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TESTO Commento su Gen 27,1.18-19

Casa di Preghiera San Biagio FMA  

Sabato della XIII settimana del Tempo Ordinario (Anno I) (04/07/2009)

Brano biblico: Gen 27,1.18-19 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Dalla parola del giorno

Isacco era vecchio e gli occhi gli si erano così indeboliti che non ci vedeva più. [...] Giacobbe venne dal padre e disse: «Padre mio». Rispose: «Eccomi; chi sei tu figlio mio?». Giacobbe rispose al padre: «Io sono Esaù, il tuo primogenito».

Come vivere questa Parola?

La Parola di Dio ci presenta, quest’oggi, un episodio tutt’altro che edificante. Giacobbe, con la complicità della madre Rebecca, approfitta della cecità del vecchio padre per ingannarlo e così carpire la benedizione riservata al primogenito. A rendere la vicenda ancor più scandalosa è il fatto che protagonista ne è, non un’oscura persona, ma il patriarca a cui faranno capo le dodici tribù di Israele, un personaggio chiave nella storia della salvezza.

La Sacra Scrittura non vuole certo esaltare l’ambiguità, la scaltrezza, il machiavellismo e, comunque, queste pagine sono anch’esse “Parola di Dio”. Bisogna allora scavare in profondità per comprenderne il recondito messaggio.

Con il suo gesto, Giacobbe si rende odioso agli occhi dei suoi stessi familiari, tanto che è costretto a fuggire. Ciò nonostante, Dio gli riconfermerà le promesse fatte ad Abramo.

Due elementi saltano subito agli occhi: l’uomo è meschino, infedele, ma Dio resta fedele alla sua Parola; l’uomo appare in tutta la sua inadeguatezza, ma Dio continua a dargli fiducia e a coinvolgerlo da protagonista nel suo disegno di salvezza, volgendo in positivo gli stessi errori. Il male resta male, ma l’onnipotente misericordia di Dio fa fiorire ninfee sulla palude del peccato.

Come non guardare con occhi positivi anche la storia dei nostri giorni? Quante iniziative di bene sono state promosse proprio dalla considerazione dell’affermarsi di realtà decisamente negative? Anche la nostra storia è storia di salvezza, cioè storia in cui Dio opera e “tutto concorre al bene di coloro che Dio ama”, di quel “mondo” per cui non ha esitato a consegnare suo Figlio.

Oggi, nella mia pausa contemplativa, farò passare dinanzi ai miei occhi le persone con cui vivo e di cui, di conseguenza, meglio conosco i difetti e i limiti. So andare oltre, conservando loro tutta la mia fiducia? So promuoverli affidando loro compiti responsabilità? Alla luce della Parola, rivedrò il mio comportamento.

Grazie, mio Dio, perché ogni mattino mi riconfermi la tua fiducia e mi rilanci sulle vie della carità, e ogni sera mi riaccogli nel tuo abbraccio misericordioso che mi rinnova.

Le parole di un testimone

Dio ci ama nella misura in cui abbiamo bisogno di lui. Ci ama a causa della nostra sofferenza, della nostra povertà, della nostra fame e sete di lui, della nostra ansia del meglio.
P. Monier

 

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