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TESTO Commento su Marco 6,7-13

Omelie.org (bambini)  

XV Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (12/07/2009)

Vangelo: Mc 6,7-13 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mc 6,7-13

7Chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due e dava loro potere sugli spiriti impuri. 8E ordinò loro di non prendere per il viaggio nient’altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura; 9ma di calzare sandali e di non portare due tuniche. 10E diceva loro: «Dovunque entriate in una casa, rimanetevi finché non sarete partiti di lì. 11Se in qualche luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero, andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi come testimonianza per loro». 12Ed essi, partiti, proclamarono che la gente si convertisse, 13scacciavano molti demòni, ungevano con olio molti infermi e li guarivano.

Proprio una domenica fa abbiamo parlato di due tipi di stupore: quello che racchiude la meraviglia e quello che invece è pieno di amarezza e si scandalizza.

Nel Vangelo di domenica scorsa lo stupore scandalizzato degli abitanti di Nazareth impediva al Maestro e Signore di compiere i miracoli. Nella seconda lettura di oggi, invece, c’è un canto, un’esplosione di gioia, una benedizione che sgorga da un cuore pieno di stupore di fronte alla bontà di Dio.

Il brano che abbiamo appena ascoltato è tratto dalla lettera dell’Apostolo Paolo agli Efesini, cioè agli abitanti della città di Efeso. È un testo molto antico ed è veramente bellissimo. Non lasciamoci scoraggiare da qualche parola un pochino difficile, da qualche espressione che non conosciamo e tuffiamoci invece nella profondità di questa preghiera che benedice e loda il Padre Buono per il suo progetto d’amore realizzato da Gesù.

Ci sono interi libri che commentano questo inno, ma qui, insieme, non abbiamo la pretesa di studiarlo o analizzarlo: vogliamo invece comprenderlo e farlo entrare nel nostro cuore. Vogliamo che queste antiche parole di San Paolo diventino nostre, per poterle pregare anche noi, con convinzione.

Prima però, vorrei farvi una domanda: vi fa piacere quando ricevete dei complimenti? A me, sinceramente, sì. Di solito a tutti fa piacere. Anche chi è timido, e magari se gli si rivolge un complimento arrossisce, abbassa gli occhi, si sente imbarazzato, però nel cuore è contento. I complimenti ci fanno piacere, sono come una carezza fatta con le parole.

Non sto parlando dei complimenti falsi, poco sinceri, detti solo per ingraziarsi qualcuno oppure per cortesia: quelli sono solo un modo per dare aria ai denti! Mi riferisco ai complimenti autentici, che riconosciamo subito perché si sente la sincerità nella voce di chi ce li rivolge. Quelli sì, che ci fanno contenti. A tutti fa piacere sentirsi apprezzati. È bello che si riconosca il nostro impegno, la nostra capacità, la buona volontà. Siamo contenti quando vengono lodati i risultati che abbiamo raggiunto: se la maestra ha scritto una bella valutazione sulla pagella, ci fa piacere; se l’allenatore ci dice che conta su di noi, ne siamo orgogliosi; se i genitori ci fanno sentire la loro stima, ci fanno capire che si fidano di noi, che sanno quanto valiamo, il nostro cuore trabocca di soddisfazione.

Quando diamo il meglio di noi e sembra che nessuno se ne accorga, che a nessuno importi, ci restiamo un po’ male, no? Quando invece ci sentiamo dire con sincerità: "Bravo! Brava!” è tutta un’altra cosa! La fatica che abbiamo speso, diventa più leggera e rimane solo la soddisfazione finale. Su questo siamo tutti d’accordo, quindi.
Ebbene, avete mai fatto i complimenti a Dio?

È proprio quello che l’apostolo Paolo invita a fare con questa preghiera di lode: ci dice di fare i complimenti a Dio Padre per tutto quello che ha meravigliosamente progettato.

Anche i salmi, molte volte, ci invitano a lodare Dio per l’opera stupenda della creazione e penso che ci venga spontaneo lodare il Signore, quando siamo davanti alla bellezza della natura. Di fronte a un tramonto sul mare oppure davanti a un panorama visto dalla cima di una montagna, ci sgorga spontanea dal cuore la lode a Dio. Ci viene proprio naturale dire: che meraviglia! Che grande sei Dio, ad aver creato tutto questo!

Anche di fronte alle creature viventi ci emozioniamo e riconosciamo l’azione di Dio: pensate alla meraviglia davanti alle ali di una farfalla, al canto di un uccellino, alla stupenda perfezione di un bimbo appena nato! Tutto di noi assapora lo stupore gioioso per quella bellezza e ci nasce dentro la voglia di dire grazie al Signore Dio che sa creare la vita così armoniosa.

Non c’è un’età per provare la meraviglia di fronte alla creazione, davanti a ciò che è bello e vivo. Tutti noi abbiamo il dono di meravigliarci ed è importante conservarlo per tutta la vita, non correre mai il rischio di fare l’abitudine a quanto di grandioso abbiamo intorno.

Ma torniamo alla lettera agli Efesini: se ci facciamo caso, qui non è la bellezza della natura a spingere l’Apostolo Paolo a lodare il Signore Dio. Non si parla di tramonti o paesaggi, ma si parla del progetto di Dio.

Riflettendo e meditando nel silenzio della preghiera, ma anche viaggiando e annunciando ovunque la Bella Notizia, San Paolo ha sentito crescere dentro di sé la meraviglia e lo stupore per il grande progetto d’amore di Dio nei confronti dell’umanità.

San Paolo pensava a questo amore di Dio che è da sempre, che ha creato il mondo e l’universo intero, che ci ha chiamati alla vita, che non si è mai stancato, neppure di fronte a tutti i tradimenti che l’umanità gli ha riservato... L’Apostolo viaggiava e incontrava genti diverse, usi e culture differenti, ma si rendeva conto di come tutti siamo chiamati ad entrare in amicizia con Dio Padre, senza eccezioni, senza classifiche... Chissà quante volte si è fermato a pensare a tutta la storia di amicizia di Dio Padre con l’umanità, partendo da Abramo, poi Isacco, Giacobbe, Giuseppe, Mosé... Un’offerta di amicizia continua, fatta attraverso i profeti, fino a Giovanni Battista... E poi il dono più grande: Gesù, vero Dio fatto uomo.

Gesù, che ci ha testimoniato l’amore fino sulla croce. Gesù che ha perdonato persino chi lo ha messo in croce. Gesù, che con la forza dell’amore ha vinto la morte ed è risorto!

Che progetto stupendo! Che creatività infinita ha dimostrato Dio!

L’apostolo Paolo è rimasto dapprima senza fiato, come noi ora. Poi, insieme alla gioia e alla meraviglia, gli è sgorgata dentro questa preghiera con cui ci invita a renderci conto di quanto il Padre ha progettato e ci chiede di lodarlo tutti insieme, con cuore sincero.

È come se dicesse agli abitanti di Efeso ed a noi: aprite gli occhi, prestate attenzione alla fantasia d’amore con cui Dio Padre conduce la storia! Non pensate che solo la creazione ci mostri l’amore di Dio: il dono più grande è la salvezza che ci ha regalato attraverso Gesù!

Ma lasciamo che sia proprio San Paolo a parlare: “Benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo.”

Paolo Apostolo inizia il suo canto con queste parole appassionate, invitando tutti a benedire Dio: benedire significa proprio dire bene, quindi tutti dicano bene, tutti parlino con parole di lode del nostro Dio che è il padre di Gesù Cristo.

Perché tutti devono benedire Dio? Perché Lui per primo ha ricolmato tutti noi della sua benedizione! La nostra lode, il nostro canto, sono quindi una risposta perché Lui ha riversato su ciascuno di noi tutto il suo amore e la sua benevolenza.

E sentite in che modo: “In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità”. San Paolo trova un modo poetico per dire che questo amore di Dio è da sempre: non solo si manifesta continuamente, ma comincia prima della nostra nascita, addirittura prima che il mondo fosse creato. Da sempre Dio Padre ci ha scelti, ci ha voluti, ci ha amati e si aspetta che noi cresciamo nella santità e nell’amore così da poter stare faccia a faccia con Lui, con la sua stessa dignità.

Veramente incredibile, vero? Ci aspetteremmo che uno immensamente potente, com’è Dio, voglia tenere tutti sottomessi, tutti schiacciati dal suo potere, tutti al di sotto di lui... e invece no! Dio Padre ci offre di stare di fronte a Lui con la stessa dignità di un figlio di fronte al padre. Ci invita a crescere nell’amore per essere come Lui. Non si stanca di sostenerci in questo percorso verso la santità: questo significa essere santi, avere lo stesso cuore di Dio!

Allora, in questi giorni di vacanza, ritagliamoci qualche momento per fare i complimenti a Dio, per lodarlo e benedirlo. Fermiamoci già subito, adesso, un istante in silenzio per far salire dal profondo del cuore il nostro grazie per il suo progetto d’amore che ha pensato da sempre e di cui facciamo parte anche noi. E questa Eucaristia diventi il nostro canto di lode e di benedizione per dire al Padre Nostro quanto è meraviglioso!

Commento a cura di Daniela De Simeis

 

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