 10 del Vangelo di san Matteo, offre molti spunti per poter svolgere la missione di discepoli e missionari di Gesù Cristo. Il vangelo di oggi ci presenta la parte finale di questo Discorso della Missione.

• Matteo 10,34-36: Non sono venuto a portare la pace, ma la spada. Gesù parla sempre di pace (Mt 5,9; Mc 9,50; Lc 1,79; 10,5; 19,38; 24,36; Jo 14,27; 16,33; 20,21.26). E allora, come capire la frase del vangelo di oggi che sembra dire il contrario: "Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; non sono venuto a portare pace, ma una spada.” Questa affermazione non significa che Gesù stesse a favore della divisione e della spada. No! Gesù non vuole né la spada (Gv 18,11), né la divisione. Vuole l’unione di tutti nella verità (cf. Gv 17,17-23). In quel tempo, l’annuncio della verità che lui, Gesù di Nazaret, era il Messia divenne motivo di molta divisione tra i giudei. Nella stessa famiglia o comunità, alcuni erano a favore ed altri radicalmente contro. In questo senso la Buona Novella di Gesù era veramente fonte di divisione, un “segno di contraddizione” (Lc 2,34) o, come diceva Gesù, lui portava la spada. Così si capisce l’altra avvertenza: “Sono venuto infatti a separare ‘‘il figlio dal padre, la figlia dalla madre, la nuora dalla suocera: e i nemici dell’uomo saranno quelli della sua casa’’. Era ciò che stava succedendo, infatti, nelle famiglie e nelle comunità: molta divisione, molta discussione, conseguenza dell’annuncio della Buona Novella tra i giudei di quel tempo, perché alcuni accettavano, altri negavano. Oggi succede la stessa cosa. Molte volte, lì dove la Chiesa si rinnova, l’appello della Buona Novella diventa ‘segno di contraddizione’ e di divisione. Persone che per anni sono vissute comode nella routine della loro vita cristiana, non vogliono lasciarsi scomodare dalle ‘innovazioni’ del Vaticano II. Scomodate dai mutamenti, usano tutta la loro intelligenza per trovare argomenti in difesa delle loro opinioni e per condannare i mutamenti considerandoli contrari a ciò che loro pensano essere la vera fede.

• Matteo 10,37: Chi ama suo padre e sua madre più di me, non è degno di me. Luca riporta questa stessa frase, ma molto più esigente. Dice letteralmente: "Se qualcuno viene a me, e non odia suo padre e sua madre, i suoi figli, i suoi fratelli, le sue sorelle, e perfino la propria vita, costui non può essere mio discepolo” (Lc 14,26). Come combinare questa affermazione di Gesù con quell’altra in cui ordina di osservare il quarto comandamento: amare e onorare il padre e la madre? (Mc 7,10-12; Mt 19,19). Due osservazioni: (a) Il criterio fondamentale su cui Gesù insiste sempre è questo: la Buona Novella di Dio deve essere il valore supremo della nostra vita. Non ci può essere nella vita un valore più grande. (b) La situazione economica e sociale all’epoca di Gesù era tale che le famiglie si vedevano obbligate a rinchiudersi in se stesse. Non avevano più le condizioni per rispettare gli obblighi della convivenza umana comunitaria, come per esempio: la condivisione, l’ospitalità, l’invito a tavola e l’accoglienza degli esclusi. Questa chiusura individualistica, causata dalla situazione nazionale ed internazionale, produceva distorsioni: (i) Rendeva impossibile la vita in comunità; (ii) Limitava il comandamento “onora il padre e la madre” esclusivamente al piccolo nucleo familiare e non più alla grande famiglia della comunità; (iii) Impediva la manifestazione piena della Buona Novella di Dio, perché se Dio è Padre/Madre noi siamo fratelli e sorelle gli uni degli altri. E questa verità deve incontrare la sua espressione nella vita in comunità. Una comunità viva e fraterna è lo specchio del volto di Dio. La convivenza umana senza comunità è uno specchio incrinato che sfigura il volto di Dio. In questo contesto, la richiesta di Gesù: “odiare padre e madre significava che i discepoli e le discepole dovevano superare la chiusura individualistica della piccola famiglia su di sé, ed ampliarla alla dimensione della comunità. Gesù stesso mise in pratica ciò che insegnò agli altri. La sua famiglia voleva chiamarlo a rinchiudersi in se stesso. Quando gli dissero: “Guarda, tua madre ed i tuoi fratelli sono fuori e ti cercano”, lui rispose: “Chi è mia madre, e chi sono i miei fratelli?” . E guardando le persone attorno a lui disse: “Ecco mia madre e i miei fratelli. Chi fa la volontà di Dio, questo è mio fratello, mia sorella e mia madre" (Mc 3,32-35). Allunga la famiglia! Questo era e continua ad essere fino ad oggi per la piccola famiglia l’unico cammino per poter conservare e trasmettere i valori in cui crede.

• Matteo 10,38-39: Le esigenze della missione dei discepoli. In questi due versetti Gesù dà consigli importanti ed esigenti: (a) Prendere la croce e seguire Gesù: Chi non prende la sua croce e non mi segue non è degno di me. Per percepire tutta la portata di questo primo consiglio è bene aver presente la testimonianza di San Paolo: “Quanto a me invece non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo, per mezzo della quale il mondo per me è stato crocifisso, come io per il mondo”. (Gal 6,14). Caricare la croce suppone, fino ad oggi, un taglio radicale con il sistema iniquo in vigore nel mondo. (b) Avere il coraggio di dare la vita: Chi avrà trovato la sua vita, la perderà: e chi avrà perduto la sua vita per causa mia, la troverà.” Si sente realizzato nella vita solo chi è capace di darla totalmente agli altri. Chi invece vuole conservarla, la perde. Questo secondo consiglio conferma l’esperienza umana più profonda: la fonte di vita sta nel dono della vita. Dando si riceve. Se il chicco di grano non muore ..... (Gv 12,24).

• Matteo 10,40: L’identificazione del discepolo con Gesù e con Dio stesso. Questa esperienza così umana della donazione e del dono riceve qui un chiarimento, un approfondimento: “Chi accoglie voi, accoglie me e chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato”. Nel dono totale di sé, il discepolo si identifica con Gesù; lì avviene l’incontro con Dio, e Dio si lascia incontrare da chi lo cerca.

• Matteo 10,41-42: La ricompensa del profeta, del giusto e del discepolo. Il Discorso della Missione termina con una frase sulla ricompensa: Chi accoglie un profeta come profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto come giusto, avrà la ricompensa del giusto. E chi avrà dato anche solo un bicchiere di acqua fresca a uno di questi piccoli, perché è mio discepolo, in verità io vi dico, non perderà la sua ricompensa”. In questa frase la sequenza è molto significativa: il profeta è riconosciuto per la sua missione come mandato da Dio. Il giusto è riconosciuto per il suo comportamento, per il suo modo perfetto di osservare la legge di Dio. Il discepolo è riconosciuto per nessuna qualità o missione speciale, ma semplicemente per la sua condizione sociale di gente piccola. Il Regno non è fatto di cose grandi. E’ come una casa molto grande che si costruisce con mattoni piccoli. Chi disprezza il mattone, difficilmente costruirà la casa. Anche un bicchiere di acqua serve da mattone per la costruzione del Regno.

• Matteo 11,1: La fine del Discorso della Missione. Fine del Discorso della Missione. Quando Gesù ebbe terminato di dare queste istruzioni ai suoi dodici discepoli, partì di là per insegnare e predicare nelle loro città. Ora Gesù parte per mettere in pratica ciò che insegnò. Lo vedremo nei prossimi capitoli 11 e 12 del vangelo di Matteo.

4) Per un confronto personale

• Perdere la vita per guadagnare la vita. Hai avuto qualche esperienza di sentirti ricompensato/a per un atto di donazione o di gratuità agli altri?

• Chi riceve voi, riceve me, e chi riceve me, riceve colui che mi ha mandato. Fermati e pensa ciò che Gesù dice qui: lui e Dio stesso si identificano con te.

5) Preghiera finale

Signore, beato chi abita la tua casa:
sempre canta le tue lodi!
Beato chi trova in te la sua forza

cresce lungo il cammino il suo vigore. (Sal 83)

 

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