TESTO Tempo da non sprecare
I Domenica di Avvento (Anno A) (29/11/1998)
Vangelo: Mt 24,37-44

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «37Come furono i giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio dell’uomo. 38Infatti, come nei giorni che precedettero il diluvio mangiavano e bevevano, prendevano moglie e prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca, 39e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e travolse tutti: così sarà anche la venuta del Figlio dell’uomo. 40Allora due uomini saranno nel campo: uno verrà portato via e l’altro lasciato. 41Due donne macineranno alla mola: una verrà portata via e l’altra lasciata.
42Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. 43Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. 44Perciò anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo».
Tutta la Chiesa oggi, prima domenica di Avvento – annunzierà che inizia la terza tappa di accostamento al Grande Giubileo del 2000.
Ma ancora più credo che tanti, apprendendo dai mezzi di comunicazione, il contenuto della Bolla Pontificia che indice il Giubileo ed i modi per acquistarlo, si saranno certamente interpellati. sull'effettivo significato di questo grande, irrepetibile evento che è il Giubileo.
Difatti questa è da considerarsi una grande 'veglia' o vigilia, che serva a prepararsi degnamente. Non si può infatti andare incontro a fatti che non annunciano alcuna novità: o meglio continuano a dirci cose, che se pure destano meraviglia, scandalo per la loro natura – come l'omicidio del ragazzo di Frosinone – tuttavia non vanno oltre il sipario delle cose troppe volte viste, fino a convincerci che fanno parte della storia dell'uomo.
Il Giubileo vuole cambiare questa convinzione e metterci in condizione di creare 'cose nuove' che nascano da mentalità e comportamenti nuovi: come solo Dio nella sua infinita misericordia sa compiere. Ed è davvero un fatto grande, nuovo, perché cambia la mentalità e quindi le abitudini dell'uomo...Sempre che io, voi, cari amici, tutti riusciamo a capire che forse stiamo interpretando la vita in modo sbagliato: una vita suggerita da modelli inaccettabili, come la sete di ricchezza, di prestigio; la voglia di fare come ci pare e via dicendo, bandendo dal cuore che la sola gioia è quella che viene da una vita vissuta secondo la verità della nostra vita, ossia facendoci condurre per mano dall'Amore di Dio.
Non basta più, credetemi, scandalizzarsi, indignarsi per gli incredibili, disumani crimini che sembrano tanti schizzi di fango non solo sul cielo di questa vita, ma sul cuore di tutti noi.
Così come non bastano più le tante 'tavole rotonde', le 'marce', le 'manifestazioni', 'i disegni di legge', e quanto volete per fermare questo fango che sembra aumenti anziché diminuire. Quante volte anch'io ho dovuto commentare e commento i crimini., a cominciare dalla pedofilia, agli infanticidi, ai massacri della camorra. Ma si ha come l'impressione di dire parole sulla sabbia: anche se sono parole giuste. Non basta più urlare che la fedeltà nei matrimoni è la salvaguardia della insostituibile felicita delle famiglie, che questi matrimoni che sembrano 'una stazione di treni', per il via vai di uomini e donne che si uniscono e si lasciano, indifferenti al dolore dei figli che nessuno riuscirà a cancellare.
Ci vuole un cambio totale di mentalità: un grande responsabile ripensamento di tutta la nostra vita con un solo riferimento, la verità di Dio e quindi della nostra vita che dipende proprio da Lui e avere il coraggio o l'umiltà di accogliere l'AMORE e da Lui farci plasmare.
Oggi è la prima domenica di Avvento. E l'Avvento è l'iniziio della nostra storia e della storia di Dio con noi: una lunga storia, che non avrà mai fine perché ha i confini della eternità. E nello tesso tempo l'Avvento è il tempo della attesa di chi davvero ci 'liberi' dal male: ossia l'attesa dell'incontro dell'uomo con il bene, che è Gesù con noi a Natale.
S. Paolo così scriveva ai Romani, duemila anni fa, e scriverebbe oggi, senza cambiare una virgola del suo scritto: "Fratelli, è oramai tempo di svegliarci dal sonno, perché la nostra salvezza e più vicina ora di quando diventammo credenti.
La notte è avanzata ed il giorno è vicino. Gettiamo via le opere delle tenebre e indossiamo le armi della luce. Comportiamoci onestamente, come in pieno giorno: non in mezzo a gozzoviglie e ubriachezze, non fra impurità e licenze, non in contese e gelosie. Rivestitevi invece del Signore nostro Gesù Cristo e non seguite la carne con i suoi desideri" (Rom.13,11-14)
Poche righe per un programma che non è solo 'la via' per farsi trovare da Dio e quindi entrare finalmente nella luce della vita, ma per impostare un programma da vigilia del Grande Giubileo.
Mi è stato dato di imbattermi giorni fa in un signore, che dal modo di vestire e da tanti altri aspetti, si vedeva appartenere a "quelli che possono". Era solo in una sala e si capiva che quella solitudine era stata scelta, come un rifiuto di un 'mondo' che gli girava attorno ma da cui voleva uscire.
"Accuso il vuoto della mia vita – cominciò a dirmi –. Ho tutto e sono niente. Non mi mancano donne che mi stanno attorno e sento mi 'divorano solo' lasciandomi solo nausea di me stesso. Ho soldi e guardando la miseria che pare la regina del mondo, mi sento come un ladro che ha rubato fino a fare morire di fame...chi può riempire questo cuore vuoto. Mi sento degno di una pattumiera e sono riverito!" La sua tristezza senza fine la si toccava con mano. "C'è come 'rifarsi l'abito del cuore' dissi: amare e farsi amare. Cambia tutto. Un cambiamento che è gettare alle ortiche 'gli abiti del mondo' per farsi rivestire da Gesù nostro Signore".